TANTI INTERESSI PRIVATI NON FANNO UNA CITTA'!

La mer, la fin...

sabato 8 novembre 2008

Prato. Ancora sul centro storico

Onestamente, delle opinioni di Milone, Giardi e Ciuoffo ce ne facciamo un po' di poco... Ma altre riflessioni sono interessanti...
MV

da Il Tirreno del 08/11/08
Chi abita in centro non si è pentito
«Ma bisogna avere più cura dei luoghi e far rispettare le regole» Tutti chiedono un Apu più rigorosa, sicurezza verde e spazi di ritrovo «Ma Prato non è un caso» FRANCESCA GORI

PRATO. Lasciare l’appartamento al terzo piano senza ascensore nel pieno centro della città per vivere in una casa in campagna? Mai. Perché chi abita nel cuore della città, sebbene qualche problema ce l’abbia, ha scelto di passare la vita qui. Rinunciando magari ad alcune comodità.
La loro strategia è quella di resistere chiedendo però alle istituzioni un impegno sempre maggiore: più cura, più momenti e spazi d’incontro, più esercizi di qualità, più decoro ma anche più controlli. Amministratori, professionisti, intellettuali che sono soprattutto abitanti del centro che hanno a che fare con i problemi quotidiani.
Problemi che per l’assessore alla Sicurezza Aldo Milone destano preoccupazione. E sui quali - si dice - imposterà la sua campagna elettorale di possibile candidato sindaco. «Un anno fa ho deciso di tornare a vivere in centro - spiega - perché è un luogo che amo, ma è un dato di fatto che ci sono alcune zone della città diventate invivibili. E questo è un grande smacco». Per l’assessore bisogna guardare all’ordinario, ai piccoli progetti che l’amministrazione nella prossima legislatura dovrà mettere in atto. «Il centro storico va preservato - dice - e quando gli abitanti del centro decidono di andarsene è una sconfitta per tutti. Io li invito a restare, anche se capisco le loro decisioni». Se Milone è sintonizzato sulla lunghezza d’onda di Jury Chechi, che ha deciso di lasciare il centro per seguire un suo agriturismo nelle Marche, ben diverso è l’atteggiamento di Enrico Giardi e di Stefano Ciuoffo, rispettivamente assessore alle Opere pubbliche e all’Urbanistica. «Ho scelto di vivere in centro 15 anni fa - dice Giardi - e di questa scelta non mi pento. Anche perché sono certo che pochi episodi particolari non squalifichino interamente la nostra città». Certo, c’è da rimboccarsi le maniche. «Soprattutto bisogna creare occasioni d’incontro, di cultura - aggiunge - lavorando soprattutto sull’integrazione con le altre etnie».
Parole alle quali fa eco l’assessore all’Urbanistica. «Sono tornato in centro 25 anni fa - dice Ciuoffo - e credo di essere un privilegiato a vivere qui. Tra l’altro ho una confinante cinese con la quale divido il cortile interno; lei abitava in quella casa prima che ci tornassi io, e non ho mai avuto probelmi». Un privilegio, quello di vivere in centro, che Massimo Taiti, consigliere comunale e avvocato, ha voluto riservare a sua figlia. «Ho acquistato da poco un appartamento nel Corso - dice - dove si trasferirà mia figlia. Ma da vecchio anch’io vorrò tornere a vivere in centro. E’ vero, il degrado c’è. Ma non esiste un caso Prato, è lo stesso degrado di tantissime altre città toscane e anche del nord Italia. E ogni volta che ho dieci minuti di tempo, vado a fare due passi in centro». Chi vive in centro quindi, non pare deciso a scappare. «Vale ancora la pena vivere e investire nel centro della nostra città - dice l’avvocato Alberto Rocca - ma l’amministrazione deve aiutare chi continua a investire in centro, e soprattutto deve gestire la normalità, facendo rispettare le norme e le ordinanze che già ci sono. Oltre a valorizzare i beni culturali che abbiamo, e a riprendere un progetto di vivibilità rimasto interrotto. Penso al collegamento del centro con le piste ciclabili, allo sviluppo di una mobilità alternativa ma anche alla riapertura del Museo civico».
Più attenzione per i bambini e riappropriazione degli spazi. E’ l’appello delle mamme del centro. «La microcriminalità non è una costante - dice Silvia Bacci, direttore artistico del festival delle Colline - ma è lo squallore e la mancanza di vitalità. In centro mancano occasioni di incontro, luoghi dove ci si possa trovare per stare insieme. Con la costruzione delle multisale svuotiamo i cinema, non ci sono locali, e la città è deserta». Il desiderio più grande di mamma Silvia però, sarebbe quello di poter far giocare la sua bambina di cinque anni senza paura nelle piazze e nelle vie del centro. «Mancano percorsi protetti per chi non prende l’auto - dice - e i nostri figli non possono stare a giocare fuori tranquillamente. L’Apu è un colabrodo, passano troppe auto, e non ci sono percorsi sicuri per i bambini». A Silvia Bacci fa eco l’architetto Chiara Bardazzi, anche lei mamma di un bambino di cinque anni. «Salvaguardare e migliorare la circolazione della città, preservare la ztl - dice l’architetto - ma anche investire sui luoghi dei bambini che sono il nostro futuro. Penso ai giardini della Passerella che godono dell’attenzione dell’amministrazione solo in estate quando si trasformano in locale notturno. E penso anche alle piazze, al museo civico che ancora è chiuso, a tutte quelle occasioni che stiamo perdendo. E all’attenzione che manca nei confronti dei più giovani che hanno bisogno di spazi di aggregazione che non hanno».

Nessun commento: