TANTI INTERESSI PRIVATI NON FANNO UNA CITTA'!

La mer, la fin...

venerdì 7 novembre 2008

Prato. Via Magnolfi: visioni diverse?

Non c'è che dire... decisamente visioni diverse...
MV

da il Tirreno del 07/11/08
Strade e piazze più curate e accoglienti

Il titolare di Chocolat: «Non è emergenza ma si può fare di più»
PRATO. E’ uno dei bar-cioccolaterie migliori della città. E, pur essendo non in uno dei luoghi più tranquilli del centro storico, non grida all’allarme. Semmai a un po’ più di attenzione con più impegno nei controlli, per combattere la microcriminalità, sia nel miglioramento delle vie del centro. Massimo Bettazzi è il suo Chocolat, in via Magnolfi, sono ormai un simbolo per una pausa rilassante e per fare quattro chiacchiere. E, sentito sull’argomento, nel clima infuocato del dibattito sul centro storico di trasferirsi non ci pensa neppure e fornisce una lettura soft, non sbracata, della situazione pur riconoscendo che «si potrebbe fare di più».
«Dal punto di vista della criminalità - commenta Bettazzi - ho la sensazione che la situazione sia migliorata rispetto ai primi mesi dell’anno. Dopo la rissa che ci fu nella zona e le misure prese credo di poter dire che va un po’ meglio».
Questo però non significa che il centro storico di Prato sia da medaglia. «C’è meno gente in giro e meno soldi da spendere e, il fatto, che in centro ci siano continui scippi, non tranquillizza i pratesi e non li invoglia a venire a fare una passeggiata».
E allora come fare per restituire il centro ai suoi abitanti? «Credo che accanto a più controlli - sottolinea Bettazzi - serva un intervento di tipo estetico. Non basta rifare un palazzo in piazza Duomo: è necessario intervenire anche sulle vie limitrofe e rendere tutto più fruibile. Penso ai centri di città francesi, o a Verona per rimanere in Italia, dove fioriere, panchine, tavolini, rendono l’ambiente più accogliente». «Dovremmo - conclude - metterci a tavolino. Sapere quanti soldi ci sono e cominciare a programmare interventi».

da la Nazione del 07/11/08
Via Magnolfi, tutti con Chechi «Da anni nessuno ci ascolta»

I commercianti protestano. Via Cironi, vertice in questura
CHECHI SE NE VA, i residenti di via Pier Cironi lo farebbero volentieri, anche se adesso sono stati convocati dal questore, ed i commercianti di via Magnolfi, con poche eccezioni, ormai si sentono dei sopravvissuti. Massimo Bianchi, ad esempio, ha un negozio di abbigliamento proprio davanti alla pizzeria nigeriana finita più volte sotto accusa per gli schiamazzi e la frequentazione. Lavora in centro da una vita e in quella vita il momento attuale è forse il peggiore, «con un centro storico che ha toccato il punto più basso di sempre». Lo pensa, pare, anche chi viene da fuori, da Pistoia piuttosto che da Lucca per non parlare dei fiorentini: «Chi arriva alla stazione del Serraglio e cammina verso il centro purtroppo resta a bocca aperta — continua Bianchi — Tanti mi dicono: ‘Sarebbe bella, Prato, ma com’è ridotta...’. Purtroppo hanno ragione, come ha ragione Chechi. Qui si vive e si lavora in mezzo allo sporco, allo spaccio, al degrado e i controlli non sono assolutamente sufficienti. Eppure ci abbiamo provato, abbiamo scritto lettere, fatto petizioni, protestato. Non è servito a nulla. Prato non è la sola città italiana con tanti immigrati, solo che qui il fenomeno nessuno l’ha governato, nessuno si è dimostrato in grado di saperlo gestire».

E COSÌ ANCHE i campioni, i simboli, se ne vanno. Francesca Forte, che ha il negozio di alimentari quasi di fianco a quello di Bianchi, perderà anche un cliente: «Mio marito mi ha raccontato dello sfogo di Jury, ha ragione — dice senza pensarci un attimo — A me dispiace anche perché non lo vedrò più, mentre ora viene a comprare la pasta. Ha detto la verità, qui la situazione è molto difficile. Domenica scorsa, ad esempio, ho trovato una bicicletta legata con una grossa catena alla maniglia della porta d’ingresso del negozio. Non potevo entrare. Per fortuna poco dopo è arrivato il proprietario, tutto barcollante. Prima ho protestato, poi mi sono messa quasi a ridere, tanto non si muove nulla».
Un lietmotiv che ritorna nelle parole dei colleghi: la colpa più grave è quella di essere arrivati a questo punto. Lo pensa anche Roberta Nutini del negozio di piccoli elettrodomestici non lontano dalla pizzeria nigeriana: «Siamo qui da 40 anni ma non so quanto resisteremo ancora, perché ormai è tardi per rimediare — ammette sconsolata — A noi due ubriachi hanno rotto la vetrina e diversi oggetti. Per riparare tutto abbiamo speso 6mila euro di tasca nostra e non è possibile recuperare nulla. Uno dei due responsabili non è stato mai trovato, l’altro invece è stato individuato ma risulta nullatenente. Persino l’avvocato ci ha consigliato di lasciar perdere. Eppure queste persone per vivere dovranno pure fare qualcosa, o no?». Ai titolari della gelateria in cima a via Magnolfi è capitato di vedere anche drogati infilarsi la siringa nel braccio e poi camminare per la strada: «Girano l’angolo e si bucano, in pieno giorno — racconta Riccardo Carli — Lo spaccio di droga è la regola: abbiamo chiamato il 113 così tante volte che ormai abbiamo l’abbonamento». Le uniche contente sono le titolari della libreria che ha aperto circa un anno fa: «Per il momento non abbiamo avuto problemi — sottolineano Simona Cantini e Barbara Fiaschi — Per noi aprire in via Magnolfi è stata una scelta azzeccata».

CONTINUANO ad essere in trincea, invece, i residenti di via Pier Cironi, già contattati dal ministero dell’Interno dopo l’ennesimo esposto inviato sia a Roma che al prefetto. Ha fatto effetto anche una lettera spedita al questore Domenico Savi, che si è dimostrato molto sensibile ai problemi denunciati dai cittadini convocando un vertice in questura al quale parteciperanno anche i firmatari delle mille petizioni sottoscritte nella zona. L’incontro è fissato per i prossimi giorni e servirà a fare il punto della situazione cercando magari di individuare possibili soluzioni alle continue risse, alle liti, allo spaccio e alla presenza di balordi nella strada. Il tentativo è quello di arrivare ad un piano d’azione concordato, anche col Comune che parteciperà al vertice, per farsi trovare preparati se davvero il ministro Maroni dovesse arrivare a Prato entro la fine di novembre.
Leonardo Biagiotti

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