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La mer, la fin...

martedì 24 febbraio 2009

Politica. CPT a marchio LegaCoop

Da una delle tante newsletter che girano sul web, riceviamo una mail che ci incuriosisce, su un tema che francamente non avevamo mai preso in considerazione, e cioè la gestione dei CPT.
La cosa ci ha incuriosito, e abbiamo cercato un po' di materiale in rete.
In questi giorni, con i fari puntati sulla vergogna di Lampedusa, merita riprodurre quindi alcuni articoli apparsi sul sito web del Progetto Melting Pot, sulle cooperative aderenti a LegaCoop che hanno preso in gestione dal 2007 il CPT dell'isola.
Tutti da leggere...
MV

Sbarcano a Lampedusa Legacoop e Lega Nord

Chiunque sia stato a Lampedusa negli ultimi anni, per motivi anche vagamente connessi alla presenza dei migranti sull’isola, al loro approdare, alla loro detenzione, alle loro espulsioni, non può non averci fatto caso. C’è una bandiera nella piazza del paese, che sventola alta e beata. È una bandiera verde e vederla suscita stupore. È la bandiera della Lega Nord che incredibilmente, da anni, a Lampedusa miete consensi in continua crescita.

Nell’ottobre del 2004, quando circa 1200 persone non identificate furono deportate in manette, su cargo militari C130 dalla piccola isola siciliana fino a Tripoli e da lì abbandonate a una frontiera che è solo deserto, il leghista Borghezio raggiunse Lampedusa, assistette con soddisfazione alle colonne di uomini e ragazzini trascinati (anche con la collaborazione degli operatori della Misericordia) lungo la pista del piccolo aeroporto, stipati a forza su quegli aerei di cui ai migranti era persino sconosciuta la destinazione.
Oggi, a distanza di nemmeno quattro anni, il lavoro svolto da questi soggetti, nell’angolo più a sud d’Italia, ha dato i suoi frutti più maturi. Con le ultime elezioni amministrative, che hanno visto ancora una volta la Sicilia affermarsi come la roccaforte dei partiti di centro- destra, la leghista pasionaria - quella sempre in guerra contro i migranti e contro tutti quelli che arrivano a Lampedusa per denunciare e contrastare i trattamenti inumani e degradanti riservati loro - è finalmente diventata vicesindaco. Angela Maraventano l’abbiamo vista in tutti i documentari su Lampedusa e “gli sbarchi” mentre raccontava, servendosi di slogan vecchi quanto le migrazioni, come sulla sua isola, le poche risorse disponibili se le prendessero tutte questi invasori stranieri. Una lunga campagna elettorale, quella della Lega Nord a Lampedusa, giocata a colpi di violazioni dei diritti fondamentali delle persone, di incitamento alla xenofobia, di deportazioni e disinformazione. Di fronte a un così grande dispiegamento di retoriche mediatiche ed allo sfruttamento massiccio delle paure recondite, della rabbia latente e dell’isolamento della gente (Lampedusa ex isola di deportati, Lampedusa che si considera abbandonata dalle istituzioni), a poco sono servite le iniziative di protesta e sensibilizzazione sfociate nella riuscita manifestazione della scorsa estate firmata Rete antirazzista siciliana.

L’amministrazione, a grande componente leghista, non è però l’unica novità significativa che nell’ultimo periodo ha vivacizzato la cronaca dell’isola di Lampedusa. Laboratorio sperimentale della gestione della mobilità migrante, la stessa isola è - a seconda della convenienza politica - zona extraterritoriale rispetto allo Stato italiano, frontiera dilatata, luogo di assedio, palcoscenico privilegiato per le dimostrazioni del pugno di ferro contro i migranti o luogo per eccellenza di filtro del lavoro nero che sempre accompagna la clandestinità.

Lampedusa sta vedendo anche l’insediamento delle cooperative aderenti alla Legacoop nella gestione del suo Cpt (o centro di primo soccorso?), che in questi ha cambiato molti nomi. Il fenomeno aveva in realtà già preso il via altrove, quando la cooperativa Minerva aveva vinto l’appalto per la gestione del Cpt di Gradisca. Ma il passaggio di consegne dalla Misericordia di Palermo alla Sisifo e alla Blucoop, spiega ancora meglio il progetto di legge Amato Ferrero, il concetto di “umanizzazione” dei luoghi di detenzione per migranti e la loro gestione sociale, che nella sostanza non modificheranno nulla dell’istituto della detenzione amministrativa.

Cpt di sinistra e Lega al governo locale, sono le magie che l’isola di Lampedusa è riuscita a produrre in contemporanea. Merito certamente del connubio tra particolarità locali, politiche nazionali e sovranazionali. Il discorso sulle migrazioni, sempre più strumentalizzato per costruire un clima del terrore e dell’insicurezza che giova ai governanti di tutti gli schieramenti, produce ogni giorno di più i suoi mostri.
Davvero la Lega a Lampedusa potrebbe fare peggio del sindaco Veltroni a Roma e dei suoi “villaggi della solidarietà” fuori porta dove deportare cittadini (anche appartenenti all’Ue o detentori di un permesso di soggiorno) solo in base alla loro etnia?

Intanto è arrivata anche quest’anno la bella stagione, si è placato il vento, tornerà ad aumentare il numero delle barchette che tenteranno la traversata. Lungo rotte magari un po’ diverse rispetto a quelle dell’anno scorso, certamente più pericolose per la necessità di aggirare i nuovi ostacoli che l’Unione europea e gli accordi bilaterali pongono alla libertà di circolazione dei migranti.
La settimana scorsa a Lampedusa sono arrivate più di 400 persone. Intorno alle acque territoriali maltesi, nel frattempo, si hanno vaghe notizie di trenta dispersi.
Come fossero eventi strutturali, inevitabili, spuma del mare prodotta dal moto delle onde.

Alessandra Sciurba

[ lunedì 21 maggio 2007 ]

Cooperative "rosse" al Cpt di Lampedusa? E’ un tentativo di legittimazione

Il 16 Aprile avverrà il passaggio di consegne

Il Cpt di Lampedusa si chiama adesso “centro di accoglienza e di primo soccorso”. Ma le sbarre e il filo spinato rimangono. Il 16 Aprile avverrà il passaggio di consegne dalla Misericordia a due cooperative legate alla Legacoop entrambe parti del Consorzio Nazionale di Servizi di Bologna.
La “Sisifo” e la “Blu Coop” - questi i loro nomi - gestiranno il luogo di detenzione amministrativa che è stato al centro di tanti scandali, negli ultimi anni, per la violazione della quasi totalità dei diritti fondamentali delle persone che vi sono state trattenute.

Abbiamo chiesto a Totò Cavalieri del Laboratorio Zeta di Palermo (ascolta) e a Carmen Cordaro Avvocata dell’Arci Sicilia (ascolta), entrambi attivisti della rete antirazzista siciliana e tra i protagonisti di tante lotte contro il cpt di Lampdusa, di analizzare con noi queste trasformazioni per decifrarne il reale significato.

Quanto sta avvenendo fa parte del tentativo generale di riforma dei Cpt. Si tratta quindi, più che di un superamento, di un mantenimento e di una legittimazione”. Non ha dubbi Totò Cavaleri quando gli chiediamo di inserire il caso specifico di Lampedusa all’interno di una lettura politica ampia. E si può dire, in effetti, che l’istituto della detenzione amministrativa, a quasi dieci anni dalla sua introduzione nel nostro paese, non sia mai stato tanto legittimato come in questo momento. “E all’interno di questa fase generale” continua Totò “e di questo tentativo di legittimare la detenzione amministrativa, si inserisce l’ingresso delle cooperative “rosse” nella gestione di questi centri. Se gli anni della Bossi- Fini sono stati contraddistinti da tutti gli scandali collegati alle truffe, ai maltrattamenti interni, alle gestioni paramafiose, alle torture, adesso, affidando queste strutture ad enti che assicurano, ovviamente “sulla carta”, una gestione più “limpida”, si riduce quasi il problema dell’esistenza dei Cpt al fatto che attraverso queste strutture vengano o meno rubati dei soldi. È vero che la gestione dei cpt in questi anni è stata condita da immensi scandali, però la questione fondamentale è l’esistenza in sé di questi luoghi, e il fatto che questi luoghi non sono riformabili”.

Anche Carmen Cordaro insiste sullo stesso punto: “i Cpt non possono essere umanizzati, debbono essere chiusi, e su questo dobbiamo continuare ad essere molto chiari. Sono luoghi dove si esercita un diritto speciale, dove persone che non hanno commesso alcun crimine vengono rinchiuse. Vanno chiusi, ma non credo che questo governo arriverà a questa conclusione”.

Si potrebbe forse mettere in parallelo l’evoluzione della guerra che, soltanto nelle parole di chi la fa, smette di essere guerra e diventa “missione di pace”, con i cambiamenti che stanno investendo le attuali strutture detentive per migranti, mai chiamate col loro nome. “Guerra umanizzata” come “Cpt umanizzati”. Eppure sembrerebbero ossimori…

Abbiamo chiesto ai nostri intervistati quale ruolo potrebbe avere avuto, in questo panorama, l’Istituzione della Commissione governativa di inchiesta sui Cpt e il fatto che tale Commissione abbia redatto un documento conclusivo in cui si legge che, nonostante risultino inefficaci e potenzialmente lesivi dei diritti umani, i Cpt debbano essere mantenuti, seppur modificati. “Con la proposta di riforma della Commissione” riflette Totò, “si istituisce la “fase pura” della detenzione amministrativa. Dal momento che tutte le persone che hanno commesso dei reati e sono passate da strutture carcerarie non devono più passare dentro un Cpt (mentre vi devono passare gli innocenti) se ne sottolinea ancora di più l’aberrazione”. Alla stessa domanda Carmen Cordaro risponde spiegando come il documento redatto dalla Commissione abbia senza dubbio evidenziato un paradosso. “Ma l’Arci è entrato nella Commissione con una posizione politica ben chiara: la chiusura dei centri. Che poi ci sia una volontà governativa di utilizzare questo risultato per cercare di “umanizzare” i cpt… non dico che sta nell’ordine delle cose, però… il Ministro dell’Interno è pur sempre Amato…”.

La sostanza di tutti i discordi comunque, è che il Cpt di Lampedusa - come tutti gli altri in Italia e in ciascuno dei paesi condizionati dalle politiche migratorie europee- non verrà chiuso. Alle cooperative “rosse” il compito di costruirne la nuova “facciata”, anche se come ci dice ancora Carmen, “una cooperativa che aderisce alla Lega delle Cooperative dovrebbe avere un senso dell’accoglienza diverso”. Quando le chiediamo di commentare quanto detto dal vicepresidente della Sisifo Cono Galipò, uomo della Margherita, e cioè che “finché ci sono, anche se questi centri non ci piacciono, bisogna gestirli bene”, commenta laconica: “è un imprenditore che parla, e da imprenditore fa un ragionamento da libero mercato. Ha poco a che fare coi valori della cooperazione”. E sullo stesso punto Totò ribatte: “che il Cpt di Lampedusa non sarà più gestito dal fratello di Giovanardi (presidente della Misericordia, ndr) ma verrà gestito dagli amici dei Ds, a noi poco importa. Capiamo che è in atto una strategia, ma che la sostanza di quella struttura come di tutte le altre in Italia rimane tale e quale. E continuiamo la nostra battaglia”.

a cura di Alessandra Sciurba, Melting Pot

[ sabato 7 aprile 2007 ]

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