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La mer, la fin...

domenica 22 febbraio 2009

Rifiuti. Comunità minacciata, comunità salvata: il caso Capannori

da Terranauta.it
Comunità minacciata, comunità salvata: il caso Capannori
di Daniel Tarozzi

Capannori è finita sotto i riflettori in quanto è stato il primo paese italiano ad attuare la strategia Rifiuti Zero, elaborata da Paul Connet, che ha permesso al comune di raggiungere in poco tempo una raccolta differenziata dell’83%. Ma come si è arrivati a tanto? Lo abbiamo chiesto a Rossano Ercolini, coordinatore dell’osservatorio Rifiuti Zero.

Tutto nacque con un inceneritore. O meglio con la mancata realizzazione di un inceneritore. Correva il 1994 e le autorità competenti avevano deciso di costruire un inceneritore nel territorio di Capannori. La popolazione a quel punto si mobilitò e, per utilizzare le parole di Rossano Ercolini - coordinatore dell’Osservatorio Rifiuti Zero istituito con la delibera con la quale il comune di Capannori ha formalizzato l’adesione alla strategia Rifiuti Zero – “si passò da una comunità minacciata ad una comunità salvata”.

Quella mobilitazione, infatti, non fu estemporanea. Forse grazie alla vittoria ottenuta nel 1997 (l’inceneritore alla fine non fu costruito), forse grazie alla contingenza delle vicissitudini, fatto è che da quel momento qualcosa è cambiato e una serie di persone si sono messe in movimento e, a distanza di 14 anni, hanno fatto di Capannori uno degli esempi più noti e virtuosi di comune che adotta le cosiddette “buone pratiche”.

Rossano Ercolini - intervenuto al convegno RIfiuto: RIduco, Riciclo, organizzato dalla Macro Edizioni – racconta con orgoglio evidente le battaglie combattute e vinte: l’incontro con Paul Connet del 1996, il passaggio dalla strategia del “no all’inceneritore” a quella del “sì ai Rifiuti Zero”, il raggiungimento di percentuali altissime nella raccolta differenziata porta a porta e così via.
Durante il suo intervento appassionato, travolgente, ha affermato con foga: “nel ’97 celebrammo la grande vittoria contro l’inceneritore, una grande realtà che io porto dentro e che ci dette immediatamente la forza per ripartire. Risolto un problema, ci volgemmo verso il prossimo ostacolo. Ormai eravamo partiti.

In questo percorso naturalmente era aumentata la competenza” e in un altro punto del suo intervento: “glielo abbiamo dimostrato! Non eravamo solo quelli del no, ma eravamo quelli che dicevano sì a obiettivi di innovazione e di miglioramento complessivo dal punto di vista sociale, della partecipazione, ma anche dal punto di vista della scelta delle migliori pratiche, delle migliori tecniche e delle migliori possibilità alternative”.

Appena terminato il suo intervento lo abbiamo intervistato per Terranauta.
Rossano Ercolini, che cosa è successo a Capannori?
“Capannori, 45.000 abitanti, è stato il primo comune italiano ad aver dichiarato nel 2007 la strategia dei Rifiuti Zero. Per raggiungere questo obiettivo abbiamo dovuto affrontare una serie di passaggi fondamentali. Tra questi la partenza graduale del porta a porta. All’inizio, quando lo proponevamo negli anni ’90, eravamo sbeffeggiati come visionari, come stupidi visionari. Ma avevamo ragione noi. I nostri sogni visionari furono presto messi in pratica e addirittura le nostre ipotesi si rivelarono inferiori ai risultati! Quando ci consideravano dei folli prevedevamo un 65% di resa della raccolta differenziata. Dopo pochi anni, raggiungemmo l’83%...”
Che ruolo hanno avuto gli abitanti di Capannori?
“Loro sono stati il cuore di tutte le nostre iniziative! Le persone che brontolano, che discutono, che non sono mai contente, quando sono messe nella condizione di poter fare, quando trovano una pubblica amministrazione mediamente in gamba pronta a riconoscere anche i piccoli sacrifici che devi compiere, si rivelano essere molto migliori di quanto appaiano! Quando la gente si accorge di essere parte del problema, immediatamente diventa parte della soluzione di quel problema. Il problema sono gli amministratori. Nel caso di Capannori abbiamo trovato degli amministratori attenti. Questo anche grazie alle amicizie personali costruite negli anni, e al fatto che alcuni degli amministratori in carica adesso erano parte di quel movimento, erano semplici cittadini come il sottoscritto”.

Possiamo quindi affermare che le iniziative sono partite dal basso e solo in un secondo momento sono state guidate dalle vostre amministrazioni?
“Assolutamente sì. Senza nulla togliere agli attuali amministratori, che sono bravissimi, spesso ai media e agli osservatori sfugge l’importanza del ruolo svolto dal vastissimo movimento che si è mosso dal basso. Non sarebbe stato possibile raggiungere l’83% di raccolta differenziata senza l’esistenza di una sensibilità diffusa, di un dibattito che durava a un decennio a Capannori.
Io sono capannorese e sono molto orgoglioso vedere il comune di Capannori insieme alle municipalità internazionali nella lista delle città che aderiscono alla Zero Waste. Capannori International! Capannori City! È un’emozione difficile da descrivere. O forse io sono un po’ bambino ed esagero in questa emozione”.

Ma in pratica, quando si dice rifiuti zero cosa si intende?
“Intanto si intende un patto condotto tra tre soggetti: i produttori, la distribuzione e i cittadini utenti, le persone che consumano e quindi producono rifiuti. Ecco, questo è lo scheletro attraverso il quale si imposta una strategia rifiuti zero.
Naturalmente raggiungere dei punti di equilibrio sempre più avanzati non è un gioco, però nel momento in cui tu chiami in causa la responsabilità estesa del produttore e la responsabilità a valle di ognuno di noi e nel momento in cui hai convinto l’amministrazione ad attuare il porta a porta sei ad un ottimo punto per mirare ad obiettivi ancora più ambiziosi come quelli dei rifiuti zero”.

Ma in concreto rifiuti zero significa che non esisteranno più rifiuti per niente? Ed entro quanto?
“L’obiettivo Capannori Rifiuti zero è per il 2020. Abbiamo quindi una strategia idealistica in un tempo realistico. Questa è la sintesi, è la road map che indica un percorso che ci porterà se non essere proprio a rifiuti zero ad essere - come viene detto nel movimento internazionale -dannatamente vicini a zero.
Ogni giorno dovremmo combattere i rifiuti; ogni percentuale, ogni punto percentuale, sottratto prima allo smaltimento e poi al rifiuto non prodotto segna o non segna il progresso verso l’arrivo dei rifiuti zero”.
Tra le città che si sono poste come obiettivo i rifiuti zero, oltre a Capannoni ci sono città come Los Angeles e San Francisco...
“Sì. Fino a poco tempo fa nemmeno le persone più sensibili a questi temi avevano sentito parlare del nostro comune. All’inizio, quindi, nonostante io abbia un grande attaccamento e rispetto per Capannori, mi veniva un po’ da ridere a vedere mio piccolo paese toscano affiancato a città come San Francisco, Canberra, Buenos Aires, Alifax. Mi sono detto Capannoni come la Silicon Valley… e in effetti è una provocazione che però segna un elemento di realismo che dimostra come noi ci stiamo avvicinando al futuro”.>

Ma quindi anche realtà molto più grandi come San Francisco riescono ad applicare questo modello! Anche in Italia allora la strategia “zero rifiuti” potrebbe essere adottata da grandi metropoli come Roma o Napoli?
“Sì. La prima cosa da fare è sottrarre la parte biodegradabile dal resto riciclabile attraverso la diffusione dei sistemi di compostaggio. I materiali secchi come la carta, i metalli, il vetro e le plastiche possono poi essere selezionati addirittura per via manuale! Ovvio che l’ideale è usare impianti tecnologici che sono, ovviamente, infinitamente meno inquinanti degli inceneritori”
E adesso cosa succederà a Capannori?
“Per quanto riguarda il mio comune vedo che ci sono delle iniziative molto virtuose. Però se poi mi metto a fare le pulci vedo che sull’urbanistica non si riesce a perdere il vizietto dell’eccesso di cementificazione; nella mobilità non si fa così altrettanto come si è fatto nella gestione dei rifiuti. Bisogna invece cambiare paradigma e mostrare come si possa ridurre la mobilità. Anche lì c’è da combattere! Bisogna elaborare dal basso progetti di nuova viabilità che poi possano e debbano essere ripresi dalle amministrazioni. È quindi un progetto molto impegnativo.
Ma l’esempio smuove più di mille conferenze, anche di scienziati autorevolissimi. Poter affermare che in un tal luogo si attua una determinata politica significa affermare che la stessa politica si può attuare anche nel proprio comune.
Queste cose stanno già avvenendo. Il futuro è già presente e allora io lo posso portare anche a casa mia”.

Chiudiamo con un’ultima affermazione tratta dall’intervento di Rossano: “Andare oltre il porta a porta, dichiarando come obiettivo rifiuti zero, significa depotenziare la possibilità di nuovi inceneritori scoraggiando i loro sostenitori e mostrando una reale alternativa al problema”.

Elementare no?

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