Insomma, niente di nuovo...
Unico, piccolissimo particolare: vero che Giacomelli negli ultimi anni non ha avuto reponsabilità nell'amministrazione, ma è un parlamentare, e dal 1999 al 2004 è stato vicesindaco... Quindi, più che del Partito, buona parte della responsabilità dovrebbe prendersela lui in prima persona, insieme ovviamente a tanti altri.
Eppure è sempre lì a pontificare...
MV
da il Tirreno del 09/11/08
Summit Pd, Giacomelli spariglia
Attacca Martini e critica l’amministrazione cittadina
Al governatore rimprovera i giudizi su primarie legge elettorale, servizi pubblici e immigrazione
E quindi chiede e ha bisogno di uno sforzo maggiore di verità. Il punto - secondo Giacomelli - è tutto lì. Per le tante cose che non vanno, per il distacco della politica dal comune sentire: «Dobbiamo partire dai noi stessi e dire la verità. Ammettere che la cose accadute abbiamo contribuito e determinarle». Esempi tanti. A partire dalle legge elettorale attuale «che siamo tutti impegnati a cambiare - ha sottolineato Giacomelli - ma che non ci siamo accorti, a suo tempo, che incideva nel rapporto coi cittadini». «Prato - ha spiegato il deputato - ha una crisi economica forte e soffre di un’ondata migratoria che mette a rischio la sua identità. Ma c’è anche una difficoltà che parla a noi Partito democratico, che interroga noi che non siamo un club di commentatori ma i responsabili del governo di questa città». Era stato Cludio Martini a parlare di necessità di politiche di inclusione sul fronte dell’immigrazione, del rischio della ghetizzazione. «Giusto il valore fondante dell’accoglianza - è stata la risposta del deputato pratese - Ma dobbiamo anche dire che l’integrazione, in situazione come quelle pratese, viene declinata anche in modi diversi che nulla hanno a che vedere con il razzismo. L’integrazione c’è - ha proseguito - se la politica governa il fenomeno e quando non si lascia tutto il peso dei problemi sulle spalle della città». E ancora. Il governatore aveva giudicato i servizi pubblici «una palla al piede dello sviluppo toscano». Risposta di Giacomelli: «Non ho visto un ruolo più attivo di regia di quello dei livelli provinciali». Esempio: «Asm e Consiag si sono organizzati. Hanno messo in piedi progetti che per la prima volta superano dimensioni locali e hanno iniziato la costruzione di soggetti più ampi in grado di portare valore aggiunto agli enti e questo non sta col giudizio che sono una palla al piede». Poi la fase politica attuale che impegna l’establishment pratese nell’individuazione non facile dei successori di sindaco e presidente della Provincia. Martini ha parlato di primarie che devono essere fatte per scegliere e non per la volontà di candidarsi. Giacomelli: «Le primarie devono essere uno strumento che non deve supplire al ruolo della classe dirigente nè devono servire a risolvere le sofferenze interne al partito». Altrimenti - ha detto - rischiano di essere qualcosa che allontana ancora di più la gente. «Le primarie - ha aggiunto - devono tornare essere un meccanismo che aiuta la partecipazione ma su un progetto condiviso». Forte il messaggio che punta al cambiamento: «Che deve partire da domani - ha concluso Giacomelli - presentandoci all’esterno con quattro, cinque proposte concrete per amministrare questa città. Per dare un riflesso inedito del partito e la certeza che rappresentiamo una poltica che cambia direzione».
C.O.
da La Nazione del 09/11/08
Martini: «Non mi ricandiderò» Giacomelli sollecita l’autocritica
di ANNA BELTRAME
E’ STATO il giorno di due pratesi ieri alla conferenza programmatica del Pd toscano al Metastasio. Di Claudio Martini, che ha detto ufficialmente che non si ricandiderà nel 2010 per far spazio ai giovani, e del deputato Antonello Giacomelli, che al governatore ha riservato frecciate polemiche, sollecitando una generale autocritica al partito, «perché se le cose vanno male non si può dare solo colpa al destino, ma ci si deve assumere anche le nostre responsabilità e cercare risposte ai problemi, altrimenti si rischia che le elezioni non siano più scontate, a cominciare da Prato». Concetti questi, che anche Alessandro Cosimi, il sindaco di Livorno, aveva espresso poco prima di lui e che l’ex ministro Bersani aveva in qualche modo anticipato venerdì sera. «La gente non chiede miracoli, ma che tu capisca dove sono i problemi. Il consenso si deve investire, se non si rischia va via», aveva detto fra gli applausi.
DI RESPIRO «vasto» l’intervento di Martini, che ieri ha citato Obama sei volte in mezz’ora. «Questo secondo me è il tempo del populismo — ha esordito —, delle paure sollecitate ad arte e dell’individualismo. Il populismo si ammanta di modernità, in realtà prospera nella conservazione, anche dei privilegi e delle corporazioni. Il populismo è corrompimento dello spirito civico. La destra prima fa i condoni, poi si erge a paladina del rigore, magari imponendo i grembiuli. Ma il populismo è contagioso e anche la sinistra non ne è immune. Ad esempio quando si usano le primarie non per il diritto di scegliere, ma per quello di candidarsi; quando la visibilità personale diventa valore in sé».
LA RICETTA di Martini contro il populismo è la «buona politica». Più in concreto? «Ci vuole maggiore idealità nelle cose che facciamo — ha detto —: libertà, democrazia, giustizia, merito e solidarietà sono valori che devono diventare più evidenti. E poi serve competenza, sapere di cosa di parla. Ma quello che serve è pure una modernizzazione reale che passa anche dal rinnovamento della classe dirigente, che deve essere ringiovanita». Ha così annunciato che non si ricandiderà, augurandosi che il rinnovamento coinvolga anche tante Province e Comuni. Poi un passaggio molto pratese. «L’immigrazione soprattutto qui sarà uno dei temi fondamentali del confronto politico — ha aggiunto —. Dobbiamo lavorare per un’inclusione vera, che non accetta quartieri ghetto. E Prato non può essere lasciata sola su questo». E un altro, sui servizi pubblici come gas, acqua e rifiuti, che in platea ha creato mugugni, non solo pratesi: «L’attuale sistema non va bene, è anzi una palla al piede per lo sviluppo: una riaggregazione è indispensabile».
IL DEPUTATO è invece partito da Prato. «Qui si scaricano nel modo più acuto in Toscana due grandi problemi — ha esordito —: il lavoro e l’immigrazione. Ma le difficoltà che ha oggi Prato potrebbero diventare anche quelle di altri. Noi però non siamo un club di commentatori su fatti esterni, noi abbiamo responsabilità di governo». Poi il primo affondo su Martini: «Mi dispiace che, oltre che di populismo, non abbia parlato del Pil toscano in calo da 5 anni. Le cose non accadono solo per colpa del destino, dobbiamo pensare anche alle nostre responsabilità. Se si immagina che le difficoltà nascano solo da altri e che noi abbiamo fatto tutto bene, si rischia di acuire ulteriormente la crisi col nostro elettorato».
HA FATTO vari esempi, Giacomelli. Gli immigrati: «L’integrazione è un valore, ma non ci si può limitare a dirlo, la politica deve anche organizzarla». I servizi pubblici: «Martini ha detto che sono una palla al piede per lo sviluppo, che serve una riaggregazione. Io avrei immaginato un ruolo di regia di livello superiore a quello provinciale... E come si concilia il concetto di ‘palla al piede’ con chi ha sopperito in modo autonomo alla mancanza di regia, unendosi come Prato, Siena e Arezzo, e cercando alleanze anche fuori regione per valorizzare il proprio ruolo?» I rifiuti: «Se ci limitiamo solo a scrivere sui programmi che gli impianti si devono fare, l’emergenza arriverà anche qui». La mobilità fra Prato, Firenze e Pistoia: «Governiamo dappertutto: non possiamo solo dire che faremo le cose, perché la gente giustamente si chiede come mai non le abbiamo ancora fatte». La sua conclusione è stata un monito: «Non fermiamoci al confronto di questi giorni, delineiamo quattro o cinque priorità e facciamo passi concreti perché si vedano. Si dice che la Toscana è rossa, secondo me è invece una regione in cui niente è più scontato. Al Pd serve uno sforzo nuovo».
PRIMARIE: Giacomelli ieri è stato molto chiaro: «Si affida a uno strumento la fatica di una sintesi politica, ma c’è il rischio di allontanarci dall’elettorato se l’interesse, anche sui giornali, diventa su chi sta con chi e non sui problemi. Le primarie devono essere un meccanismo che aiuta la partecipazione su scelte chiare, su un progetto e non sulle simpatie delle persone».
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