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La mer, la fin...

sabato 21 marzo 2009

Le mani sulla città. Town Meeting: cosa c'è in gioco

In poco più di un mese e mezzo, l'Amministrazione comunale ha deciso di far svolgere - nonostante le numerose osservazioni e critiche fatte da comitati ed associazioni - la "seconda fase" del "processo partecipativo" sul Piano Strutturale.
In particolare, ha optato per una modalità di organizzazione della partecipazione chiamata "town meeting" - una sorta di "assemblea" di cittadini selezionati a campione che si confrontano e deliberano su una serie di argomenti, attraverso l'utilizzo di tecnologie informatiche.
In questa sede, non entreremo negli aspetti e nelle criticità tecniche dello strumento, così come su altri aspetti comunicativi legati all'evento, ma vogliamo mettere in evidenza su cosa questo "Town meeting" andrà ad incidere.
Questo evento è quindi progettato per contribuire alla definizione dello Statuto del territorio - parte integrante del Piano Strutturale di un comune, così come definito nell'articolo 5 dalla Legge Regionale n° 1 del 2005, che vogliamo riportare integralmente:
1. Gli strumenti della pianificazione territoriale di cui all’articolo 9 contengono lo statuto del territorio. 2. Lo statuto di cui al comma 1 assume e ricomprende, all’interno dello specifico strumento della pianificazione territoriale, le invarianti strutturali di cui all’articolo 4, quali elementi cardine dell’identità dei luoghi, consentendo in tal modo l’individuazione, ad ogni livello di pianificazione, dei percorsi di democrazia partecipata delle regole di insediamento e di trasformazione nel territorio interessato la cui tutela garantisce, nei processi evolutivi sanciti e promossi dallo strumento medesimo, lo sviluppo sostenibile ai sensi degli articoli 1 e 2. 3. Gli strumenti della pianificazione territoriale di cui all’articolo 9 contengono la definizione degli obiettivi, degli indirizzi e delle azioni progettuali strategiche, ai diversi livelli di competenza e di specificazione, tenendo conto dello statuto del territorio. A tal fine, ogni strumento della pianificazione territoriale definisce altresì, nel rispetto delle disposizioni della presente legge, i criteri per la verifica di compatibilità di ogni altro atto di governo del territorio, eventualmente previsto per l’attuazione dello strumento medesimo, con il nucleo di regole, vincoli e prescrizioni derivanti dallo statuto del territorio.
In altre parole, lo Statuto è un vero e proprio "patto fondativo" del Piano, visto che determina le "invarianti strutturali del territorio" che, sempre per definizione, sono:
1. Le risorse, i beni e le regole relative all’uso, individuati dallo statuto di cui all’articolo 5, (Satuto del territorio, Ndr) nonché i livelli di qualità e le relative prestazioni minime, costituiscono invarianti strutturali del territorio da sottoporre a tutela al fine di garantire lo sviluppo sostenibile. 2. Si definisce prestazione derivante dalla risorsa essenziale il beneficio ricavabile dalla risorsa medesima, nel rispetto dei principi dello sviluppo sostenibile
e quindi un insieme complesso di elementi che "insistono" sul territorio, non solo in termini di ambiente, ma anche in termini di cultura, economia e società.
Non è un caso che nella Guida Piano del Cittadino, distribuita a casaccio dall'Amministrazione ,vengano definiti con discreta precisione gli ambiti che saranno oggetto di deliberazione durante l'evento - dalle "nuove economie" alle infrastrutture, passando per il centro storico, i parchi, i borghi, etc.
E' evidente che, deliberando sulle "invarianti strutturali", l'inclusione o meno di alcuni elementi in questo insieme determina conseguentemente i limiti dell'intervento successivo di definizione delle strategie del territorio e gli "strumenti urbanistici" adottabili, quindi determinare, giusto per fare un esempio a noi caro, la possibilità di consumo del territorio e delle risorse naturali con nuove edificazioni, piuttosto che impedirlo.
Se quindi è vero che possono (e il condizionale è d'obbligo!) esservi successivi momenti di partecipazione, nella definizione di altre scelte strategiche, è pure vero che queste scelte avranno come base e come riferimento inderogabile lo Statuto deliberato - salvo non rimettere in discussione tutto ex novo (a partire dal cosiddetto "quadro conoscitivo").
Quindi, al momento della discussione e dell'adozione, da parte del Consiglio comunale, del prossimo Piano Strutturale, lo Statuto del territorio verrà dato come già acquisito - e condizionerà pesantemente le successive scelte.
Eppure, oggi, si pretende di far "deliberare" - e quindi di far decidere - dei cittadini a malapena informati su cosa significa la parola "town meeting", e che rimangono ancorati alle vecchie definizioni degli strumenti urbanistici (nei migliori dei casi...) - proprio su queste "invarianti", su ambiti definiti da un "processo partecipativo" e da un quadro conoscitivo della città che fanno acqua da tutte le parti, come più volte denunciato, per di più fornendo gli strumenti necessari per lo sviluppo di un serio dibattito pubblico a poco più di una settimana dall'evento.
Certo: il sistema prevede dei "facilitatori", che però, in un contesto del genere, l'unica cosa che possono "facilitare" è la distorsione e la manipolazione, vista la scarsa informazione sui temi e sulle problematiche che potrebbero essere sollevate.
In sintesi, qui si sta determinando una parte fondamentale del futuro della città senza che vi sia stato un vero dibattito pubblico sulla Prato dell'immediato come del futuro a medio termine, e tutto questo per la smania di una amministrazione per molti aspetti incapace di mettere la sua impronta, forte, su Prato e sui suoi prossimi cambiamenti.
Verrebbe, seriamente, da chiedersi a chi giova tutta questa fretta, oltretutto in prossimità della scadenza elettorale. Temiamo fortemente di scoprirlo, un po' come nel caso della Variante anticipatoria sull'asse della Declassata, quando si inizierà a parlare di strategie, progetti e di regolamenti!

Lanfranco Nosi per Municipio Verde

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