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La mer, la fin...

giovedì 26 febbraio 2009

Costruire l'alternativa. "Transition Town": l'esperienza lucchese

dal sito Terranauta.it

Lucca in transizione: il cambiamento in atto

Continua il nostro viaggio nelle città in transizione italiane. Questa è la volta di Lucca. Abbiamo intervistato Patrizia Pappalardo, fondatrice dell'associazione Transition Italia e del gruppo guida di Lucca in transizione.


di Daniel Tarozzi

E così anche Lucca è entrata in transizione. E quindi? Che accade? “Lucca è da tempo in transizione per quanto riguarda le molteplici attività sul territorio di movimenti e associazioni per costruire uno stile di vita equo e solidale.
Partendo da alcune iniziative e collaborazioni con queste realtà è nato un gruppo guida con cui stiamo avviando delle iniziative mirate a costruire i presupposti per una città in transizione.
Nelle metodologie e nei principi del movimento delle transition towns ho trovato una chiave di lettura che lo distingueva da tutte le cose a cui partecipo. In particolare, non porsi con una verità in tasca, con un'ideologia da imporre, ma come un elemento aggregante che sappia trovare e valorizzare le realtà presenti nel territorio, recuperare le competenze e costruire insieme - con sistemi di attivazione partecipativa - dei progetti, sono gli aspetti che mi hanno portato a credere e impegnarmi in questo percorso.
Stiamo organizzando alcuni incontri informativi per sviluppare le iniziative sul territorio sia con la visione di film che con convegni (in programma fra marzo e aprile ci sono gli incontri con Ellen Bermann, Ugo Bardi e Maria Luisa Bisognin).
Nel breve periodo stiamo organizzando dei progetti di produzione collettiva di energia, un rete per una banca del tempo, dei corsi di permacultura e la diffusione dello SCEC partendo dall’introduzione di questo metodo come scambio con i produttori dei gruppi di acquisto sul nostro territorio.

Quando e come nasce la vostra iniziativa e che tipo di risposte sta avendo? “Dalla presentazione di Ellen Bermann a giugno 2008 a Gambettola in occasione del convegno organizzato dal movimento Decrescita Felice “Una alternativa in pratica”, mi sono informata sul movimento delle Transition Towns, ho così partecipato al primo incontro ad Alcatraz e a quello di formazione con Naresh e Sophie a Monteveglio con l’obiettivo di avviare un progetto di transizione a Lucca.
Da qualche anno opero in vari ambiti e movimenti per avviare dei processi di cambiamento e questo delle città di transizione mi è apparso da subito una soluzione per dare concretezza a molte cose di cui mi sto occupando insieme ad altre persone qui a Lucca.
Con alcune di queste persone l'iniziativa è formalmente nata da circa un mese e mezzo, non è ancora trascorso abbastanza tempo per poter dare una valutazione, ma il gruppo sta crescendo così come i contatti di collaborazione con altre realtà locali”.

Quali dei principi delle transition town intendete mettere in pratica in particolare? “L'importanza delle relazioni, lavorare con e non contro, creare la consapevolezza, costruire i progetti con iniziative dal basso con il contributo delle collettività, in modo partecipato e democratico, valorizzare i saperi e i mestieri e poi lasciare andare la transizione dove vuole andare...”

Quali non vi interessano? “Non ci interessano in particolare nella fase iniziale preoccuparci delle relazioni con le istituzioni perché riteniamo che debba prima esserci un diffuso coinvolgimento delle persone”.

Quali obiettivi pensate di poter raggiungere nel breve tempo? “Stiamo lavorando per costruire una rete fra le persone, le conoscenze e le esigenze, una sorta di scambio di competenze in una concezione di reciprocità, slegata dal concetto merceologico dello scambio, una banca dei saperi e dello scambio”.

Non temete che dire che Lucca sia una città in transizione sia un’affermazione avventata? Secondo voi la maggioranza della popolazione vi seguirà? “Lucca non è un piccolo borgo; conta, in base ai dati del dicembre 2008, 88.592 abitanti. Dire Lucca in transizione, quindi, significa iniziare a costruire con piccoli gruppi di persone delle iniziative che possano con il tempo diffondersi in una significativa parte della città...questo è l'obiettivo, per ora non lo vedo certo a breve termine”.

In che modo intendete divulgare i vostri progetti? “Con iniziative di informazione come stiamo facendo per esempio con la visione di film sulla tematica dei cambiamenti climatici, del picco del petrolio, con l'organizzazione di convegni, con attività e laboratori per il recupero e la diffusione dei mestieri, con la realizzazione di orti comuni”.

A livello di autoproduzione e di indipendenza dal petrolio, come intendete muovervi? “Stiamo pensando a progetti di produzione collettiva di energia, stiamo avviando delle collaborazioni con i gruppi di autoproduzione di pannelli solari, nell'ambito delle attività dei gruppi di acquisto solidale organizziamo delle giornate di autoproduzione come il pane e le conserve, per fare qualche esempio”.

In che rapporto siete con le altre città in transizione italiane? “Siamo sempre in contatto grazie agli strumenti che attraverso la rete internet abbiamo a disposizione, quindi ci confrontiamo su obiettivi e percorsi e ci incontriamo in occasione di approfondimenti come il corso ad aprile sull'Open space technology, una delle metodologie adottate dal movimento per facilitare il confronto fra le persone ed elaborare in modo efficace durante degli incontri idee e progetti”.

Come intendete applicare la transizione interiore? “Iniziamo con il recupero di momenti di convivialità, facendo delle cose insieme anche semplici come il pane, o un orto per esempio... Cerchiamo di ricostruire relazioni fra le persone basate sulla condivisione e la solidarietà; penso che possa essere un modo per iniziare ad applicare una transizione interiore verso un mondo di equo scambio e dono, di conoscenza condivisa”.
E tu in particolare?
“Io ho cominciato da qualche anno creando una personale consapevolezza del mio modo di vivere, quindi partendo dalla ricerca dell'informazione non istituzionale, confrontandomi molto con le persone, con quello che accade nel mondo, cercando nelle mie azioni quotidiane di modificare i miei comportamenti con una maggiore attenzione ai consumi e al riuso dei materiali. Ho ricostruito con il tempo un'autostima che mi porta a non delegare all'esterno i cambiamenti che desidero per un mondo più equo e che abbia come principi la solidarietà e il rispetto dei beni comuni; mi impegno giorno dopo giorno a costruirlo insieme alle persone che mi circondano”.

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