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La mer, la fin...

mercoledì 25 febbraio 2009

Prato non deve chiudere. Ex Banci? Una succursale della Fortezza

Una visione più disincantata di quella spacciata dai nostri amministratori. C'è da chiedersi se Sanesi sa di che tipo di struttura stiamo parlando (un'area espositiva di suo già fuori mercato, perché sottodimensionata rispetto ai grandi poli del Nord Italia), ma pensiamo di si, visto che mette il progettato "polo degli eventi" in relazione alla Fortezza da Basso, e non ad altre realtà.
E la sua intervista mette in luce molto probabilmente quello che più manca al progetto sull'area Ex Banci: capire quali tipi di eventi cercare di attrarre, e quindi quale mercato "aggredire". Vogliamo ricordarci del concerto di Vasco Rossi citato da Romagnoli e le partite di ping-pong di Loris Zanfranceschi?
MV

da la Nazione del 25/02/09
«Ex Banci: serve se è originale PratoExpo? Torni a Firenze»

Il manager Sanesi:«Promozione necessaria per il rilancio»

Sanesi, lei è titolare di Exposervice, l’impresa leader in Toscana per gli allestimenti fieristici. Ha creato «Danza in fiera» che è diventata la più grande kermesse al mondo dedicata a danza e ballo (200mila presenze quest’anno). Insomma, di promozione se ne intende. Prato sabato farà sentire la propria voce per chiedere aiuto: è la strategia giusta?
«Non ci si deve vergognare a chiedere aiuto e a spiegare la situazione in cui versa il distretto, ma l’aiuto è giusto richiederlo solo a fronte di progetti. Siamo sicuri che ci presenteremo con qualcosa di innovativo da realizzare? Quello che serve alla nostra città sono idee per rilanciare il comparto, un progetto chiaro da poter poi rivendere».
- Uno dei grandi progetti per il futuro è il recupero dell’area ex Banci con la costruzione di un polo espositivo. Il distretto secondo lei ne ha bisogno?
«Potrebbe essere un progetto importante per rilanciare la città. Anche qui bisogna tuttavia partire con degli obiettivi chiari in testa: cosa si propone di fare il polo espositivo di Prato? Replicare in piccolo eventi già esistenti alla Fortezza da Basso o in altre aree? Se è così, è inutile anche iniziare a costruire».
- Come dovrebbe essere sfruttato?
«Per funzionare il polo espositivo pratese dovrà avere una sua unicità, completando le manifestazioni che si fanno già a Firenze senza tuttavia creare inutili doppioni. Per l’ex Banci dobbiamo ideare eventi ad hoc, non replicabili in Fortezza. Il tessile prima poteva bastare, adesso ben venga, ma certamente non basta. Bisogna inventare altro: mi viene in mente, ad esempio, qualcosa sul settore meccanico. I clienti sono sempre più difficili da spostare, il polo pratese quindi, per avere appeal, dovrà rappresentare un luogo imprescindibile per alcuni settori, con contenuti originali. Abbiamo un progetto per tutto questo? Non basta fare una manifestazione di quattro giorni e poi stare fermi tutto il resto dell’anno».
- Le fiere possono essere una spinta per l’economia?
«Le fiere sono sempre una spinta per l’economia, piccole o grandi che siano. Ma c’è un però: le fiere durano e diventano grandi se hanno un proprio senso, se hanno la propria assoluta particolartità, se ad ogni edizione nascono contenuti nuovi come abbiamo fatto per Danza in Fiera, un esempio di eccellenza italiana».
- Milano Unica è stata una delusione per gli operatori pratesi. Perché? Cosa c’era di sbagliato nel progetto?
«Molto semplice: esiste già una fiera a Parigi dove va tutto il mondo. Hanno voluto farne un’altra a Milano a distanza di pochissimi giorni da quella francese, un braccio di ferro che ha portato alla logica conseguenza che tutti sono andati lo stesso a Parigi, dove comunque è praticamente d’obbligo andare e, chi ha potuto, è andato anche a Milano. Insomma, quest’operazione non ha fatto altro che rafforzare la kermesse d’Oltralpe. Se proprio si vuole lanciare la sfida, allora si facciano due fiere negli stessi giorni. Ma sarebbe un massacro e non per i francesi».
- Adesso si parla di tornare a Firenze con una fiera di tessuti e filati. E’ giusto restare sul territorio rimanendo da soli?
«Credo che non conti il fatto di andare da soli o meno, non bisogna avere questo tipo di timori se alla base ci sono un progetto serio e idee nuove. Con queste basi è giusto tirare dritto sulla nostra strada, puntando sulla qualità, le eccellenze e il know how che il nostro territorio possiede. E se anche il primo anno dovesse essere deludente non dovremo rassegnarci ma proseguire nel progetto, sempre che le basi siano solide e le idee davvero importanti».
- Come dovrà essere organizzata questa nuova kermesse secondo lei?
«Il successo di una fiera oggi è legato principalmente ad un fattore: la buona comunicazione. Se vogliamo organizzare una simile kermesse tutto il mondo lo deve sapere, con una comunicazione forte e di qualità. Altro fattore è la cooperazione con le istituzioni per progetti importanti a lunga scadenza».
- E lei ha progetti su Prato?
«Sono un imprenditore del settore fieristico e avrei interesse ad investire in un eventuale polo pratese. Ma ci devono essere delle premesse: prima di tutto non si può restare ancorati al passato. Non si può più vendere il tessuto? Faremo un’altra cosa. Prato deve diversificare la sua industria e tramite la sua fiera dovrà farlo sapere al mondo».

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