MV
da il Tirreno del 10/02/09
Candidati divisi tra maxi e mini-giunta
Quote rosa, esterni e libertà di manovra. E Abati ha già due nomi
In che modo il Comune potrà usare gli strumenti urbanistici per dare soluzione ai problemi della città (vedi immigrazione e macrolotto zero) o per incentivare lo sviluppo?
E come può il Comune contribuire a contenere i costi delle aree industriali, come diceva prima Abati?
Infine una terza domanda secca: qual è la vostra soluzione preferita per l’area del vecchio ospedale?
Nincheri: «Credo che il momento sia maturo per poter pensare a un nuovo piano regolatore. Molto spesso gli interventi fatti sono stati concepiti su una sorta di urbanistica contrattata, per cui si è proceduto a macchia di leopardo. Alcune risorse si possono mettere in circuito per le aree del Macrolotto zero. Penso che lì sarebbe utile poter ragionare su un progetto di una cittadella delle arti e dei mestieri che tenga insieme la diversità etnica e un’idea per ricostruire quel pezzo di città. Infine proporrei una rilessione anche sul polo espositivo per capirne funzionalità, viabilità e più in generale l’appesantimento che creerebbe sull’area sud già densa. Propongo che in quella zona sia prevista una cittadella ambientale capace di attrarre aziende che lavorano sulle energie alternative. Quello che però mi preme è che si passi da un’urbanistica contrattata a un’urbanistica partecipata. Nell’area del vecchio ospedale mi piacerebbe un progetto per l’università con annessi servizi».
Carlesi: «I due macrolotti sono un punto di forza. In particolare il macrolotto 2, ancora in parte da costruire, ha già in sé una serie di infrastrutturazioni importanti. Bisogna completare quella parte di macrolotto 2 che ha una destinazione commerciale terziaria e che potrebbe essere straordinariamente legata all’operazione ex Banci. Tutta la parte alberghiera e dei servizi potrebbe trovare lì un ulteriore appoggio. Nell’area del vecchio ospedale si dovrebbero abbattere quelle parti che non hanno pregio architettonico, recuperare quelle storiche e prevedere una funzione formativo-culturale. Sui prezzi delle aree industrali bisognerebbe andare a incidere sulla speculazione sugli affitti».
Abati: «Premetto che vorrei fare un programma fattibile, con un orientamento preciso ma che sia anche concreto perché se no poi l’azione di governo viene mortificata. Sui costi delle aree industriali faccio un appello: questa è una città che ha bisogno di un po’ più di fiducia e disponibilità anche da parte dei suoi cittadini. Non si può pretendere che sia solo l’amministrazione a porsi il problema degli obiettivi e della strategia per il futuro di Prato. Bisogna che lo facciano anche i cittadini, tutti quanti. Allora dico: meno profitto oggi per costruire una città che renda efficaci gli investimenti più in là nel tempo. Sul vecchio ospedale vorrei che fosse la città a porsi il problema di cosa fare in questa area. Sarebbe importante avere un polmone verde per il centro ma con qualche attività sociale e ricreativa perché se no rischierebbe di diventare uno i quei luoghi morti e pericolosi col buio. E’ da capire bene anche la proposta di collocare lì il polo tecnologico. Noi abbiamo un rapporto importante con l’Università di Firenze. Però vorrei qualcosa di più. Cantiamo le lodi del Pin, ma bisogna sapere che è un costo molto elevato per la collettività e credo sia necessario misurare l’efficacia dei corsi di studio e di laurea che vi si fanno. La proposta del polo tecnologico va oltre il ruolo dell’Università perché dovrebbe essere fatto anche con la presenza di qualche grande impresa internazionale e grande gruppo di ricerca: bisogna che ci siano investimenti privati. Sul Macrolotto zero: l’urbanistica è lo strumento principale che abbiamo per risolvere i problemi di quella zona. Non soltanto dal punto di vista della presenza della comunità cinese, ma di riqualificazione complessiva dell’area. Ovviamente bisogna sapere che tutto questo va fatto con l’urbanistica contrattata, con la collaborazione dei proprietari degli immobili».
Ex Banci, qualcuno sa, oltre gli slogan, se ha ragion d’essere un polo espositivo?
Carlesi: «Per la collocazione geografica, per la possibilità di fare un polo non solo espositivo ma anche congressuale e per gli eventi, per la grande capacità della zona di offrire opportunità culturali e ambientali e gastronomiche, io credo potrebbe esser davvero concorrenziale. Sono convinto che sarà una grande opportunità, ma mettendoci sopra tanto altro e soprattutto stanando le banche».
Abati: «Sull’ex Banci c’è una previsione della Regione, riconfermata da Martini, sono d’accordo gli industriali delle tre province, le camere di commercio, alcuni investitori istituzionali molti forti tra i quali la Cassa depositi e prestiti. Io credo dunque che si possa sgombrare il campo dai dubbi. Ma il nostro valore aggiunto è la collocazione geografica. Firenze deve capire che non esiste una città che abbia il polo espositivo dentro la città. La Fortezza e l’Ex Banci dovranno avere un ruolo sinergico. Anche l’indotto potrebbe essere volano di sviluppo. E forse il punto vero è proprio questo: la preoccupazione di Firenze è che se il polo si fa qua l’indotto ricade su Prato. Ma questa è una delle condizioni».
Nincheri: «L’Ex Banci sarà un’occasione se sarà inserito in un ragionamento di area vasta, ma i rapporti con Firenze restano il punto nero».
Un’idea da mettere in campo subito per il centro storico.
Carlesi: «Il centro storico vive dalle 8 di mattina e alle 19,30. Va fatto vivere più a lungo con mostre, eventi, visite serali anche ai musei. Va fatto un ragionamento anche sul commercio: i negozi sono molto piccoli e non reggono, forse, la concorrenza. Vedo città che stanno rafforzando le dimensione dei negozi dando ai luoghi più piccoli una vocazione legata per esempio all’artigianato».
Nincheri: «Bisogna lavorare per far sì che torni ad essere un luogo vivo e per farlo è necessario coinvolgere le attività che ci sono e cercare di costruire con loro un piano sull’apertura anche il dopocena. Poi si tratta di di curare la città e perchè no, pensare a un percorso pedonale tra le attività culturali».
Abati: «Intanto bisogna smettere di dipingere la città peggio di come è. Non è vero che il centro storico è svuotato. Il Comune deve mantenerlo bene, con un progetto di arredo urbano che sia migliore di quello attuale, deve garantire la pulizia. Ma c’è bisogno del rispetto delle regole: se il centro è fatto di una zona a traffico pedonale e a traffico limitato e se ci sono dei parcheggi riservati ai residenti e a pagamento, bisogna far rispettare le regole. C’è un problema di vivibilità del centro e qui l’amministrazione può fare qualcosa: incentivare orari diversi della ristorazione, incentivare i tavolini fuori con la possibilità di fare sconti sulla Tosap se gli esercizi si preoccupano di fare anche un minimo di programmazione culturale».
Si parla di rinnovamento, di aria nuova: il primo banco di prova del sindaco, su cui la città verificherà se le scelte sono state fatte in autonomia, sarà la costituzione della giunta. Avete già idee?
Carlesi: «La mia giunta sarà ridotta nei numeri. E’ uno dei miei cavalli di battaglia non per demagogia, ma perchè ritengo che si possa lavorare meglio attribuendo più responsabilità agli assessori e anche ai presidenti di circoscrizione. Ora gli assessori sono 12, penso che si possa scendere a 8, più il sindaco. Le persone dovranno essere stimate e individuate anche oltre il campo della politica».
Abati: «Il punto vero non è quanti assessori ma che tipo: intanto c’è bisogno di un rinnovamento significativo nella squadra di governo, c’è bisogno di qualità, di competenze e di grande disponibilità a lavorare. Voglio una giunta di sgobboni. L’impegno principale è quello dell’ascolto della città, il problema dei problemi che emerge sempre è: state a sentire quello che si dice. Ed è vero, perchè un buon amministratore è quello che è in sintonia con la città e non quello pensa di capire tutto a prescindere. La mia sarà anche una squadra aperta, non fatta cioè soltanto di soggetti di provenienza politica; e tutta, ripeto tutta, scelta da me e non imposta dai partiti. Due nomi potrei già dirli, ma preferisco aspettare (sarebbero Melighetti e Stancari ndr)».
Nincheri: «La mia giunta? La descrivo con uno slogan: che stia più tra le gente e meno negli uffici. Credo sia l’unica strada per ricostruire un rapporto con la città».
(testi raccolti da Cristina Orsini)
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