TANTI INTERESSI PRIVATI NON FANNO UNA CITTA'!

La mer, la fin...

giovedì 12 febbraio 2009

Firenze. Primarie e risate

Giusto per farsi due risate sulle primarie fiorentine... Magari prima di piangere! MV

da Rock&Gol - blog di Firenze Repubblica
Top five (e siamo noi, a far ricca la terra…)
Postato in il 11 Febbraio, 2009

Poche ore alle primarie di coalizione. Che sono un po’ come i preliminari champions. La gente freme (?), la città mormora ma anche no, i giornali scrivono (wow), le tv intervistano (uno sballo), i candidati danno il tutto per tutto in quello che viene definito uno straordinario (parola onomatopeica abusata dal politico perchè riempie la bocca tanto da necessitare l’apnea) esempio di democrazia. Sì. I candidati iniziano a camminare sui gomiti, a giocarsi tutte le loro carte. Se gli chiedete una cosa del tipo come va?, vi diranno che passeggiando tra i banchi del mercato (i candidati vanno sempre al mercato e viene da pensare che prima di uscire la moglie giustamente gli infili in tasca la lista della spesa per la serie già che ci sei…) hanno parlato con tante casalinghe che gli hanno detto «la ci pensi lei», e poi con l’ortolano che con le sue parole ha affidato proprio a lui (il candidato/a) tutta la fiducia possibile (e un chilo di melanzane, mica scemo l’ortolano) per dare un futuro a questa città che è un luogo di “straordinarie” (e dagli …) potenzialità. Bene, dopo attenta riflessione e poco acuta osservazione ho deciso di riassumere il mio inutile punto di vista sui 5 candidati. Perché ci sta che io vada a votare alle primarie. Forse, vediamo. Non so. Boh. Magari sulla scheda ci scrivo evviva Obama. O viva Prandelli. Oppure, se mi sveglio male, evviva Steno Gola. Oppure un nome tra i cinque come estremo e ultimo atto di fede. D’altra parte per cambiare idea ci sono sempre le secondarie. I candidati sono in ordine casuale e ho evitato voti perché non è carino. E perché, soprattutto, nella vita non si sa mai.

DANIELA LASTRI.
Ha deciso di correre per prima, battendo con largo anticipo concorrenti a quel tempo inesistenti. Insomma, ci sta che la sua scesa in campo risalga alla terza media, ma la sua ambizione di certo ha un senso, anche se in tanti le hanno giocato contro. Ma un obiettivo è un obiettivo: e lei, forte dell’ottimo lavoro fatto sulla scuola, assessore molto apprezzato, ha deciso di crescere una volta per tutte. Appoggiata da Livia Turco (che però, purtroppo per lei, non vota), da un pezzetto di Pd (al momento entità più mistica che tangibile) e dall’ambizione di chi da buon giocatore sogna un ruolo di leader, la brava Daniela, che voleva attaccare, ha dovuto passare buona parte della campagna elettorale a “difendersi” per spiegare le ragioni per cui avrebbe potuto governare la città, visto che il maschilismo della politica è duro a morire e che i maligni mettevano in giro frasi del tipo: «Sì, Daniela è brava ma la vedo più come vice sindaco». Ma la Lastri è tipa tostissima. E di certo merita un applauso la sua tenuta di posizione davanti ai vecchi diessini, quelli che le hanno tolto l’appoggio all’ultimo momento per candidare Micky the shadow (ministro ombra del governo ombra del partito ombra della città ombra ). Se lei dovesse vincere le primarie si sarà presa una bella rivincita sui vecchi compagni del Pci. In caso contrario dovrà sperare che non scattino vendette trasversali, perché, come cantava Neil Young, «hey hey, my my, il vecchio partito un more mai».

Punti di forza: il pragmatismo e la passione.

Punti deboli: eloquio da sviluppare (ma come diceva il grande: il ragazzo si farà anche se ha le scarpe strette). Forse, chissà.

Con lei: Livia Turco, un po’ di Arci, Vecchi compagni della Fgci anni 70, Patti Smith, l’unione italiana produttori di orecchini da un chilo l’uno, i parrucchieri molto trendy, chi sogna una donna a palazzo vecchio.

Contro di lei: la lobby della spuma al bitter, quelli che una donna si però, quelli che nei settanta erano già vicini alla pensione, quelli che non hanno ancora capito cosa faccia esattamente l’Arci (e non sono pochi).

MATTEO RENZI
Molti lo amano, molti lo temono, perché se ci parlate mezzora c’è caso che riesca a vendervi un ciao del 78 a 34 mila euro e a farvi credere che avete fatto un affarone. Mediaticamente è fortissimo, anche se ogni tanto la voglia di stupire lo trascina oltre, come quando si presenta in tv per cucinare vestito di viola. Per la serie ti chiappo casalinghe e tifosi in una botta sola. Mah. Matteo Renzi, presidente della provincia, è la contemporaneità in persona. E’ quello giovane, quello che dice: «Quando sono nato io, nel 75, i miei avversari già facevano politica». Lui vuole rappresentare il nuovo, l’aria fresca, la gioventù. Una bella cosa, la gioventù. ma mica è detto che se sei giovane tu sia per forza migliore. Per dire: puoi essere Messi, Fabregas o Kuz. Ma anche il giovane Malusci. O il giovane Werther, un vero allegrone. Comunque Matthew è un seduttore. Il carattere c’è. Tanto che da ragazzo era un buon calciatore ma quello non gli bastava, e così si mise a fare l’arbitro. Come dire: comando io. Tra le sue prime soddisfazioni una partecipazione vittoriosa alla ruota della fortuna di Mike Bongiorno. Poi la politica, eredità di famiglia, così come la passione viscerale per la Fiorentina. Boy scout un po’ tanto ciellino, Renzi è trasversale e furbo da ammiccare a qualsiasi elettore. Il suo programma è intrigante perché, diciamocelo, già uno che ti dice che la pulizia delle strade non implica l’angoscia esistenziale di un parcheggio impossibile, per forza ti sta simpatico. Amico del Rutelli sostenitore della Clinton (e questa è una delle ragioni della vittoria di Obama), Renzi conta di prendere un po’ di voti anche a destra, sempre che uno di destra si svegli la mattina e decida di andare a votare alle primarie allargate del Pd. Lui dice che se perde lascia la politica per un po’. Gli avversari gli ricordano che per uno che possiede un’azienda non dovrebbe essere un grande sacrificio.

Punti di forza: è giovane, brillante e retorico al punto giusto.

Punti a sfavore: sta alla sinistra come Furino alla Fiorentina.

Con Lui: quelli che male che vada sarà come gli altri, i ragazzi che scoprono ora la politica, quelli che comprano un ciao del 78 a 34 mila euro.

Contro di lui: chi guarda la tv e dice: «Quello del ’75? ma se somiglia a zio Gino…». Chi guarda la tv e vede uno vestito di viola che gira il mestolo in una pentola.

LAPO PISTELLI
Il più carismatico della top five, quello che ha girato il mondo per conto di Walter per spiegare al mondo cosa fosse il Pd senza avere la minima idea di cosa in effetti fosse il Pd. Però, intanto, a differenza degli altri, si è dovuto scervellare per trovare qualche idea buona. Rispetto a Renzi è un ex dc meno giovane ma sempre aitante e può contare anche sull’appoggio dei 40 enni che dopo aver sentito Renzi ripetere che Lapo è vecchio gli dicono «O bellino, vecchio tu sarai te». Ma oltre che meno giovane, di sicuro «Lapo punto e a capo» oggi è anche meno Dc del rampante Matteo, nel senso che è riuscito a conquistare una parte di elettorato di sinistra deluso e in cerca di qualcuno che dica qualcosa di sinistra risultando quasi credibile. Insomma, quelli che nella vita non avrebbero mai pensato di votare per un ex democristiano e magari ora lo votano, passando prima da un bravo analista, però. Lapo è il più obamiano dei cinque. Per stile. Per cultura. Perché legge molto, suona il piano (la moglie da anni lo minaccia di querela se non la smette), perché è bravo a passare dal mercato (la casalinga e l’ortolano sono sempre i soliti, sia chiaro), ai temi sociali e quindi al salotto un po’ snob di designers e art-directors riuscendo a pronunciare bene queste due parole. Lui si vanta di essere un riformatore che non vende sogni e un antiberlusconiano vero. Il presenzialismo del candidato lo ha costretto a farsi vedere allo stadio. Ma lui di calcio capisce zero, tanto che a lungo ha creduto che funzionasse a chi buca entra. A renderlo molto obamiano l’amore per il Baseball, che lui sbandiera poco e niente, visto che gli hanno spiegato che la lobby del guanto e della mazza gli porta al massimo 3 voti.

Punti di forza: amico di Walter, esperto di politica internazionale: dall’Amazzonia a Ponte a Greve.

Punti deboli: amico di Walter.

Con Lui: tutti quelli che si chiamano Walter, la federazione italiana baseball, una figlia di Obama (ma non vota), le sue figlie (ma non votano), chi si fida della sua esperienza politica (e non sono pochi).

Contro di lui: la solita lobby della spuma al bitter, i berlusconiani travestiti (la coincidenza del carnevale favorisce infiltrazioni), quelli che allo stadio si sono sentiti chiedere: scusi, ma la Fiorentina è quella viola???

EROS CRUCCOLINI
Non è nel Pd, e questo nella vita può essere una vantaggio. Insomma, l’uomo che ha cambiato l’Isolotto potrebbe essere una piccola sorpresa, visto che la sua simpatia si associa alla distanza dal politichese stretto e da questa terribile angoscia da pensiero unico che ammorba la politica italiana. Eros è di sinistra, che oggi è come dire essere fan dei Kajagoogoo (se non sapete chi sono non vi siete persi niente). La sua sciarpa della pace è un cazzotto nello stomaco, però identifica bene il personaggio, e resta come un bel simbolo da sfoggiare, anche se le bandiere luride di smog appese alle finestre fanno anche un po’ malinconia. Comunque Eros è dotato di ottima ironia. Al termine di un dibattito radiofonico, quando Renzi gli ha offerto un passaggio in auto, lui ha risposto così: «Sì, bellino, se ti conosco bene e tu mi lasci alla discarica».

Punti di forza: è di sinistra

Punti deboli: è di sinistra.

MICHELE VENTURA
Deputato ombra e ministro ombra del governo ombra del partito ombra della città ombra. Diciamoci la verità, Micky non deve essere un tipo solare. Ma di certo dalla sua porta l’esperienza di chi furoreggiava già nella mitica Firenze anni ottanta, quando Lapo suonava in un gruppo versione C2 dei Depeche mode, e la nostra città sembrava davvero capitale della cultura. Michele è entrato in corsa per ultimo, spinto da quelli che temevano di restare fuori, di perdere potere nel caso di vittoria di Lapo, comunque deciso a dare un bel giro di vite a Palazzo Vecchio. Viene da pensare che più che pensare alla vittoria, il gruppo dei vecchi diessini punti a far pesare i consensi nella fase successiva, o ad allearsi con Young Renzi se si arriva al ballottaggio. L’importante, per loro, è che non vinca Lapo punto e a capo. Attuali come un pezzo degli Spandau Ballet, i ragazzi della spuma al bitter vantano l’appoggio di D’Alema. Ma ci sta che D’Alema non ne sia al corrente.

Punto di forza:. L’esperienza, il ritorno del montgomery.

Punto debole: linguaggio politico ormai intraducibile.

Con lui: la lobby della spuma al bitter, i possessori di una Skoda del 76, gli amanti del vintage, il barista di Vie Nuove, Tony Hardley, voce degli Spandau Ballet.

Contro di lui: il tempo che passa, il mondo che cambia, i produttori di creme solari.

Se siete arrivati fino in fondo vi ringrazio della fiducia e cerco di sdebitarmi rendendo omaggio a un grande e a una canzone che merita di essere ricordata così come era, alla faccia di una cover buttata via.
Un saluto. b.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Fantastico ... perchè non lo fate anche per i candidati a Prato ......ah ... ah ....


cipolla verde