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da il Tirreno del 07/11/08
Associazioni dei negozianti E’ rottura
PRATO. E’ polemica tra le associazioni di rappresentanza dei commercianti dopo la presa di posizione del presidente di Confesercenti Alessandro Giacomelli sulla crisi del centro storico. «Credo che le aziende abbiano sopportato anche troppo i ritardi inconcepibili e le scelte risultate inefficaci», tuona in risposta il presidente dell’Unione commercianti di Prato Giuseppe Nardini. E anche dal presidente del del Centro storico dell’Unione commercianti, Gabriele Tani, la risposta è pressoché identica.
«Le imprese - continua Nardini - hanno sempre fatto la loro parte continuando ad investire e non ottenendo in cambio ascolto e soluzioni. Nessuno vuole disegnare una città terremotata, specialmente in un periodo importante come quello natalizio. Ma non vorremmo che le buone intenzioni dovessero venire solo dalle aziende che mi sembra fino ad ora abbiano dato veramente un grande esempio».
«La invito a ripensare la vostra posizione - interviene invece Tani - in quanto l’attacco critico alle nostre motivazioni è demagogico e sbilanciato più alla salvaguardia di interessi di palazzo che alla realtà delle cose. Le nostre motivazioni arrivano dal basso e niente hanno a che spartire con posizioni innaturali verso un’amministrazione che è artefice di tale sfacelo». «Comprendo - aggiunge - la sua resistenza, ma non denunciare la realtà delle cose e diffondere una falsa immagine non ci pare onesto, sia nei confronti dei nostri associati che cercano tutti i giorni di capire perché devono lavorare in queste condizioni e verso quei cittadini, clienti, che tutti i giorni ci invocano di fare qualcosa di concreto per riportare il centro ad una normalità vivibile».
da la Nazione del 07/11/08
Centro e richieste al Comune
I commercianti si spaccano
Unione contro Confesercenti: «Tutela il palazzo»
NONOSTANTE i tentativi di parlare con una sola voce, ormai fra Unione commercianti e Confesercenti c’è una spaccatura netta sui problemi della categoria. Netta e condita di polemiche. Basta leggere le due lettere aperte che il presidente dell’Unione Giuseppe Nardini e il presidente dell’associazione centro storico, Gabriele Tani, hanno scritto al leader di Confesercenti Alessandro Giacomelli dopo che lo stesso Giacomelli, ieri, ha invitati i negozianti a «non piangersi addosso», un invito arrivato a sua volta all’indomani dell’allarme dell’Unione sulla possibile chiusura di negozi storici in centro.
«PENSAVO CHE i problemi che strozzano il cuore della città e che l’Unione commercianti da anni sottopone continuamente all’amministrazione — scrive Nardini — trovassero una degna sponda anche nell’altra associazione del commercio e in particolare nella voce del suo presidente che, invece, pensa che detassare le tredicesime o tagliare il costo dei servizi (accorgimenti anche questi importanti) possano essere risposte adeguate ed urgenti alla situazione attuale». Poi la stoccata: «Quanto al non piangersi addosso, credo che le aziende abbiano sopportato anche troppo i ritardi inconcepibili e le scelte risultate inefficaci. Le imprese hanno sempre fatto la loro parte dando un grande esempio e continuando ad investire, ma non ottenendo in cambio ascolto e soluzioni».
ANCHE A TANI non è piaciuta l’uscita di Giacomelli e lo si capisce fin dalle prime righe della lettera indirizzata al leader di Confesercenti («Mi riguarderò dal ricordarle i compiti di una rappresentanza sindacale»), soprattutto perché la posizione dei colleghi rischia di minare l’unità della categoria: «Cerchiamo di mantenere in piedi il rapporto che è cresciuto in questi anni sulla base degli interessi dei commercianti e avremo delle possibilità concrete per un cambiamento — scrive lo stesso Tani — mentre la mancata unità è come mettere la testa sulla ghigliottina. Bisogna lasciare al teatrino della politica i giochini di palazzo, non reggono più, ma la gente non è scema, è arrabbiata».
Tani invita Giacomelli «a ripensare la sua posizione perché l’attacco critico alle motivazioni dell’Unione è demagogico e sbilanciato più verso la salvaguardia di interessi di palazzo che verso la realtà». E ancora: «Le nostre motivazioni arrivano dal basso, non denunciare la realtà delle cose e diffondere una falsa immagine non ci pare onesto. I commercianti sono ottimisti per natura, non piagnucoloni né vittimisti e lo si vede da come lottano».
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