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La mer, la fin...

martedì 24 febbraio 2009

Prato. Economia: i giovani credono nel tessile (?)

Ad ogni pié sospinto, negli articoli che parlano del distretto e del tessile si rammentanto ogni volta le "idee nuove".
C'è sempre bisogno di "idee nuove"... E quali sono queste "idee nuove"? Innovare, internazionalizzare, offrire più servizi.
Però! Idee nuovissime! Non le avevamo mai sentite prima d'ora. Un vero peccato che nessuna di queste idee possa garantire di per se la sopravvivenza di un tessuto industriale costruito e sviluppatosi nell'era del lavoro di massa, nelle lavorazioni a basso valore aggiunto, dove la cosiddetta "globalizzazione" era parola pressoché sconosciuta.
Ed oggi, di fronte ad una crisi globale, non hanno tanta migliore fortuna le economie che hanno puntato tutto sui servizi (vedi ad esempio la Gran Bretagna, ma anche l'Irlanda): certo, in qualche caso la deindustrializzazione è stata attraversatata prima, in tempi diversi e comunque con costi sociali altissimi.
Insomma, le "idee nuove" - ci vien da dire quando ce ne saranno - potranno "salvare" solo una parte del distretto, e della produzione tessile, che a tutt'oggi stenta a trovare la strada per ripensarsi all'interno di un contesto più ampio.
Perché continuare a pensare che il futuro dell'intera Prato possa continuare a reggersi sul tessile non è nemmeno follia, di per se creativa, ma cecità: ripensare il tessile vuol dire ripensare Prato.
Magari doveva essere fatto prima...

MV

da la Nazione del 24/02/09
«Idee nuove salveranno Prato»
Gaia e Matteo Gualtieri (Colle): «Tanti giovani imprenditori credono nel tessile»
di ROBERTO DAVIDE PAPINI
«IL RAPPORTO con il tessile? È un po’ come il matrimonio, ci sono i momenti belli e i momenti più difficili. un imprenditore deve risposarsi tutti i giorni con la sua azienda». La visione romantica di Gaia Gualtieri (29 anni), una delle giovani promesse dell’imprenditoria è il simbolo del fatto che la Prato del futuro ci crede, nella crisi e nonostante la crisi. Insieme al fratello Matteo, Gaia Gualtieri è tra i dirigenti del Gruppo Colle di Cantagallo, una realtà all’avanguardia a livello internazionale nel settore della tintura delle fibre tessili: tre divisioni, 120 addetti, un fatturato annuo tra i 16 e i 17 milioni di euro. Uno dei titolari è proprio Roberto Gualtieri, padre di Gaia e Matteo. Tra i due fratelli, legatissimi, c’è una divisione di compiti: lei si occupa più dell’aspetto commerciale, della sicurezza e dell’immagine dell’azienda; lui è più impegnato nel campo produttivo e dell’innovazione. Entrambi fanno parte del Gruppo giovani imprenditori della Uip e, comunque, credono con forza nel futuro del tessile pratese. «Non siamo i soli — dice Gaia — c’è una generazione di giovani preparati, che hanno studiato e hanno idee nuove ed energie da mettere nel tessile. Ci crediamo e, d’altronde, se un imprenditore non ha fiducia chi deve averla?».

OVVIAMENTE, però, ci sono i problemi, c’è la crisi pesante, drammatica. Il peggior momento, forse nella storia del distretto. Come se ne esce? «Bisogna cambiare il modo di fare impresa, innovare, intenazionalizzare, offrire più servizi», risponde Matteo. secondo Gaia questo momento può offrire anche opportunità importanti: «Credo che per i giovani, in una fase come questa possa essere più facile inserirsi all’interno di un contesto dove tutto e tutti si rimettono in discussione e quindi trovare spazio è meno difficile».

«LA VIA da seguire —continua Matteo — è quella della ricerca, del rinnovarsi continuamente senza restare fermi su un vecchio modello di fare impresa». Per Gaia, in fondo, la salvezza del distretto passa attraverso la capacità di non dare nulla per scontato: «Solo se saremo capaci di mettere tutto in discussione il distretto tessile può avere un futuro, la sua salvezza passa di qui e in questo senso c’è bisogno di una ventata di idee nuove». Idee che arrivano da una generazione che ha un grande debito di riconoscenza verso i padri e i nonni che hanno realizzato la prosperità del distretto, ma che ha anche un valore aggiunto in più da portare. «Credo che rispetto ai nostri genitori e nonni noi abbiamo avuto la fortuna di studiare e viaggiare di più vedere più cose, arricchirci di idee e stimoli», dice Gaia. Idee e stimoli che, magari, all’interno del distretto possono risultare a volte, un po’ osteggiati.. «Sì, potremmo dire che certe volte il distretto ci va stretto», scherza Gaia. Per loro è particolarmente importante lavorare in un’azienda giovane (l’età media del Gruppo Colle è piuttosto bassa) «dove gli stimoli sono tanti e c’è sempre la voglia di portare nuovi progetti». Tornando alla crisi, però, resta da capire come i giovani vedono le responsabilità di chi (all’interno dell’Unione, per esempio) ha gestito gli anni passati, quando la crisi era iniziata. «Forse — spiega Gaia — c’è stata una sottovalutazione, ma alla fine è anche vero che la Uip è fatta dai soci ed è inutile lamentarsi con i vertici se poi alle riunioni ci vanno solo in tre o quattro». Cosa che, evidentemente, non accade nel Gruppo giovani: «Siamo un team molto affiatato — conclude Gaia — ci troviamo bene e cerchiamo di dare spunti e idee nuove al distretto. Risposandolo ogni giorno...».

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