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La mer, la fin...

lunedì 23 febbraio 2009

Rifiuti. La posizione del WWF sugli inceneritori

da terranauta.it


Massimiliano Varriale, qual è la posizione del WWF sugli inceneritori come soluzione al problema dei rifiuti?
IL WWF ritiene gli inceneritori non risolutivi del problema dei rifiuti, ma anzi potenzialmente in grado di aggravarlo ulteriormente. Mi spiego: un impianto di incenerimento costituisce una sorta di linearizzazione di quei flussi di materia ed energia che dovrebbe essere invece evitata, perché noi dovremmo ispirarci a quelli che sono i sistemi naturali che tendono a riciclare anziché “buttare”.
L’essere umano, invece, preleva qualcosa dagli ecosistemi naturali, lo lavora per destinarlo a qualche uso e, con una grande rapidità, lo trasforma nuovamente producendo un rifiuto che deve essere smaltito con grandi problemi per l’ambiente e per la salute umana.
La questione che dobbiamo affrontare, quindi, non è tanto “inceneritore sì o inceneritore no”. Il problema che dovremo porci è qual sia il miglior modo di gestire i rifiuti.
Posto che il miglior rifiuto è quello che non si produce, andare a premiare o sviluppare tecnologie inquinanti che si sostengono sfruttando un sistema inefficiente - e gli inceneritori ne sono il massimo esempio - appare sbagliato da un punto di vista tecnico e scientifico.

Quello che tu stai proponendo, quindi, è una soluzione a medio termine? Generalmente gli inceneritori vengono presentati come una soluzione taumaturgica a breve termine, ma non è affatto vero perché realizzare gli inceneritori richiede tempi non trascurabili. Le filiere corte - che permettono di eliminare il problema alla radice, limitando la produzione di rifiuti e organizzando sistemi di raccolta differenziata basati sul porta a porta finalizzati a recuperare il massimo quantitativo e qualitativo di materia - si organizzano invece in pochi mesi con risultati concreti e veloci.
L’inceneritore sta alla soluzione dei problemi rifiuti come l’impianto nucleare sta alla soluzione del problema energetico. Di fatto stiamo parlando di impianti che non danno una reale soluzione, ma stanno in piedi soltanto grazie a meccanismi distorti di mercato.

Esistono inceneritori sicuri? Per capire cosa esce da un inceneritore bisogna prendere in considerazione mille aspetti. Prima di tutto, quale tipologia di rifiuti entra nell’impianto? Come sono controllate e tenute le temperature in camera di combustione? Come viene gestita la fase di post-combustione? Sono veramente tante le variabili e quindi questo rende oggettivamente difficile garantire la sicurezza di un impianto. Persino un impianto a biomasse deve essere gestito con molta attenzione. In quel caso, però, almeno sappiamo che stiamo parlando di una tipologia omogenea di combustibile in entrata e quindi dovremmo avere uno spettro molto più ristretto di sostanze inquinanti che possono essere emesse dal camino.

Conosci le ricerche di Stefano Montanari sulle nanoparticelle? Cosa ne pensi? Certo che le conosco. E oltre alle sue ricerche c’è molta altra letteratura scientifica in questo senso. Anche l’Unione Europea sta promuovendo molti studi sul problema delle nanopolveri.
Queste ricerche sono fondamentali. Più il particolato (le polveri emesse dagli inceneritori) è fine, infatti, più è in grado di superare la barriera polmonare. Il particolato in sé non è nocivo, dipende dalla sua composizione. Dagli studi degli ultimi dieci anni è emerso che nei processi di combustione - soprattutto in quelli ad alta temperatura - e negli impianti di incenerimento che contengono anche dei metalli pesanti all’interno, questo micro particolato si carica di sostanze particolarmente tossiche. È questo uno degli aspetti fondamentali messi in luce dalla ricerca di Montanari e Gatti, la sua compagna, che fanno veder al microscopio elettronico a scansione questo tipo di sostanze che entrano in circolo nel corpo umano diventando dei potenti catalizzatori per i processi cancerogeni e tumorali.

Considerando quanto dici, sembra impossibile che vogliano costruire altri inceneritori in Campania. Non bisogna pensare che siano soltanto gli impianti di incenerimento a liberare questo tipo di sostanze. Qualunque trattamento termico libera sostanze potenzialmente nocive. Chiaramente gli inceneritori, proprio per il materiale eterogeneo che trattano, sono più pericolosi perché trattano sostanze completamente diverse tra loro. È la fisica che ci insegna che quando si brucia qualche cosa la si trasforma in qualcos’altro. Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma. La massa, quindi, bene o male si conserva: quando bruciamo un solido circa i due terzi finiscono nell’atmosfera come composti e sostanze inquinanti e il resto finisce in discarica sotto forma di cenere. Bruciando qualche cosa si finisce quindi con il concentrare sostanze inquinanti in un volume più ristretto, più ridotto.

E quindi per affrontare l’emergenza rifiuti in Campania l’unica soluzione è abbattere la produzione dei rifiuti? Assolutamente sì; noi come WWF l’abbiamo detto e ripetuto anche prima del commissariamento, quindi da oltre 15 anni. La priorità deve essere sempre data alla riduzione a monte della produzione dei rifiuti attuando quelle politiche che servono a ridurre la produzione di imballaggi e di rifiuti inutili e stringendo accordi con la grande distribuzione per sviluppare pratiche come quelle del vuoto a rendere, della diffusione dei prodotti alla spina e così via. Ci sono ormai decine di esperienze che dimostrano cosa si possa fare concretamente per far si che certi rifiuti inutili non si producano. Detto questo, vanno chiaramente introdotte e diffuse anche le pratiche della raccolta differenziata con il sistema porta a porta, quindi raccolta domiciliare in grado di intercettare la massima quantità possibile di materia abbinabile a cicli di recupero. A quel punto siamo disponibili a ragionare su che cosa fare della frazione residuale.

Ma per questa frazione residua l’inceneritore non sarebbe una soluzione? No, assolutamente. Incenerire i rifiuti serve soltanto a ridurre apparentemente volume e massa. Soprattutto il volume, perché la massa si compatta, ma aumenta in pericolosità perché ricordiamoci che se i due terzi di un processo di combustione finiscono in atmosfera, un terzo si trasforma in cenere e scorie. Queste finiscono in discarica o addirittura - come si è cercato di fare in questi anni - vengono inertizzate e miscelate con il cemento o con altri composti utilizzati anche per costruire edifici. Il problema è che col passare del tempo queste sostanze incominciano a rilasciare composti inquinanti che sono dannosi per la salute umana...

Cosa proponete di fare, quindi, con la frazione residua? Per la frazione residuale dei rifiuti i trattamenti a freddo presentano impatti ambientali, sanitari ed economici notevolmente più bassi. Gli inceneritori, infatti, sono insostenibili anche dal punto di vista economico. È solo grazie alla sbagliatissima prassi del Cip 6 (prassi che dirotta fondi destinati alle fonti rinnovabili, a quelle “assimiliabili”, come il carbone e gli inceneritori che producono energia elettrica) che la costruzione di questi impianti sembra economicamente vantaggiosa. Quello che dico è dimostrato dal fatto che quando stavano venendo meno i fondi garantiti dal Cip 6 il bando di gara per l’assegnazione del completamento dei lavori dell’impianto di Acerra si era bloccato.
Secondo il WWF cosa bisogna fare con gli inceneritori già esistenti?
Prima di tutto dovrebbero essere intensificate le forme di controllo sugli impianti. Questi sono generalmente inadeguati. Un impianto di incenerimento arriva ad emettere oltre 250 tipi di sostanze potenzialmente nocive per la salute umana e per l’ambiente; di queste probabilmente soltanto una ventina viene monitorato con una certa attenzione.
Quindi bisogna migliorare il quadro dei controlli di questi impianti e far si che le prescrizioni che sono state assegnate loro siano rispettate nel modo più puntuale possibile.
Una volta fatto ciò, questi impianti dovrebbero andare a progressiva chiusura, senza essere sostituiti.
Come detto all’inizio, il problema dei rifiuti non è un problema tecnologico. Non esiste alcuna tecnologia in grado di risolvere un problema di natura gestionale, comportamentale, di stili di vita. Bisogna riorientare i modelli di produzione e consumo.
Riduciamo i rifiuti a monte con tutte le possibili opzioni, poi tariamo gli impianti per il recupero di materia nel modo più adeguato possibile e solo a quel punto, per la parte residuale, valutiamo in maniera corretta dal punto di vista tecnico e scientifico quelle siano le reali e migliori soluzioni. E di certo, tra queste non troveremo gli inceneritori.

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