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La mer, la fin...

giovedì 29 gennaio 2009

Prato. L'eterno ritorno

Dieci controlli in dieci anni...
Eh si, il gioco deve valere la candela...
MV

da il Tirreno del 29/01/09
Le eterne confezioni cinesi di via Gestri

Decimo controllo in dieci anni, ma i clandestini orientali sono sempre lì
Un imprenditore: pago un affitto di 1.300 euro al proprietario italiano
PRATO. Ci risiamo. Puntuale come il succedersi delle stagioni, è arrivato martedì pomeriggio l’ormai tradizionale controllo al capannone di via Gestri, dove le confezioni cinesi nascono e muoiono come funghi, sempre con nomi diversi. Salvo errori per difetto, si tratta del decimo controllo dal febbraio del 1999, quando la Finanza per la prima volta andò a far visita alla Confezione Kevin.
Da quel giorno il capannone di via Gestri è diventato una meta abituale per tutte le forze dell’ordine, e mai una volta polizia, carabinieri e vigili urbani sono tornati a mani vuote. Nel frattempo la confezione Kevin ha lasciato il posto a decine di altre aziende, sempre cinesi, che si sono avvicendate nei fatiscenti locali di un’ex rifinizione, senza peraltro mostrare tangibili segni di miglioramento.
Il penultimo controllo, che risale al maggio dell’anno scorso, fu eloquente: fatta eccezione per i cinque titolari delle confezioni, tutti regolari, dei venti operai non ce n’era nemmeno uno col permesso di soggiorno.
Martedì pomeriggio è andata un po’ meglio. Nel capannone al numero 13 di via Gestri la polizia, insieme a vigili urbani, pompieri, ispettori di Asl e Inps, ha trovato complessivamente 28 cinesi, di cui solo 7 clandestini. Tra i 28 figurano anche i cinque titolari delle confezioni Sabrina, Leo, Titano, Giulia e Chen, che sono stati denunciati per aver dato lavoro ai clandestini e aver realizzato dormitori abusivi nell’ex centrale termica dello stabile con pannelli di cartongesso.
I vigili urbani hanno messo i sigilli a 94 macchine da cucire e i pompieri hanno rimosso dieci bombole di gas per uso domestico. Sono in arrivo multe per gli abusi edilizi, ma il capannone non è stato sequestrato come in altri casi, perché i cinesi sono stati attenti a realizzare dormitori, cucine e bagni in proporzione tale da non far scattare la sanzione penale.
La polizia riferisce che il capannone è di proprietà di una importante società immobiliare cui appartengono altri stabili dati in affitto a confezioni cinesi dove sono stati effettuati controlli. Si tratta dell’Immobiliare Dionisio con sede in via di San Giusto.
Dagli accertamenti della polizia è emerso che una delle cinque confezioni controllate martedì dichiara di pagare un affitto mensile di 1.300 euro. Si suppone che le altre paghino cifre simili. Sul retro dello stabile sono state trovate alcune baracche e una notevole quantità di rifiuti.
Paolo Nencioni

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