Interessante l'intervista all'architetto Vezzosi, e dovrebbe seriamente far riflettere...
MV
da il Tirreno del 07/11/08
Serve più commercio ma di qualità
L’architetto Vezzosi: «E’ la vivacità che promuove le aree storiche»
PRATO. Ma davvero il centro storico di Prato è così poco attraente e privo di servizi così come viene descritto dai commercianti?
«Brutto non lo è mai stato e non lo diventerà adesso. Resta un oggetto profondamente sconosciuto e che continua a soprendere chi lo visita». Roberto Vezzosi, architetto e urbanista, in questi ultimi anni si è confrontato con i piani regolatori di Poggio a Caiano, Vernio, Montepulciamo, Montalcino, Torrita Senese e Asciano. «Realta molto diverse tra loro - spiega - ma i cui centri storici sono in difficoltà come accade in gran parte d’Italia».
Da tecnico, cosa occorre perché un centro storico ottenga la sufficienza?
«Deve avere una caratteristica: la vivacità che si ottiene attraverso due strade: il mantenimento degli esercizi pubblici, dei negozi e dei servizi e l’attenzione alla qualità ambientale e quindi all’arredo urbano e agli standard urbanistici quali in verde. E’ quando viene meno la qualità che il centro storico viene messo in discussione».
E Prato è successo?
«A Prato non è successo nulla che non sia accaduto nella maggioranza degli altri centri storici. Con una particolarità: che risente delle dinamiche di un’area metropolitana che è la più grande del centro Italia. Per capirci: in una zona che ha 650mila abitanti e che va da Firenze fino oltre Prato, la zona baricentrica è l’Osmannoro dove, non a caso, sono stati realizzati i Gigli. Che hanno potere di attrarre clienti da Prato come da Firenze».
Lei vive in centro?
«Sì».
Si trova male?
«No. Ma è vero che soffre di difetti fondamentali».
Quali?
«Ha bisogno di più qualità e di recuperare quelle zone che, nonostante siano centrali, diventano marginali perché non curate e che sono poi quelle nelle quali si insediano le attività etniche o la fascia meno abbiente della società. Per recuperarle c’è bisogno che la vita scorra tutto il giorno e che chi ci abita si metta nell’ordine di idee di rinunciare, probabilmente, a un piccola fetta di tranquillità, in cambio di una grande qualità ambientale».
Secondo lei aprire il centro alle auto o allargare l’area nella quale possono transitare può essere utile al commercio o alla vitalità del centro?
«Assolutamente no. Basta guardare cose è successo in via Santa Margherita dove le auto continuano a transitare».
Cosa sarebbe necessario fare, allora?
«Nulla, i divieti ci sono già e sono sufficienti. Forse bisognerebbe farli rispettare».
Sul fronte del commercio ha qualche idea?
«Aprire il più possibile alle nuove iniziative. Non è il proibizionismo o alzare muri alti che può favorire il commercio. Al contrario c’è bisogno di aprire la strada alle nuove attività ma con una serie di criteri che ne garantiscano la qualità. E certamente sarebbe anche utile agevolare quegli esercizi che intedessero mettere tavolini all’esterno ma anche attrezzare le piazze con panchine per tornare a viverle, una cosa che i pratesi non fanno più».
Oggi nelle piazze ci sono gli immigrati.
«Certo perché sono diventate il loro punto di ritrovo. Le vivono per quello che dovrebbe essere: punti di incontro e scambio. Credo che sia necessario cominciare a pensare che non tutto ciò che è diverso allude al degrado e che quella multietnica è una dimensione necessaria delle società attuali».
Oltre il commercio e i servizi c’è qualche altra inziativa che giudica utile a rivitalizzare il centro storico?
«Uno sforzo ulteriore sulle politiche culturali».
Cristina Orsini
TANTI INTERESSI PRIVATI NON FANNO UNA CITTA'!
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venerdì 7 novembre 2008
Prato. Il centro storico va vissuto... e fatto vivere...
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