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La mer, la fin...

venerdì 27 febbraio 2009

Prato. Economia: numeri da una crisi

Se pensiamo che i dati utilizzati per la ricerca presentata dall'Unione Industriale sono quelli relativi ai fatturati del 2007, possiamo solo temere il peggio pensando a quanto uscirà dall'analisi del 2008.
Calano utili, investimenti, redditività; i dati riportano poi lo specchio della grande frammentazione in piccole e piccolissime aziende - quelle più colpite dalla crisi.
Eppure, solo ora si scende in piazza "per non far chiudere Prato"? Questi bilanci, e questi dati, sono lì da un anno! E in questo periodo cosa è stato fatto?
A noi sembra ben poco...
MV

da la Nazione del 27/02/09

Crisi nera: giù guadagni e fatturato
Il distretto arranca ma le imprese più grandi riescono a reggere meglio
I CONTI NON tornano quasi a nessuno, e questa non è una novità, ma le aziende più grandi reggono meglio di quelle piccole e questo forse, nel momento attuale, è uno spunto di riflessione importante in un distretto dove le imprese con più di 10 milioni di fatturato sono la minima parte: è forse arrivato il tempo delle fusioni?. «Il rapporto economico finanziario sul sistema industriale pratese», presentato ieri all’Unione, fa capire che la frammentazione del distretto in questo momento è uno dei suoi punti deboli, con fatturati e redditività che anche nel 2007 hanno fatto segnare un andamento negativo tornando ai livelli del 2003. Un andamento che secondo le prime stime ufficiose sarebbe molto peggiorato nel 2008, con un calo complessivo del fatturato intorno al 10% e le aziende di filati più in difficoltà di quelle che producono tessuti. Numeri da baratro se paragonati a quelli dell’indagine presentata da Francesco Giunta, docente del dipartimento di scienze aziendale dell’università di Firenze. Il fatturato delle mille aziende monitorate (società di capitali con più di 500mila euro di volume d’affari) è calato dell’1,5% nel 2007 per un valore medio di 4,3 milioni, il più basso rispetto agli altri distretti presi in considerazione (Como, Biella, Valseriana, Vicenza, Busto Arsizio) che invece in qualche caso hanno anche numeri in crescita (Como e Vicenza sopra il 3%).

GIÙ IL VALORE aggiunto (-1,8%, più degli altri distretti) e soprattutto i margini sulle vendite (-1,8%, i valori si allontanano dai distretti migliori). Crolla la redditività netta: -7,8% a fronte di una crescita del 3% del costo del lavoro. Due dati che combinati insieme, e ai quali va aggiunta la bassa capitalizzazione, rendono le imprese più a rischio dal punto di vista della solvibilità e quindi più esposte sul piano finanziario.
Infatti, nonostante la capitalizzazione media sia cresciuta (+1,6%), resta ancora la più bassa rispetto agli altri distretti industriali. Nel quadro economico del 2007, poi, risultavano in crescita gli interessi passivi sul fatturato (+11,5%), in calo (-6,4%) le aziende in utile (scese al 61% del totale), a testimonianza del deterioramento in atto, e in ribasso anche gli investimenti, un altro punto debole evidenziato dall’indagine: «Altri distretti che hanno investito di più, come Vicenza, hanno ottenuto risultati migliori», ha sottolineato Giunta.

UN’ANALISI a parte meritano le eccellenze. Solo un’azienda pratese su cinque, fra tutte quelle monitorate in tutti i distretti, figura in graduatoria (ma il campione di Prato è più ampio degli altri). Fra queste il 28% ha un fatturato superiore ai 10 milioni e il 19% sotto i 2 milioni, segno che le dimensioni contano quando si tratta di resistere ad una crisi: «Ma non dimentichiamo — ha voluto sottolineare Giovanni Nenciarini, rappresentante degli artigiani nella giunta camerale — che le piccole imprese, se sapranno essere più moderne, restano fondamentali».
Leonardo Biagiotti


da il Tirreno del 27/02/09
E’ mancata la capacità di investire

L’analisi dei bilanci 2007 delle società tessili-abbigliamento

Prato ha mantenuto il primato del fatturato

PRATO. Prato nel 2007 ha mantenuto il primato per il fatturato complessivo (4.324.297.077 euro) e per il valore aggiunto (769.125.407 euro) più alto rispetto agli altri distretti tessili, ma ha anche registrato un aumento del 3% del costo del lavoro, un calo del margine delle vendite dell’1,8% e della redditività netta dell’1,3%. Dati sconfortanti ma purtroppo il peggio non era ancora arrivato.
Il nono rapporto economico finanziario sul distretto pratese realizzato da Camera di Commercio e Unione Industriale in collaborazione con l’Università di Firenze, evidenzia dati negativi, destinati a peggiorare a causa della crisi mondiale. «Non vogliamo lanciare ulteriori allarmismi - ha sottolineato il vicepresidente della Camera di Commercio Giovanni Nenciarini - ma è necessario fare delle riflessioni per essere pronti nel momento in cui la crisi finirà».
L’indagine è stata condotta sui bilanci di 1004 società di capitali del tessile abbigliamento e del meccanotessile e confrontata con Biella, Como, Valseriana, Busto Arsizio e Vicenza.
«Il sistema distrettuale - ha spiegato Raffaella Pinori - resta il principe incontrastato della produzione, la redditività si assottiglia, ma c’è la presenza significativa di un gruppo di eccellenza che può avere un effetto di volano per l’intero distretto».
I dati più significativi. La maggior presenza di aziende di piccole dimensioni si trova a Prato (48% ha fatturato tra gli o,5 e i 2 milioni di euro, contro il 37% della Valseriana) ma anche il minor numero di imprese con fatturati superiori ai 10 milioni di euro(10% contro il 22% della Valseriana). Nonostante la tenuta complessiva del fatturato rispetto all’anno precedente c’è stato un calo dell’1,5% e una perdita di valore aggiunto pari a -1,8%. Il calo della rotazione del capitale rispetto al 2006 è di 0,8% ma rapportata agli altri distretti segna + 1,6%. Complessivamente a Prato si guadagna di meno, la redditività netta è calata del 7,8%, e il 40% delle imprese chiude il bilancio in rosso, dato comunque non imputabile alle imposte, ma al calo delle vendite.
Tuttavia il 20% delle aziende intervistate, individuate tenendo conto del valore mediano del fatturato e del ROI di tutti e sei i distretti possono essere considerate eccellenti. Il 46% ha un fatturato inferiore ai 2 milioni di euro, ma il 27,9% delle imprese con un fatturato superiore ai 10 milioni di euro sono eccellenti, contro il 19,7% di quelle con fatturato compreso tra i 2 e i 5 milioni di euro.
Le imprese più competitive si trovano fra i produttori di tessuto (19%), seguono le confezioni (14%); la nobilitazione (12%), i maglifici (10%). Questi ultimi sono tra l’altro quello che riescono a incrementare maggiormente il fatturato nel 2007 (+9,8%), seguiti dalle confezioni (+5,6%).
«Interpretando questi dati - ha spiegato il coordinatore dell’indagine Francesco Giunta - emerge che Prato ha cavalcato la ripresa, ma non ha saputo fare investimenti strutturali, come invece ha fatto Vicenza».
Alessandra Agrati


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