TANTI INTERESSI PRIVATI NON FANNO UNA CITTA'!

La mer, la fin...

martedì 27 gennaio 2009

Prato. 28/01 - Manifesto per la Città. Contro i Maghi e gli Stregoni

Il gruppo 38-1 organizza:

Manifesto per la città. "Contro i maghi e gli stregoni"

Conferenza dibattito

MERCOLEDI’ 28 gennaio 2009 - ore 21.00

Soprattutto Libri – Corso Mazzoni, 27 Prato (g.c.)



Un po' di rassegna stampa...


da la Nazione del 27/01/09

I 38-1:‘Variante e prg Si blocchi tutto’

«Basta col delirio immobiliare»

di ANNA BELTRAME
CHIEDONO di bloccare la variante al prg e propongono di istituire un’«agenzia strategica», col compito di pensare in modo diverso il futuro della città. Con maggiore partecipazione dei cittadini e più consapevolezza dei problemi, soprattutto con l’obiettivo di arginare «il delirio immobiliare», che consuma il territorio, a vantaggio di pochi e a scapito della qualità della vita di tutti. E’ in estrema sintesi il messaggio del «Manifesto» che gli architetti (e non solo) del gruppo 38-1 illustreranno domani sera alla città da Soprattuttolibri.

IL DOSSIER
parte dalle critiche, che sono molto pesanti e un po’ per tutti. «Difendere la vocazione manifatturiera — scrivono i 38-1 —, potenziare il turismo, rafforzare i servizi, favorire l’innovazione, fare squadra, sono ormai dei ‘mantra’ consunti. Non c’è un’analisi dei problemi veri, le strategie sono deboli, inadeguate, inconcludenti. Sarebbe necessario disporre di progetti a medio-lungo termine, ma la politica è prigioniera dell’oggi e delle emergenze, le associazioni di rappresentanza sembrano più interessate ai ‘giochi di ruolo’, che ad assumere posizioni responsabili e coraggiose».

LE ACCUSE
più pesanti sono però per la politica e per la «spaventosa autoreferenzialità» dei partiti. «La carenza di una governance — dicono — ha segnato la vita di Prato in questi anni, favorendo il delirio immobiliare e la scomparsa degli spazi pubblici. Il Comune ha privilegiato le grandi opere (quelle iniziate e quelle ipotizzate), ha di fatto abbandonato la città costruita (centro, macrolotto zero, frazioni) ai propri destini, in un quadro che ha visto l’aumento di zone degradate e prive di servizi». Per questo i 38-1 ritengono necessaria una pausa di riflessione sulla variante al prg — «si basa su una elaborazione strategica inconsistente» — e chiedono di sospendere anche l’iter della variante sulla declassata, «per inserirla in un unico processo urbanistico, evitando ogni ulteriore consumo predatorio di suolo». Basta con la «bulimia immobiliare», dicono gli architetti, basta con la «cacofonia di annunci, di progetti dichiarati e abbandonati».

NEL MANIFESTO
ci sono poi le proposte. Secondo i 38-1, «è necessario mettere in moto nuove energie, attraverso la mobilitazione di tutta la società, delle sue risorse migliori». E spiegano: «La concertazione moltiplica i tavoli inconcludenti in cui si discute (spesso in modo nascosto alla città), noi proponiamo invece di costituire l’Agenzia strategica Prato». Fra i compiti dell’«Aspo», ad esempio, realizzare un «vero» piano strategico; coordinare le attività di tutti gli enti di ricerca pratesi «per creare un sistema di monitoraggio efficace»; fungere da advisor dei progetti e dei finanziamenti che arrivano in città; sviluppare, coordinare e valutare i piani di trasformazione urbana; monitorare i bilanci e le spese degli enti pubblici, per ridurne i costi. E’ un progetto molto ambizioso, lo riconoscono anche loro.


INIZIA così il dossier che sarà presentato domani sera (alle 21.15) da Soprattuttolibri: «La preoccupante situazione della città e la drammatica crisi della politica locale chiamano la società civile a nuovi doveri e resonsabilità». Precisano però i 38-1: «Il nostro non è il manifesto di un nuovo gruppo politico, ma il tentativo di entrare ‘coi piedi nel piatto’ della prossima campagna elettorale. Sono le nostre idee e le nostre proposte, una base di confronto e discussione».


ECCO qualche passaggio del manifesto dei 38-1. Ce n’è davvero per tutti.
Imprenditori. «E’ davvero sconcertante constatare come spesso, da parte di molti tra coloro che hanno costruito volumi civili equivalenti ai volumi industriali sostituiti, si sprechino gli appelli sulla necessità di infrastrutture, il miglioramento della viabilità, i parcheggi che mancano».
Camera commercio. «Dovrebbe cambiare completamente registro. Le modalità con cui la Cciaa gestisce le risorse drenate dalle imprese non rispondono a criteri minimi di trasparenza e chiarezza e questo chiama in causa pesantemente le associazioni imprenditoriali».
Comune. «Il piano strategico conteneva analisi di scenario e indicazioni di prospettiva del tutto insufficienti è un esempio di ciò che non si dovrebbe fare e di una governance del tutto fittizia basata su una concertazione inconcludente».
Sindacati. «Sono disponibili a discutere intorno ai privilegi di alcuni dipendenti pubblici, alle difficoltà dei precari compressi nei contratti di outsourcing, alla necessità di rendere esplicite (e correggere) alcune delle evidenti sciocchezze cha hanno contribuito a creare?»
Chissà chi... «In tempi in cui abbondano affabulatori e “uomini della provvidenza”, occorre ripartire dalla conoscenza come antidoto alle semplificazioni e alle paure».


UN PARAGRAFO del manifesto dei 38-1 è sui cinesi. «I dati sulle relazioni economiche, ma non solo, tra la comunità cinese e il sistema locale sono ancora in gran parte avvolti nella nebbia», sostengono. Poi una domanda provocatoria: «Come sarebbe il distretto senza i cinesi? In condizioni peggiori. Ci sarebbero oltre 3mila aziende in meno e avrebbero qualche problema in più molti proprietari di edifici industriali e abitazioni in affitto». E due domande senza risposta. Quanto sono rilevanti le ‘relazioni pericolose’ con alcune ‘griffe’ della moda italiana? Che origine hanno gli enormi flussi finanziari che da Prato vanno in Cina. «E’ incredibile che si parli di futuro del distretto senza avere alcun quadro plausibile di tutto questo», è il commento.


IL TITOLO di un capitoletto del dossier è: il buco nero delle partecipate. E le parole dei 38-1 molto pesanti. «Queste aziende — scrivono — hanno subito modifiche che hanno sottratto ai cittadini non solo il controllo, ma anche la proprietà delle stesse, trasferendole in buona parte a gruppi di potere legati ai partiti, che ne hanno modificato gli obiettivi e finalità. Hanno operato investimenti in settori discutibili e che poco hanno a che fare con le loro missioni originari e la proliferazione di società specifiche non appare legata a criteri di necessità quanto piuttosto alla moltiplicazione dei cda e dei posti per amministratori e revisoti dei conti. Anche per le partecipate — concludono — è irrinunciabile un grande operazione di trasparenza».

PRATO. Basta col pressapochismo politico, con i progetti buttati lì senza logica nè programmazione, basta con gli slogan vuoti, con la non-cultura e la non-conoscenza dei fenomeni che hanno interessato questa città negli ultimi dieci anni, basta soprattutto con la superficialit


da il Tirreno del 27/01/09

Un’agenzia per un nuovo modello di città
Il manifesto politico dei “38-1” che chiedono lo stop del Prg

La presentazione domani a Soprattuttolibri Nel documento: un’analisi spietata del distretto e un’indagine sull’immigrazione

à che non può che aggravare la fase di forte difficoltà che vive la città. I “38-1”, il gruppo pratese formato ad architetti, economisti, urbanisti, esperti nelle nuove tecnologie, suona la carica. Questa volta per presentare il manifesto politico “Oltre i maghi e gli stregoni”.
«Che significa - spiegano Paolo Paoletti, Donato Berardi, Luca Piantini, Mario Bettocchi, quattro esponenti dei “38-1” - che è finito il momento degli illusionisti che devono lasciare il posto alla ricerca della concretezza». Definiscono il documento che verrà presentato domani sera alle 21,15 a “Soprattuttolibri”, «un’analisi eretica del presente che contiene anche una serie di proposte che noi rivolgiamo al mondo delle politica, impegnato in questo mesi nella campagna elettorale». Nessuna volontà di predisporre un programma politico che faccia da supporto ideologico all’entrata, nell’agone elettorale, di un polo civico, per altro in via di costituzione, «ma la convinzione - spiegano nel documento - che in un momento nel quale la politica ha smarrito forme e strumenti di legittimazione della propria azione, debba essere la società civile ad assumersi nuove responsabilità».
I mantra del distretto. Secondo i “38-1” la città ha vissuto e vive una profusione di slogan: tessile di qualità, tessile di nicchia, difendere la vocazione manifatturiera, Prato città della moda «che sono divenuti inconsistenti davanti alla drammatica assenza di strategie reali e condivise». Non è vero - scrivono - «che è stata avviata una diversificazione del manifatturiero, che cresce il terziario avanzato, che aumenta la qualità di prodotti tessili e che il tessile del distretto risente della crisi in linea col tessile nazionale» e invece vero che «il distretto come lo conoscevano non esiste più - continuano - e che le azioni intentate in questi anni non hanno operato sulle cause: effetto spiazzante della globalizzazione e l’attrazione fatale dell’economia cinese».
Il distretto parallelo. Ed è proprio sul fronte della massiccia ondata immigratoria cinese («ogni mille cittadini pratesi residenti vi sono almeno 110-120 cinesi») che il manifesto lancia accuse pesanti: «Sulla consistenza reale delle attività cinesi e sull’ammontare e tipo di scambi economici tra queste e le altre attività locali, non si conosce quasi niente». Pochi dati: nel 2007 risultavano attive 3155 imprese cinesi. Sempre nel 2007 le esportazioni dei prodotti erano pari a 227 milioni di euro, cifra quasi pari a quella del 2001 (215 milioni). «Quindi in 6 anni oltre mille aziende in più e un incremento di soli 12 milioni di export - scrivono - Dove e come vendono i cinesi?». E se il distretto parallelo scomparisse improvvisamente? «Ci sarebbero - si legge nel documento - 3mila aziende in meno. Inoltre molti proprietari di edifici industraili e abitazioni in affito, diverse società immobiliari, i concessionari di auto e i professionisti specializzati in pratiche “cinesi” avrebbero qualche problema in più». Cosa fare dunque? Secondo i 38-1 fondamentale saranno le politiche di emersione «riuscendo ad amalgamate l’impresa cinese con quella pratese, puntando anche sulla qualità della produzione etnica che deve passare dalla formazione a scuola».
La città delle genti. E Prato come dovrà essere? Pluriculturale, con spazi comuni, e progetti sinergici di area metropolitana, con «luoghi urbani dove la città possa esprimersi come “vita fisica”». Ruolo principe quello pubblico come «produttore di visioni e scenari attraverso un governo con gli attori privati ma senza abdicare a una valutazione critica che mantenga al primo posto beni e obiettivi comuni». Molto critici verso la variante al Piano strutturale e la variante Declassata: «Ogni ragionamento attorno al piano strutturale e all’assetto urbanistico della città - scrivono - che non parta dalla constatazione degli effetti negativi e dei limiti della scelte attuate in passato produrrà ulteriori danni». Per questo chiedono una pausa di riflessione nell’elaborazione delle varianti «per individuare una nuova proposta» e procedere con «un unico processo urbanistico con l’obiettivo di riqualificare e riequilibrare il livello qualitativo della città costruita, evitando ogni ulteriore consumo predatori del territorio».
Un modello di governo. Per realizzare il modello di città, i “38-1” individuano nella partecipazione il cardine e nella trasparenza il metodo. Giudicano assolutamente includente gli attuali tavoli di concertazione e propongono di realizzare un’agenzia, l’Aspo, che promuova la gestione di «un vero piano strategico», che coordini l’attività degli enti di ricerca, che gestisca un nuovo modello di negoziazione «in cui gli obiettivi delle parti sociali siano resi espliciti» e che funga da advisor (controllore) «di tutti i progetti e i finanziamenti che arrivano, rendendo pubblici i criteri di distribuzione delle risorse».
C.O.

Il documento: «Separare le forniture di servizi da altre attività»
Partecipate, un buco nero

PRATO. Il titolo è: «Il buco nero delle partecipate”. E’ l’analisi spietata del manifesto dei “38-1” sulle aziende municipali. Giudicano irrinunciabile «una grande operazione di trasparenza almeno in relazione a bilanci, piani di investimento, retribuzioni interne e benefit, politiche di assunzione e risultati economici e tariffe» delle società. «le aziende - scrivono - negli anni hanno subito trasformazioni e modifiche che hanno, in pratica, sottratto ai cittadini non solo il controllo ma anche la proprietà delle stesse, trasferendole in buona parte a gruppi di potere legati ai partiti che ne hanno modificato obiettivi e finalità». Secondo i “38-1” «per con presenza pubblica le società partecipate si sono adagiate in una visione subalterna alle logiche del mercato, operando investimenti in settori discutibili e che poco hanno a che vedere con le loro missioni originarie». «Questioni etiche - prosegue il documento - alle quali va a sommarsi lo spessore della crisi attuale, richiedono di restituire alla città quello che è della città e separare la fornitura di servizi dalle altre attività non istituzionali, che non dovrebbero più essere caricate sulle spalle dei cittadini».

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