TANTI INTERESSI PRIVATI NON FANNO UNA CITTA'!

La mer, la fin...

sabato 28 febbraio 2009

Prato non deve chiudere. La diretta - 6




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Prato non deve chiudere. La diretta - 3

la piazza dall'alto...



Prato non deve chiudere. La diretta - 2




Prato non deve chiudere. La diretta

ore 9,20... Inizia la manifestazione... Ma la piazza non è piena...



Editoriale. Riflettere per non far chiudere Prato

Per parlare del futuro di Prato, le “terribili semplificazioni” e gli slogan li lasciamo volentieri ad altri: nessuno ha soluzioni “pronte all’uso”, e c’è da diffidare fortemente di chi ne ha, così come di chi propone – nonostante abbia teoricamente i mezzi per poter produrre analisi e idee di ben altro spessore – “piani di difesa” che hanno dimostrato tutto il loro scarso valore negli ultimi dieci anni. Stiamo infatti parlando di una crisi del distretto – e della comunità - che non è di ora, una situazione che è acuita dalla crisi internazionale di cui non si vede una prossima fine.
Quindi, più che “soluzioni” vogliamo offrire degli spunti di discussione, delle idee in nuce da rielaborare in un processo partecipato non di “difesa” o di “sopravvivenza”, ma di ri-costruzione della città.
E’ quindi prioritario, intanto, costruire un nuovo patto sociale e di cittadinanza, che veda partecipi tutte le comunità presenti sul territorio e le renda corresponsabili della vita e del destino della città e della provincia: in questo momento è necessario non ripiegare su se stessi, ma proiettarsi su nuove dimensioni e avere la forza – e la volontà - di coinvolgere tutti.
Sul piano economico, ipotizzare una differenziazione ed una articolazione del sistema produttivo su linee diverse dalle tradizionali, come ad esempio:
(a) salvare il salvabile del tessile – inteso come qualità ed innovazione di prodotto, e di “chiusura della filiera” grazie anche ad una nuova sinergia con il “distretto manifatturiero” cinese;
(b) proprio per “vocazione storica” della città, implementare già nel breve periodo un’industria del riciclo, del riutilizzo e del recupero che possa porsi come punto di riferimento a livello nazionale nella gestione del “ciclo dei rifiuti”, con una ricaduta positiva anche sul piano ambientale (oltre che lavorativo);
(c) creare sin da subito di un circuito di moneta locale (esistono già gli esempi e le teorie, manca un’applicazione su larga scala), quindi svincolato dagli strumenti classici del credito bancario, da collegare successivamente alla riconversione di parte dell’economia distrettuale verso la produzione di beni e servizi per il consumo su scala locale – secondo modelli ecologicamente e socialmente sostenibili.
Prato ha poi bisogno di ritornare a “fare” cultura: alla politica di devastazione e svendita del patrimonio storico-ambientale della città - dalla speculazione edilizia delle Cascine di Tavola alla sepoltura di Gonfienti – alla filosofia del consumo a tutti i costi (vedi Multisala, cento storico ed Ex Banci), contrapporre politiche destinata a creare un ambiente favorevole al fermento culturale ed artistico, dalla realizzazione di un grande Centro di Cultura Sinica di livello mondiale (proposta che abbiamo lanciato alla fine di gennaio sulla rivista Wan Li) al rilancio di istituzioni importanti come il Museo Pecci e il Teatro Metastasio, giusto per fare degli esempi.
Noi ci siamo, pronti a discutere e confrontarci su questi come su altri argomenti. Altri lo sono?

Lanfranco Nosi - Riccardo Buonaiuti
Per Municipio Verde

Prato non deve chiudere. Il nostro dovere?

La "scelta di azione e di politica territoriale" espressa dal presidente Logli è quindi la "difesa del distretto".
Tutti insieme, appassionatamente... Ma per che cosa? Dove sono questi "progetti" che dovrebbero rilanciare un distretto in crisi da un decennio? Dove è "l'impegno per il rilancio"? Dove sono le "azioni comuni"? Ma soprattutto, veramente a Prato può bastare l'unica prospettiva della "difesa" del tessile?
E' veramente una visione "strategica", a lungo termine, quella che abbiamo di fronte? Da quale "crisi" vogliamo uscire? Da quella congiunturale, o da quella strutturale? E se la ripresa economica dovesse, come qualcuno stima, esserci solo alla fine del 2010 - inizi del 2011 - che facciamo?
Il nostro dovere, quello vero, non è quello di alzare la voce - in particolare se chi alza la voce ha avuto responsabilità di governo del territorio negli ultimi cinque anni, perché qualche responsabilità la avrà pure lui - ma quello di ripensare Prato al di là del contingente, pure importante.
Il concentrarsi sulla situazione attuale fa il gioco di chi negli ultimi anni non ha saputo produrre idee in grado di superare un sistema produttivo che poteva andar bene negli anni Settanta/ottanta, ma che oggi dimostra tutti i suoi deficit.
Proviamo allora, tutti insieme, ad immaginarci Prato come uno straccio - memori delle tradizioni cenciaiole della città - e a come fare, da questo "straccio", una città rinnovata.
MV

da la Nazione del 28/02/09
Un nostro dovere alzare la voce


PRATO oggi ritrova il suo orgoglio. Chiediamo aiuto con la forza del nostro lavoro e delle nostre imprese. Il nostro distretto è un cuore pulsante dell’industria tessile italiana. E’ una ricchezza dell’intero Paese. Per questo è un dovere alzare la voce. E’ un dovere rivendicare il ruolo di “Fiat del tessile italiano”.
Tutti insieme per difendere il distretto. Questa frase è più di uno slogan. E’ una scelta d’azione e di politica territoriale, una bella scommessa del “tavolo di distretto”. La manifestazione di oggi segna una svolta e un’occasione di speranza vera e concreta: non ci sarà futuro senza progetti condivisi, azioni comuni, impegno per il rilancio. Da domani niente dovrà essere come prima: se crediamo in questa strategia dobbiamo giocarla fino in fondo.
Prato ha stoffa per il futuro. Dobbiamo puntare molto sul coraggio di stare insieme - istituzioni, forze economiche e sociali – e di rischiare per un domani che è già dietro l’angolo.
Lo dobbiamo a chi ha un lavoro, a chi lo ha perso, ai giovani che cercano il loro primo impiego. Dobbiamo avere la capacità di fronteggiare l’emergenza con strumenti adeguati, che non dimentichino nessuno di coloro che sono in difficoltà, e di fare progetti che consentano al distretto di agganciare la ripresa economica quando ci sarà.
SIAMO stati abituati, da sempre, a cavarcela da soli. Per decenni ci siamo rimboccati le maniche e con il lavoro abbiamo prodotto ricchezza per la nostra comunità e per l’intero sistema economico nazionale. Oggi diciamo che da soli non usciremo dalla crisi e che ci vogliono interventi speciali e mirati. Non è un modo per disimpegnarci. Siamo pronti a combattere la nostra battaglia ma ci attendiamo ascolto vero e risposte concrete dal Governo. Non c’è tempo per attendere oltre.

Massimo Logli
Presidente della Provincia

Prato non deve chiudere. Dietro un "pannicello" lungo un chilometro?

Ma che fior fiore di relatori si alterneranno sul palco!!! Logli, Romagnoli, Marini, Acerbi, Giacomelli, Marigolli...
Qualcuno che si alzi e gli dica, chiaramente, che è anche responsabilità loro, la crisi del distretto, ci sarà???
Perché oggi ci saranno a manifestara istituzioni, partiti, sindacati, e chi più ne ha più ne metta, ma qualcuno di questi ci dirà che intende fare dopo questi due anni? O sono tutti convinti che, "passato il momento", tutto potrà ritornare come prima?
Il rischio, vero, è che oggi Prato si mobiliti dietro un "pannicello caldo", lungo un chilometro...
MV

da il Tirreno del 28/02/09
Tutta la città dietro lo striscione record

Da piazza Mercatale al Buzzi sfila uno slogan lungo un chilometro

Oltre ottocento persone faranno sfilare LA super bandiera. Maxi scritta composta con le casse dei filati. E due concerti

PRATO. Ci siamo, la città scende in piazza. Una mobilitazione generale per dire che “Prato non deve chiudere” per richiamare l’attenzione del governo sulle difficoltà del distretto. Fin dalle 9 di stamani sfilerà da piazza Mercatale fino all’Istituto Buzzi la super bandiera lunga oltre un chilometro sorretta da un migliaio di manifestanti. Lo striscione-simbolo della mobilitazione del distretto tessile di Prato porta la scritta ripetuta molte volte “Prato non deve chiudere”, lo slogan scelto dal Tavolo di Distretto per la sollevare il caso Prato e trovare interlocutori in Regione e al Governo.
Ecco in sintesi il programma della giornata:
In piazza Mercatale. Il palco allestito in piazza Mercatale è corredato da uno striscione di otto metri sempre con lo slogan “Prato non deve chiudere”. La stessa scritta di diverse decine di metri quadri sarà anche montata utilizzando come struttura le classiche “casse da filato” coperte di carta colorata.
Dalle 9 tutti in piazza. Un po’ prima delle 9, orario di inizio della manifestazione, il camion che trasporta lo striscione sarà posizionato sulla piazza, dal lato del ponte Mercatale e poco lontano dall’incrocio, e cominceranno le complesse operazioni di srotolamento della super bandiera che dovrà percorrere la piazza (direzione via S. Margherita), seguirne la curva, percorrerne tutto il tratto rettilineo e dirigersi verso via S. Silvestro. Nella piazza ci saranno 50 persone come servizio d’ordine con una fascia arancio al braccio, mentre 30 persone, con una pettorina arancio, dovranno coordinare i movimenti del bandierone.
Apertura della giornata. Nel frattempo avrà inizio la mobilitazione. Sul palco aprirà la giornata il presidente della Provincia Massimo Logli, poi il sindaco Marco Romagnoli, il presidente dell’Unione industriale Riccardo Marini, il presidente di Confartigianato Stefano Acerbi, il presidente di Confesercenti Alessandro Giacomelli e il segretario Cgil Manuele Marigolli. Subito dopo sul palco proseguirà lo spettacolo “A forza di essere vento”. I Four Steps Choir, un coro di 40 elementi e una piccola orchestra, diretti da Gloria Clemente, presenteranno uno spettacolo dedicato a Fabrizio De Andrè.
La bandiera parte dalla piazza. Alla fine dell’apertura della giornata la testa della bandiera si troverà ormai all’imbocco di via San Silvestro. La precedono i Gonfaloni e le autorità della Provincia, dei Comuni del territorio e di molte città tessili insieme ai rappresentanti delle categorie e dei sindacati. I primi metri della bandiera verranno sorretti da duecento ragazzi del Buzzi fra studenti di quinta e Pagliette. Poi ci vorranno almeno altre ottocento persone per far camminare lo striscione, che nel frattempo sarà anche fotografato e filmato da un elicottero. La bandiera è un vero record di lunghezza che supera di un paio di metri quella della pace, realizzata sempre a Prato qualche anno fa. Il corteo attraverserà piazza S. Marco e da qui in via Ferrucci e in viale della Repubblica fino al Buzzi.
L’arrivo all’istituto Buzzi. Il percorso è lungo circa tre chilometri e ci vorranno probabilmente circa due ore perché la testa della bandiera arrivi all’Istituto Buzzi, dove l’attendono altri studenti di tutte le scuole superiori. A intrattenerli nell’attesa il gruppo Black hand, il batterista Edoardo Lanzarini, i chitarristi Andrea Innocenti Bardazzi e Lorenzo Banci, il bassista Nicolò Visintin e la voce Marco Moschiti. Poi inizieranno le operazioni, anche queste non semplici, di arrotolamento. La bandiera tornerà sullo stesso camion con cui è stata trasportata al mattino.

da la Nazione del 28/02/09
Bandiera record contro la super crisi

Stamani attese migliaia di manifestanti in piazza Mercatale
E’ IL GIORNO della mobilitazione contro la crisi. Simbolo della manifestazione una super bandiera: sarà lunga oltre un chilometro e sarà sorretta da un migliaio di manifestanti. Lo striscione-emblema del distretto tessile di Prato porta la scritta ripetuta molte volte ‘Prato non deve chiudere’, lo slogan scelto dal Tavolo di Distretto per la sollevare il caso Prato e trovare interlocutori in Regione e al Governo.

ALLE 9 IL VIA – Un po’ prima delle nove, orario previsto per l’inizio della manifestazione, il camion che trasporta lo striscione sarà posizionato sulla piazza, dal lato del ponte Mercatale e poco lontano dall’incrocio, e comincieranno le complesse operazioni di srotolamento della super bandiera che dovrà percorrere la piazza (direzione via Santa Margherita), seguirne la curva, percorrerne tutto il tratto rettilineo e dirigersi verso via San Silvestro. Nella piazza ci saranno 50 persone come servizio d’ordine con una fascia arancio al braccio, mentre 30 persone, con una pettorina arancio, avranno il compito di coordinare i movimenti del bandierone.

SUL PALCO - Nel frattempo avrà inizio ufficialmente la mobilitazione. Sul palco aprirà la giornata il presidente della Provincia Massimo Logli, poi il sindaco Marco Romagnoli, il presidente dell’Unione industriale pratese Riccardo Marini, il presidente di Confartigianato Imprese Stefano Acerbi, il presidente della Confesercenti Alessandro Giacomelli e il segretario della Cgil Manuele Marigolli. Subito dopo sul palco proseguirà lo spettacolo «A forza di essere vento». I Four Steps Choir, un coro di 40 elementi e una piccola orchesta, diretti da Gloria Clemente presenteranno uno spettacolo musicale dedicato a Fabrizio De Andrè.

LA BANDIERA PARTE – La testa della bandiera si troverà all’imbocco di via San Silvestro. La precedono i gonfaloni e le autorità della Provincia, dei Comuni del territorio e di molte città tessili insieme ai rappresentanti delle categorie e dei sindacati. I primi metri della bandiera verranno sorretti da duecento ragazzi del Buzzi fra studenti di quinta e Pagliette. Poi ci vorranno almeno altre ottocento persone per far camminare lo striscione, che nel frattempo sarà anche fotografato e filmato da un elicottero. La bandiera è un vero record di lunghezza che supera di un paio di metri quella della pace, realizzata sempre a Prato qualche anno fa. Il corteo attraverserà piazza San Marco e da qui in via Ferrucci e in viale della Repubblica fino all’istituto Buzzi.

L’ARRIVO – Il percorso è lungo circa tre chilometri e ci vorranno probabilmente circa due ore perché la testa della bandiera arrivi al «Buzzi», dove l’attendono altri studenti di tutte le scuole superiori. A intrattenerli nell’attesa il gruppo «Black hand», il batterista Edoardo Lanzarini, i chitarristi Andrea Innocenti Bardazzi e Lorenzo Banci, il bassista Nicolò Visintin e la voce Marco Moschiti. Poi inizieranno le operazioni, anche queste non semplici, di arrotolamento. La bandiera tornerà sullo stesso camion con cui è stata trasportata al mattino.

IL ‘GEMELLAGGIO’ - In piazza Mercatale saranno presenti, in rappresentanza delle città tessile riunite sotto la sigla Acte, che ha aderito alla mobilitazione pratese, Provincia e Comune di Biella, Provincia di Pistoia, Comune di Carpi e Comuni di Montemurlo, Agliana e Montale. Ma l’accordo fra le città tessili per richiedere all’esecutivo nazionale di essere inserite nel pacchetto di ‘aiuti di Stato’ a sostegno dell’economia, come avvenuto per il settore dell’auto, intende fare da sostegno a una mobilitazione generale e coordinata.
Il vicepresidente della Provincia Daniele Panerati e l’assessore Fabio Giovagnoli hanno partecipato al Forum di Biella, dove la presidente della Regione Piemonte Mercedes Bresso, le amministrazioni locali, la Camera di Commercio, Confindustria e sindacati, hanno ribadito la necessità di coordinare le iniziative delle varie realtà per fare pressione sul Governo. Ma soprattutto si è rilanciato l’iniziativa tessile e salute che riguarda l’applicazione della direttiva europea sull’utilizzo dei coloranti per tessuti. “La direttiva vieta l’utilizzo di alcuni coloranti riconosciuti nocivi alla salute in tutti i paesi europei, che non possono né produrli né utilizzarli – spiega Panerati – Ma non vieta l’importazione, che infatti avviene senza problemi. L’azione dei distretti ha l’obiettivo di vietare l’importazione dei tessuti che li contengono, anche perché ne va della nostra salute”.

Archeoambiente. Presi per la Kylix


Grazie alla "magnanimità" della Soprintendenza per i Beni Artistici della Toscana, la famosa kilyx rinvenuta a Gonfienti potrebbe - il condizionale in questi casi è d'obbligo, ovviamente - essere riportata "temporaneamente" a Prato, in "occasione di un evento importante".
Così ci racconta l'assessore Mazzoni, rispondendo ad una interrogazione del consigliere Taiti, che sorprendentemente si dichiara pure "soddisfatto" (da rimanerci allibiti).
Già una cosa del genere dovrebbe far salire il sangue a chiunque abbia a cuore il destino dei reperti rinvenuti a Gonfienti e del sito archeologico, perché rimane perlomeno ridicola la motivazione per cui si sta aspettando l'individuazione di una "sede definitiva". Vogliamo aspettare un altro po' a realizzarla? Vogliamo aspettare che finiscano i lavori infiniti del Museo Civico? Ma una collocazione altrettanto sicura, ma temporanea, a Prato era proprio impossibile trovarla?
Ma il culmine Mazzoni lo raggiunge sullo stato di abbandono degli scavi e del sito archeologico: il Comune si "impegnerà a verificare la possibilità di sostenere un intervento di ripulitura in tempi brevi". Orbene, sono mesi che il sito archeologico versa in situazioni disastrose, sono state fatte più volte delle segnalazioni... E il Comune, nella persona dell'assessore alla Cultura, verifica oggi se è possibile intervenire.
Ma veramente volete prenderci per il naso???

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dall'Ufficio Stampa del Comune di Prato

La famosa 'kylix' attributa al pittore greco Douris, rinvenuta nel sito archeologico di Gonfienti e ora custodita nella cassaforte del museo archeologico di via della Colonna a Firenze, potrebbe essere esposta temporaneamente nella nostra città in occasione di un evento importante. La Soprintendenza per i beni artistici della Toscana ha, infatti, espresso la propria disponibilità a esporre il prezioso reperto prima ancora che venga individuata la sua collocazione definitiva in una sede di massima sicurezza. A comunicare la novità è stato l'assessore alla Cultura, Andrea Mazzoni, rispondendo ad una interrogazione di Massimo Taiti, capogruppo dell'omonima lista civica in consiglio comunale, che aveva chiesto quali iniziative il Comune pensava di prendere 'per riportare a Prato e mettere a disposizione del pubblico la Kylix di Douris'.
Mazzoni ha risposto anche alla richiesta di Taiti di conoscere le ragioni del 'degrado e dell'abbandono' dell'area di Gonfienti, spiegando che il mancato intervento di ripulitura e sistemazione dell'area, di competenza della Soprintendenza, 'è interamente dovuto alla ristrettezza dei fondi a disposizione'. 'Se le risorse della Soprintendenza - ha riferito Mazzoni - erano già ridotte in passato, nell'ultimo anno hanno subito ulteriori drastiche contrazioni a seguito dei tagli ministeriali'. Il Comune si impegnerà, comunque, a verificare la possibilità di sostenere un intervento di ripulitura in tempi brevi.
Resta inalterata - ha assicurato l'assessore - la volontà dell'amministrazione di progettare le visite degli studenti ma solo se la Soprintendenza potrà garantire l'apertura regolare degli spazi del Molino di Gonfienti, dove sono conservati i reperti e dove i ragazzi possono asssistere alle attività di restauro. E rimane immutata la volontà del Comune di acquisire l'antiquarium di Villa Niccolini così come definito nell'accordo con la proprietà. 'I ritardi nella conclusione dei lavori dell'antiquarium - ha spiegato Mazzoni - sono imputabili alla complessità dell'intervento (dovranno essere realizzate architravi per separare la struttura moderna dagli strati antichi) e ad ulteriori ritrovamenti che hanno reso necessari la messa in sicurezza e la catalogazione dei nuovi reperti'.
Taiti si è dichiarato soddisfatto per avere avuto dall'assessore risposte ampie e particolareggiate anche se venate di molta amarezza data l'impossibilità di intervenire in modo incisivo , 'una amarezza - ha sottolineato - che non posso che condividere!.

La Kylix di Gonfienti Nel sito archeologico di Gonfienti e in particolare nel grande complesso abitativo di oltre 1440 metri quadrati, noto come "la domus", che risale al periodo etrusco arcaico del VI-V secolo a.C., è venuto alla luce un corredo di reperti estramamente ricco e interessante: fra tutti spicca una coppa, la 'kylix', a figure rosse, di straordinaria fattura artistica che rappresenta una saga della mitologia greca. L'opera d'arte, un capolavoro assoluto, reca nel tondo centrale il marchio inconfondibile - una cornice con motivo a croce greca - della bottega del pittore greco Douris, che potrebbe aver realizzato l'opera tra il 475 ed il 470.

Montemurlo. RC chiede le dimissioni di Bagattini e Maffei

Riceviamo e pubblichiamo
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Il 24-25 gennaio 2009 Nichi Vendola ed un gruppo di ex-componenti del Partito di Rifondazione Comunista hanno dato vita ad un nuovo soggetto politico che sta tentando di essere presente su vari territori italiani: anche a Montemurlo.
I maggiori esponenti nel nostro comune di questo nuovo partito sono l'assessore alla cultura Fausto Bagattini e il consigliere comunale Ilaria Maffei che, pur essendo usciti da Rifondazione Comunista oramai già da un mese, continuano a rappresentare negli organi istituzionali il partito. I due ex- esponenti continuano inoltre a percepire l'indennizzo comunale grazie alla precedente militanza all'interno del PRC che ha permesso loro di essere eletti: a tutti gli effetti si ricorda che in questo momento essi fanno parte di un altro soggetto politico per il quale stanno preparando una campagna elettorale esponendosi come referenti su quotidiani e non solo. Visto che in questi mesi questo nuovo soggetto politico si è vantato più volte sulla cronaca montemurlese di essere esempio di correttezza e trasparenza, chiediamo ufficialmente che questi due rappresentati istituzionali si dimettano dalle loro cariche e continuino un percorso all'interno del movimento a cui hanno aderito, cessando di rappresentare un partito di cui non fanno più parte.
Questo perché si sta ledendo la credibilità delle persone che sono rimaste attivamente dentro il PRC e di tutti gli elettori che si vedono rappresentati da due persone che hanno deciso autonomamente di intraprendere un altro percorso.

Segretario e direttivo del PRC Montemurlo

Prato verso le amministrative. Lo scontro interno al PD

L'intervista del sindaco, a Daniele Mannocci, non è proprio andata giù... Si inizia, per il PD, una lunga e presumibilmente "sanguinosa" resa dei conti in vista del congresso autunnale, che dovrà rieleggere i vertici pratesi...
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da la Nazione del 28/02/09
‘Sindaco: basta picconate Pensi ai problemi della città’

Mannocci: ‘Primarie? Per lui un regolamento di conti’
di ANNA BELTRAME
«BASTA dare picconate al partito». Daniele Mannocci (nella foto tonda), presidente del consiglio comunale, uno che notoriamente non ha peli sulla lingua. All’indomani dell’intervista rilasciata dal sindaco Marco Romagnoli alla Nazione — «Essere giovani non basta, ci vuole la disponibilità ad accettare un rinnovamento sostanziale e non solo formale; siamo in ritardo»; «Il Comune un rapporto con la città ce l’ha, il Pd quanto lo ha?» — Mannocci si toglie qualche sassolino dalle scarpe.
Non l’è piaciuta, l’intervista.
«No. Oggi il Pd ha bisogno di chi vuole costruire e non demolire. Prendersela con un gruppo dirigente che, essendo composto da giovani, rappresenta il futuro del partito, forse nasconde il disegno di chi non vuole il nuovo, ma appunto le vecchie logiche, anche se a parole dice il contrario».
Lei sosteneva Paolo Abati, che le primarie le ha perdute. Sarebbe stato il nuovo?
«Abati è una persona di grande valore e il suo progetto secondo me era realmente innovativo. Il risultato del voto impone a tutti noi una riflessione, ma una cosa è certa: per tanti le primarie sono state una sorta di resa dei conti e non lo strumento per scegliere il candidato e il progetto migliore».
Fra questi anche il sindaco?
«Senz’altro, ma lista sarebbe lunga e comprende ad esempio anche l’ex ministro ombra Beatrice Magnolfi. Poi ci si può convincere di tutte le cose che sono state dette in questi giorni. Che ha vinto il popolo sull’apparato o che le primarie hanno premiato la buona amministrazione. E’ comodo pensarla così».
E’ un fatto però che i vertici del Pd, quasi tutti con Abati, le primarie le hanno perdute.
«Nessuno di noi ha detto il contrario, ma da qui ad accettare l’analisi di Romagnoli ce ne corre».
Il sindaco accusa Giacomelli di essere fermo al 2004.
«E’ evidente che non sono d’accordo. Antonello non ha comunque certo bisogno che qualcuno lo difenda. Il problema, secondo me, è che Romagnoli è fermo da prima del 2004. E’ un pre-ulivista. La Margherita l’ha sempre vista male, non si è mai fidato, è sempre stato sospettoso».
I rapporti non sono stati buoni reciprocamente.
«In questi anni è stato molto difficile esprimere giudizi o critiche, senza essere visti da lui come nemici. Quanto ad oggi, capisco che si possa essere pentito della sua scelta di non ricandidarsi (vorei ricordare che nessuno gli ha messo la pistola alla tempia perché lo facesse), ma in Romagnoli c’è rancore nei confronti di Giacomelli e questo non giova certo all’unità del partito, alla sua crescita. Avrei un consiglio da dargli»
Quale?
«Invece di usare le sue energie per contrastare qualcun altro, dovrebbe impegnarsi a trovare risorse per dare risposte concrete alla città, a cominciare dalle famiglie in difficoltà per colpa della crisi».
Pensa che sul candidato sindaco Carlesi il partito possa ritrovare un minimo di armonia?
«Lo spero e per quanto riguarda me e tanti amici è questo che vorremmo. E’ ora di finirla con le schermaglie e i regolamenti di conti. Si deve pensare ai problemi veri, a costruire un progetto credibile. Altrimenti le elezioni rischiamo di perderle davvero».

Prato verso le amministrative. PDL, altro nome da bruciare?

Una scelta tutta interna a Forza Italia quella che si starebbe avanzando nel PDL. Goffredo Borchi è infatti vicecoordinatore provinciale, nonché capogruppo in consiglio comunale di FI. A ben pensare, una delle tante promesse disattese dal centrodestra nel periodo preelettorale...
Ricordate la "pompa magna" con cui avevano presentato la "bozza di programma" per le amministrative? Beh, intanto la bozza è rimasta lì, a mo' di programma definitivo, e poi avevano chiaramente detto che ci sarebbero state candidature di "alto profilo" provenienti dalla "società civile". Ovviamente, così non è stato, e il PDL ha bruciato in questi mesi nomi su nomi, ripiegandosi progressivamente su se stesso fino all'ipotesi di candidatura dell'ex assessore Milone, poi naufragata (e che il nostro Sceriffo molto probabilmente farà scontare, al centrodestra).
E questi sono stati all'opposizione per quindici anni...
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da il Tirreno del 28/02/09
Candidature Pdl, il nome in pole è quello di Borchi
Voluto dai coordinamenti provinciali di Fi e An, lunedì l’ultima riunione
PRATO. Grandi manovre nel centrodestra pratese per arrivare a mettere un punto sulla candidatura a sindaco. Una scelta sofferta. Tramontata l’ipotesi di Aldo Milone come leader di riferimento del Pdl pratese che ha discusso per diverse settimane, litigato e si è diviso (no netto degli azzurri e di An pratese, poi la Lega che si è sfilata) sulla possibilità di convogliare i voti sulla lista “Prato libera e sicura”, ora in pole pare esserci un uomo d’apparato ma non troppo. Il nome è quello di Goffredo Borchi, consigliere comunale, cattolico, ex Dc, punto di riferimento a Tavola, l’unico candidato del centrodestra che sia mai arrivato al ballottaggio con il candidato del centrosinistra per la poltrona di presidente della Provincia. Era il 1995 e Borchi con il 22% sfidò Daniele Mannocci che aveva raggiunto il 48.
Borchi, dunque, potrebbe essere il “cavallo” del contingente pratese di Forza Italia che fa riferimento al coordinatore provinciale Giovanni Luchetti e quello di Alleanza nazionale di Maurizio Bettazzi. E’di due giorni fa una lettera aperta di Gianluca Banchelli, il più giovane consigliere comunale di An, nella quale si faceva riferimento, come possibile candidato unico Pdl, a una figura in grado di mettere d’accordo e di riunificare il partito. Ma Borchi, dopo il trambusto sul nome di Milone fortemente sostenuto dal coordinatore cittadino di Fi Giorgio Silli, dal consigliere regionale Alberto Magnolfi e dal deputato Riccardo Mazzoni - ovvero i big del partito - potrebbe davvero rappresentare l’anello di congiunzione nella partita per il sindaco?
Un punto a favore è certamente la sua appartenenza al mondo dei cattolici come contrapposizione - è il ragionamento - ad un altro cattolico doc che è il candidato del centrosinistra Massimo Carlesi. Un elemento che rischia di essere a sfavore sono i trascorsi con Denis Verdini, coordinatore nazionale di Forza Italia e vero regista, con il coordinamento regionale cui spetterà l’ultima parola, di queste complesse candidature. I rapporti, almeno fino a qualche tempo fa, non erano certamente ottimi. Borchi, infatti, era uno dei big azzurri pratesi, assieme a Roberto Caverni poi confluito nell’Udc, oggi candidato sindaco nella formazione di Casini, in polemica netta con la linea di governo rigida del partito che l’ex coordinatore regionale, Verdini appunto, adottava. E’ anche vero, però, che a livello locale la frattura, evidentemente ricomposta, era proprio con Luchetti.
E l’altro, importante, pezzo del partito, quello che ha sostenuto fino a qualche giorno fa l’ipotesi Milone, come potrebbe reagire al nome di Borchi? Il personaggio anche per la sua obiettiva serietà e affidabilità, non è malvisto. Ma è anche altrettanto probabile che il gruppo azzurro potrebbe avanzare qualche altro nominativo, tenuto in serbo fino a ora. Il confronto, forse definitivo, potrebbe avvenire lunedì sera quando si riuniranno coordinatore provinciale, giunta e coordinamento comunale azzurri.
C.O.


da la Nazione del 28/02/09
Milone: «Al ballottaggio non starò con chi ha remato contro di me».

E nel Pdl ora c’è Borchi in pole position
L’EX ASSESSORE sceriffo Aldo Milone rincara la dose. Dopo aver annunciato che correrà da solo con la sua lista Prato libera&sicura — «basta con questa telenovela, nel Pdl ci sono troppi orticelli» —, ieri ha lanciato un altro chiaro messaggio. «In caso di ballottaggio — ha detto — se il centrodestra dovesse candidare una delle persone che hanno remato contro di me, non credo proprio che potrà contare sul mio appoggio».
I nomi Milone non li fa, ma è abbastanza chiaro che il primo riferimento è per i leader provinciali di Forza Italia e Alleanza nazionale, cioé Giovanni Luchetti e Maurizio Bettazzi. «Serve un azzerramento», aggiunge criptico l’ex assessore. Così nel centrodestra il rebus del candidato sindaco appare sempre più complicato da risolvere. In pole position, almeno al fixing di ieri pomeriggio, c’era Goffredo Borchi, il capogruppo di Forza Italia in Comune, che però non ha certo ottimi rapporti con il coordinatore nazionale Denis Verdini. Al voto mancano ormai tre mesi, quindi si è perduto fin troppo tempo. La settimana prossima la Camera sarà chiusa, quindi le riunioni ai vertici potranno essere convocate non solo nel fine settimana. La telenovela non è certo finita.

venerdì 27 febbraio 2009

Cultura. la Rete dei Comitati per la Difesa del Territorio sulle dimissioni di Settis

RETE DEI COMITATI PER LA DIFESA DEL TERRITORIO
www.territorialmente.net

MINISTERO PER I BENI E LE ATTIVITA' CULTURALI: QUANDO LA MONETA CATTIVA SCACCIA QUELLA BUONA.

Abbiamo appreso con grande preoccupazione e sgomento da “La Repubblica” del 24 febbraio 2009 delle dimissioni del prof. Salvatore Settis dalla carica di Presidente del Consiglio Superiore dei Beni Culturali, il principale organo di consulenza del Ministero formato da tecnici ed esperti del settore.
Secondo quanto riferisce il quotidiano, il prof. Settis si sarebbe deciso a questo passo a causa delle decisioni prese dal Governo e dal Ministro Sandro Bondi in materia di beni cuturali: i pesantissimi tagli dei fondi a disposizione; la proposta di riorganizzazione verticistica e accentratrice del Ministero; la nomina a superconsulente del Ministro del sig. Mario Resca, ex amministratore delegato di McDonald e di casinò; il commissariamento degli uffici competenti per l'area archeologica di Roma.
Abbiamo conosciuto il prof. Settis attraverso i suoi scritti e di recente anche di persona, quando è intervenuto al nostro convegno del 28 giugno 2008 sulle emergenze ambientali e paesaggistiche in Toscana. Ne abbiamo apprezzato la competenza, il rigore e la passione con cui difende le ragioni della necessaria tutela del patrimonio artistico e paesaggistico dell'Italia.
Esprimiamo quindi la nostra piena solidarietà ed il nostro convinto sostegno al prof. Settis, reo semplicemente di voler far bene il lavoro per il quale è stato chiamato proprio dal Ministero: elaborare consigli, suggerimenti e proposte per la tutela e la valorizzazione del nostro patrimonio culturale, indicarne i problemi e proporre soluzioni concrete.
Questa vicenda è senza dubbio un segno dei tempi sottosopra nei quali viviamo.
Un Governo che un giorno sì e l'altro pure si riempie la bocca di parole come meritocrazia, competenza, professionalità, assume come consulente una persona che di beni culturali non ne sa praticamente nulla e invece ne fa andar via un'altra che, comunque si giudichino le sue idee, si occupa da una vita proprio di questi temi.
Sembra quasi che si voglia confermare ancora una volta il vecchio adagio, per cui la moneta cattiva scaccia quella buona.
E allora ci sembra doveroso dare un suggerimento al Ministro Bondi: perché una volta tanto non smentisce questo proverbio? Perché non rinuncia al sig. Resca e conferma il prof. Settis? Ne guadagnerebbero tutti: l'Italia, il nostro patrimonio culturale, e, non ultima, la decenza.

Appuntamenti. Accademia SCEC - Capannori, 1 marzo


ACCADEMIA SCEC
Programma - domenica 1 marzo 2009 presso sala del Comune in Piazza Aldo Moro Capannori INGRESSO GRATUITO

Prima sessione 10.00 | 13.00 - aperta al pubblico
• Spiegazione della dinamica monetaria
• Spiegazioni delle connessioni economico-finanziarie: economia reale e finanza
• L’importanza della moneta: perché abbiamo bisogno di sistemi di scambio locali
• Le monete alternative nel mondo: WIR, REGIO FUREAI…
• I Buoni Locali di Solidarietà. Nascita, obiettivi, perché progetto nazionale
• Scec e piani aziendali: Il sapore del cuore, Filiere in rete
• Fisco e SCEC
Al termine di ogni argomento: domande e risposte
Seconda sessione 14.30 | 18.00
• Strumenti : ScecService, ContoScec e-commerce
• Come ed a chi proporre l’adesione al Progetto SCEC
• Perché promuovere lo SCEC: motivazione etica e di prospettiva

Premessa
La giornata “ACCADEMIA SCEC” è lo strumento formativo dell’associazione Arcipelago Toscana, che propone il CORSO “CONOSCERE, CAPIRE, PROMUOVERE LO SCEC”, destinato a coloro che intendono svolgere attività di divulgazione e consulenza, esplicando competenza e disponibilità nella diffusione del Progetto SCEC e dei suoi contenuti agli associati ed ai privati, nonché partecipare alla fase di erogazione dei servizi.

Obiettivo
L’obiettivo formativo del corso è quello di formare figure professionalmente preparate al fine di garantire un alto livello in termini di conoscenza, preparazione tecnica ed etica. Al termine del percorso formativo i partecipanti avranno appreso contenuti, tecniche e metodi che consentiranno loro di proporsi in modo adeguato alla cittadinanza e agli associati, in grado di fornire risposte complete ed affidabili.

SCEC, una risposta alla crisi

La politica non è in grado di rispondere adeguatamente al momento particolare e delicato in cui siamo, non resta che prepararci a cambiare marcia e impostazione con azioni che partano dalle comunità e dal mondo imprenditoriale e che portino alla valorizzazione delle nostre economie locali. La risposta alla crisi non può che essere data da un insieme di piccole azioni della comunità sociale ed imprenditoriale volte alla ricostruzione delle economie locali distrutte da scelte che con un eufemismo possiamo definire inqualificabili da parte degli enti di governo, dalle autorità economiche mondiali che hanno fatto l’esclusivo interesse dei poteri forti a danno di tutta la comunità.

Per informazioni potete contattare:
Paolo Tintori 348 4704999
Enrico Santambrogio 328 9713663
lucca@arcipelagotoscana.org


Mobilità. A piedi o in bici sulle ferrovie dimenticate.

Altre Vie : Seconda Giornata Nazionale delle Ferrovie dimenticate
Lupi : domenica 1 marzo in Toscana alla riscoperta con escursioni a piedi o in bici


Firenze 27 febbraio ‘09


“Come un’onda lunga che viaggia su binari antichi, in Italia si festeggia domenica 1 marzo 2009, la Giornata Nazionale delle Ferrovie dimenticate indetta da Co.Mo.Do. (Confederazione per la mobilità dolce) e con la partecipazione di un nutrito gruppo di Associazioni (WWF Italia, Legambiente, Italia Nostra, Touring Club Italiano, Società Geografica Italiana, Federazione Italiana Amici della Bicicletta, Aigae, Club alpino italiano, Ferrovie Turistiche Italiane e tante altre realtà nazionali e territoriali). – ha dichiarato Mario Lupi, capogruppo Verdi in Regione Toscana.
Il patrimonio ferroviario dismesso in Italia ammonta a oltre 5000 km e tende ad aumentare con la costruzione di rettifiche o varianti di percorso. Solo una piccola parte di questo patrimonio è stato riutilizzato sotto forma di percorsi ciclo-pedonali e al tempo stesso alcune ipotesi di ripresa del servizio ferroviario locale si scontrano con difficoltà finanziarie e una politica poco sensibile a forme di mobilità alternative all’uso del mezzo privato.
Tantissimi eventi si svolgeranno durante la giornata, dal Piemonte alla Sicilia, e tutti dedicati alla riscoperta del nostro patrimonio ferroviario: escursioni a piedi e in bicicletta su tratte ferroviarie in abbandono, viaggi con convogli speciali, visite guidate agli impianti, mostre fotografiche, presentazioni di libri, incontri e dibattiti ecc.
In Toscana sono previsti questi appuntamenti a cui rimando nello specifico (vedi www.ferroviedimenticate.it/eventi_2009.htm),
e a cui invito a partecipare – ha concluso Lupi :
Escursione in bicicletta alla ricerca della Ferrovia dell’Appennino Centrale in Val Cerfone, Val Sovara e Valtiberina
Escursione a piedi e in treno: tratto ferroviario in uso Lucca - Ripafratta e Nozzano - Lucca a bordo del treno; a piedi da Ripafratta a Nozzano Castello
Torna il treno sulla Colle Val d’Elsa - Poggibonsi
Linea Asciano-Monte Antico - Treno speciale con littorina d'epoca da Siena per S. Giovanni d'Asso per la festa del tartufo marzuolo
Escursione in bici lungo il tratto dismesso della Ferrovia Pontremolese fra Aulla e Chiesaccia di Villafranca di Lunigiana
Conferenza dibattito - Ferrovia Marmifera di Carrara: dopo il treno cerchiamo di non perdere la bici!
Convegno. Il corridoio infrastrutturale del “trammino” nel progetto di ciclopista regionale dell’Arno

Politica. Rete del Nuovo Municipio: proponiamo progetti di ronde alternative

Riceviamo e volentieri pubblichiamo
MV

Rete del Nuovo Municipio
Incontri solidali: promuoviamo nei fatti la cultura della differenza e della pace per una nuova idea


Si moltiplicano, in questi giorni, le proposte di azioni di presidio e di disobbedienza civile nei confronti del recente Decreto del Governo che riconosce, in fatto di sicurezza pubblica, la liceità delle forme spontanee di sorveglianza territoriale comunemente chiamate "ronde". L'allarme, quanto mai diffuso, è effettivamente giustificato dal fatto che tale provvedimento, mentre segna un'inaudita abdicazione dello Stato rispetto ai suoi doveri istituzionali di tutela del territorio, si presta evidentemente più a sostenere che a contrastare l'oggettivo prevalere, nella discussione e nelle pratiche pubbliche, di forme gravi e difficilmente controllabili di intolleranza verso i gruppi minoritari - siano essi individuati in base a genere, età, censo, provenienza, etnia, cultura o stile di vita.

Condividendo pienamente lo spirito di simili azioni, ma nutrendo dubbi circa la effettiva incidenza delle loro forme di attuazione rispetto al sentire comune e alle pratiche da esso alimentate, la Rete del Nuovo Municipio rivolge un appello a tutti i suoi affiliati e collegati affinché, dalle diverse posizioni alle quali operano nella vita politica, istituzionale e civile del Paese, sottopongano proprio alle Prefetture - incaricate dal Decreto di coordinare le azioni relative alle iniziative di sorveglianza "parallela" - progetti di ronde alternative che, anziché il loro controllo miope e repressivo, promuovano momenti reali di integrazione e valorizzazione delle differenze: assemblee pubbliche per la difesa dei diritti dei cittadini migranti e il miglioramento delle loro condizioni di vita, coordinamenti di donne, minori e anziani finalizzati a riprendere possesso degli spazi e dei tempi delle nostre città, azioni di sostegno materiale e culturale volte a recuperare il patrimonio di memoria e socialità dei senza fissa dimora, a depenalizzare la povertà e a sviluppare modalità attive di solidarietà orizzontale e non assistenziale.

L'idea è quella di affermare, occupando in modo formalmente irreprensibile le pieghe di un quadro normativo pensato ad altri scopi, la resistenza e la persistenza di una concreta cultura di pace e solidarietà capace di superare lo stesso orizzonte della tolleranza verso forme consapevoli di progettazione localmente partecipata dei futuri comuni. Riteniamo che raccogliere la provocazione delle ronde per proporne una deformazione a fini solidali sia l'unica strada plausibile per proclamare, in modo chiaro ed evidente, le coordinate ed i contenuti della nostra idea di "sicurezza": un'idea che - articolandosi dalla sicurezza del lavoro e sul lavoro a quella dei diritti e del diritto, da quella dell'integrità di ambiente, territorio e patrimoni locali a quella della controllabilità delle scelte strategiche riguardanti i beni comuni ed il bene comune - non può che dar luogo, nel tempo medio e lungo, a pratiche di agire comune e conviviale per cui il termine "società civile" abbia ancora un senso non banale.

Empoli, 27 Febbraio 2009.

Angelo M. Cirasino
Rete del Nuovo Municipio, Responsabile nazionale comunicazione

Prato. Economia. Contro uno squalo

No comment...

MV

da la Nazione del 27/02/09
Truffa, artigiani uniti contro il lanificio che non paga i debiti
SI SONO UNITI per dare battaglia al truffatore tessile. Ieri pomeriggio, si è tenuto, in un’impresa del distretto, l’incontro tra una trentina di lavorazioni (filature, tessiture, orditure, roccature, rifinizioni e centri rammendo) compresi i loro legali per mettere a punto un piano con le azioni, anche giudiziarie, da intraprendere e le precauzioni da prendere per evitare nuovi raggiri. «Dobbiamo difenderci — spiega uno dei terzisti truffati — da questo imprenditore che ha appena chiuso la manifattura tessile, si tratta di una srl, senza pagare gli artigiani, anzi affamandoli, poi si è spostato e ha riaperto i battenti da un’altra parte, nascosto da una fiduciaria». L’azienda in questione, specializzata in cardato, sorgeva nella zona industriale dietro la questura e dopo essere fallita lasciando scoperti per circa 3 milioni di euro, sarebbe «rinata» sotto altro nome, ma gestita di fatto dalla stessa persona e con le stesse modalità. Modalità ai limiti della legge che spesso sono sfociate in veri e propri taglieggiamenti. Ecco il modus operandi dell’imprenditore (già fallito in precedenza usando anche dei prestanome) che faceva scattare un meccanismo «diabolico» prima pagando puntuale e fornendo grosse quantità di materiale da lavorare che in tempo di crisi faceva gola ai vari artigiani che quindi diventavano ‘dipendenti’ dalla manifattura. Poi i pagamenti cessavano e iniziavano le minacce: ‘se non mi prepari subito questo tessuto non ti salderò il vecchio debito’. Ma non solo. Se le lamentele del terzista diventavano insistenti, l’uomo ricorreva ad altri, mettendoli in concorrenza oppure si inventava constestazioni sul materiale lavorato. E nonostante la Mercedes ultimo modello posteggiata davanti alla nuova ditta a Montemurlo, piangeva miseria spiegando di non avere più denaro. Infine, chi ha accettato di lavorare per la nuova società si è trovato di fronte a problemi fiscali e al rischio di essere accusato di imporre tariffe usuraie. La morale? Circa trenta artigiani avanzano crediti per 80mila, 70mila o 40mila per un totale di circa un milione e 500mila euro. Ma i creditori potrebbero essere ad oggi molti di più. L’uomo è stato denunciato ai carabinieri nei giorni scorsi per dissimulazione fraudolenta. E’ la prima volta che nel distretto, i terzisti si uniscono per denunciare e agire contro un debitore. «Vogliamo creare un precedente — dicono — perché non succeda di nuovo. Anche le srl e gli imprenditori fraudolenti devono rispondere. Ognuno di noi nel magazzino tessile ci ha messo non soltanto il proprio lavoro e propri soldi, ma anche i sogni, il futuro della famiglia e tutta la propria vita».
E.D.

Politica. PD, gattopardescamente PD

Dario Franceschini, ora è ufficiale, sta cercando di menare per il naso il suo stesso partito. Ma non era lui quello che avrebbe deciso "in autonomia"?
Leggete, infatti, la composizione dell'ex "governo ombra" costituito da Veltroni, e i "nuovi" responsabili delle "aree tematiche": li abbiamo evidenziati in verde...
Sempre PD, gattopardescamente PD...
MV

da Repubblica.it
La prima riunione della nuova segreteria e la battaglia per le elezioni
I big nelle 12 nuove aree tematiche e Colaninno responsabile per la finanza
Pd, via ai responsabili dei settori
Franceschini: "Programma dei 100 giorni"

ROMA - Alcune idee forza - a partire dalla crisi economica e dal lavoro - per i prossimi cento giorni, quelli che mancano alle elezioni amministrative ed europee. E' l'impegno che Dario Franceschini ha chiesto alla nuova segreteria del Pd, riunita oggi dopo essere stata nominata a tempo di record. Con un avvertimento: "Dall'esperienza della segreteria di Veltroni - ha commentato all'uscita Sergio Chiamparino - abbiamo imparato dove abbiamo sbagliato: abbiamo prolungato la sindrome del governo Prodi, e su ogni questione ci sono state sempre posizioni divergenti".

Insomma, la sfida del nuovo segretario - che oggi ha preso anche il posto di Walter Veltroni sui banchi della Camera - è iniziata. E, con la stessa velocità della segreteria, ha annunciato la nomina dei capi dipartimento: dentro buona parte dei big, al di là delle appartenenze, e l'annuncio di "un incarico importante per Matteo Colaninno".
Franceschini ha spiegato che il governo ombra "è stato azzerato" e che sono stati scelti 12 responsabili di altrettante aree tematiche. Un netto taglio, quindi, rispetto ai 25 ministri ombra. I nuovi responsabili dei dipartimenti sono: Pier Luigi Bersani all'Economia; Piero Fassino agli Esteri; Beppe Fioroni all'Educazione; Linda Lanzillotta alla Pubblica Amministrazione; Enrico Letta al Welfare; Giovanna Melandri alla Cultura; Marco Minniti alla Sicurezza; Margherita Miotto alle Politiche Regionali; Colomba Mongiello all'Agricoltura; Roberta Pinotti alla Difesa; Ermete Realacci all'Ambiente e Lanfranco Tenaglia alla Giustizia.
"Una scelta - dice Franceschini - basata su criteri di competenza, esperienza, autorevolezza. E con la caratteristica di essere parlamentari - conclude - perchè il lavoro sui contenuti ha poi un riscontro in Parlamento". Per Matteo Colaninno poi la designazione a responsabile per i mercati finanziari, il credito e la finanza alle imprese".

(26 febbraio 2009)

da la Stampa del 09/05/08 Il segretario presenta la sua squadra: Fassino agli Esteri, Minniti all'Interno, Enrico Letta al Welfare. Nove le donne
ROMA
«Ho letto su qualche giornale che ci sarebbero state difficoltà, rifiuti, durante la composizione del governo ombra: nulla di tutto questo. Abbiamo fatto questa lista con il massimo della serenità». Con queste parole Walter Veltroni ha presentato in una conferenza stampa tenuta con Dario Franceschini, il suo "governo ombra".

I ministri ombra coordineranno l’attività parlamentare degli oltre 300 tra deputati e senatori del Pd, in stretto contatto con i capigruppo Antonello Soro e Anna Finocchiaro e con quelli nelle singole commissioni di merito di Camera e Senato. Questo permetterà di tradurre in atti parlamentari le iniziative e le proposte del Pd ed anche le istanze che il partito raccoglierà sul territorio; il che implica un impegno dei deputati e dei senatori democratici nelle circoscrizioni in cui sono stati eletti. Un passo necessario per quel «radicamento» del Pd auspicato da tutti.

Veltroni però paga dazio alle «correnti» del partito: se nel governo ombra porta alcuni delle personalità su cui punta (Enrico Morando, il "Gianni Letta" dell’esecutivo ombra, Matteo Colaninno, Andrea Martella, Ermete Realacci, Maria Paola Merloni) è anche vero che deve piegarsi a una sorta di «manuale Cencelli» interno nella scelta dei ministri ombra, tutti peraltro di alto profilo: ecco dunque i "dalemiani", gli ex popolari, i "rutelliani" e i fassiniani. «È il re che fa un accordo con i baroni, e li mette a lavorare per il progetto», dice un parlamentare vicino a Veltroni. In questa ottica questa scelta può disinnescare la febbre del ritorno alle componenti del passato, che ha colpito il Pd dopo le elezioni.

La chiamata di Sergio Chiamparino come ministro ombra del federalismo, è un tentativo di spezzare questo schema un pò asfittico e di creare un’alleanza con quegli amministratori locali, specie del Nord, che rappresentano l’anima più dinamica del Pd: da Chiamparino a Mercedes Bresso, da Sergio Cofferati a Massimo Cacciari. Sarà importante allora la riunione della Direzione di venerdì 16, l’organismo di 160 componenti in cui siedono, oltre ai parlamentari e ai leader, numerosi amministratori locali. Dall’esecutivo mancano Massimo D’Alema, Arturo Parisi e Francesco Rutelli (uno degli ultimi due guiderà il Comitato parlamentare di controllo sui servizi). Veltroni ha però precisato che con D’Alema «non c’è alcun conflitto, anche perchè - ha aggiunto - per un conflitto bisogna essere in due; da parte mia non c’è questa intenzione e credo anche da parte di Massimo».

Le sorprese del "governo ombra" non mancano: tante donne e pochi "big". Tra i nomi elencati dal leader dei democratici che guiderà l’esecutivo, c’è anche quello del sindaco di Torino, Sergio Chiamparino, al "dicastero" delle riforme per il federalismo. Nel governo ombra Pier Luigi Bersani va all'Economia mentre Enrico Letta al Welfare. I ministri sono 21 per ricalcare esattamente quelli del governo Berlusconi anche se non c’è quello per i Rapporti con il parlamento (tale compito è affidato ai capigruppo Antonello Soro e Anna Finocchiaro) e al suo posto c’è quello delle Comunicazioni.

Questa la composizione dello shadow cabinet: agli Esteri Piero Fassino, all’Interno Marco Minniti, alla Giustizia Lanfranco Tenaglia, Economia e Finanze Pier Luigi Bersani, Istruzione, Università e Ricerca Maria Pia Garavaglia, Sviluppo economico Matteo Colaninno, Lavoro salute e politiche sociali Enico Letta, Difesa Roberta Pinotti, Politiche agricole e forestali Alfonso Andria, Ambiente Ermete Realacci, Infrastrutre e trasporti Andrea Martella, Beni culturali Vincenzo Cerami, Comunicazione Giovanna Melandri, Riforme Sergio Chiamparino, Rapporti con le Regioni Mariangela Bastico, P.A. e innovazione Linda Lanzillotta, Pari opportunità Vittoria Franco, Semplificazione normativa Beatrice Magnolfi, Politiche comunitarie Maria Paola Merloni, Attuazione del programma Michele Ventura, Politiche per i giovani Pina Picierno.

Del governo ombra, che è presieduto da Veltroni, fanno parte anche il vice segretario Dario Franceschini e i capogruppo di Camera e Senato Soro e Finocchiaro. Enrico Morando svolgerà la funzione di coordinatore del governo ombra, mentre Riccardo Franco Levi ne sarà il portavoce. Veltroni si è detto «molto contento e soddisfatto» negando che ci siano state «difficoltà e rifiuti; nulla di tutto questo». Il leader del Pd ha sottolineato che il governo ombra avrà «un compito di iniziativa politica e programmatica, sarà uno degli strumenti dell’opposizione per rispondere all’azione del governo Berlusconi ma anche per individuare soluzioni alternative e servirà a far crescere il consenso che - dice - sono sicuro ci sarà nei prossimi mesi». Le donne presenti nel governo ombra sono nove (il 43%) a fronte delle quattro presenti nel governo Berlusconi (19%).

Ecomostri. Il "recupero" della Cementizia

Quasi ottomila metri cubi di nuove abitazioni (un palazzo da quattro piani) appena sotto la vecchia cementizia, che vedrà occupato anche parte del forno dal residenziale. In pratica, il tratto collinare sotto la vecchia struttura verrà interamente ricoperto di cemento (per quanto "all'avanguardia"). Si... non c'è che dire... gran bel "colpo d'occhio"...
Una speculazione edilizia come si deve, una questione di Valore (SpA)!
MV


da la Nazione del 27/02/09
Ecco la nuova cementizia Uffici, 60 case e forse un hotel
La Valore recupererà tutti gli edifici storici. Park da 100 posti
di LEONARDO BIAGIOTTI
POTEVA ESSERE un esempio di speculazione immobiliare autorizzata dal piano regolatore, con edifici di sette piani che avrebbero oscurato il vecchio forno, invece il progetto della Valore promette di ridare nuova vita ad una delle zone più scenografiche della città, quella della cementizia. Il nuovo piano di recupero firmato dall’architetto Giovanni Valentini (con Marco Valentini, Roberta Guerrieri e Pietro Romeo) adesso è all’esame del Comune ed è il frutto di una collaborazione pubblico-privato. Per capire quante cose sono cambiate dal 2005, quando venne approvato il primo piano che prevedeva la rinuncia agli edifici storici intorno al forno del 1926, bastano due numeri: all’inizio, col via libera del piano regolatore, non era prevista nessuna ristrutturazione residenziale con 18mila metri cubi di nuova edificazione; adesso invece si recuperanno 10.500 metri cubi di edifici esistenti e quelli nuovi, alti quattro piani su via Firenze, ne occuperanno 7.414. Il volume finale (18mila metri cubi, circa 60-70 case) è lo stesso, ma l’aspetto dell’insediamento, sul quale la Valore ha fatto un investimento da 26 milioni e che potrebbe essere pronto entro 2-3 anni, è molto diverso.

LA PARTE del vecchio forno dell’ex cementificio Marchino, quello che caratterizza tutto il paesaggio della Macine, sarà destinata a servizi e divisa in sei piani. Stessa destinazione anche per il forno rotativo, costruito nel 1933 e collocato accanto ai forni verticali, oltre che per i magazzini sottostanti. Ancora non è stato deciso con quali attività gli spazi verranno riempiti, ma in teoria potrebbero ospitare un albergo, un ristorante, un piccolo centro congressi e persino un museo sulla storia della cementizia, da ricavare in un vecchio silos, oltre naturalmente ad uffici. Per annullare il dislivello fra i forni, sistemati nella parte più alta, e gli edifici sottostanti è stato previsto un sistema di trasporto basato su ascensori inclinati con cabina panoramica.

QUANTO alla residenza, guardando la cementizia da via Firenze le abitazioni saranno realizzate negli edifici a destra vicino alla strada, dalla parte opposta, con la costruzione di nuovi blocchi all’entrata dell’intera area, e in alto, nel forno del 1933. In tutto dovrebbero essere 60-70 e quelle nei nuovi blocchi, in particolare, promettono di essere all’avanguardia dal punto di vista del risparmio energetico e delle soluzioni eco-compatibili. Come sottolinea Valentini, «questo progetto ha due finalità: mostrare un tentativo di recupero da imitare, che riconsegnerà alla città un struttura industriale storica e un’opportunità da sfruttare, e realizzare un edificio di ultima generazione per dimostrare che Prato può esprimere qualità e sensibilità». Il progetto della Valore, infine, prevede circa 100-120 posti auto pubblici, parcheggi interrati privati e 24mila metri quadrati di verde: «Questo è un esempio positivo di collaborazione fra pubblico e privato — commenta Ciuoffo — La nostra parte è quella di dare risposte certe in tempi certi».

Prato non deve chiudere. L'ultimo chilometro

Ormai siamo alle porte della manifestazione che dovrebbe coinvolgere tutta Prato, e domani vedremo quanto l'invito sarà stato accolto.
Ma a prescindere da questo, rimane la sensazione, vivida, che non si sappia in fondo che pesci pigliare.
E le parole di Marini, così come quelle dei presidenti della Provicina e della Camera di Commercio, sono lì a dimostrarlo, sia sul lato dell'analisi della situazione (non può essere sempre e solo "colpa" della congiuntura internazionale), sia sul lato delle proposte e delle richieste, che non vanno oltre un orizzonte temporale di un annetto circa.
La crisi, lo ribadiamo per l'ennesima volta, ha radici profonde: è un vero e proprio processo di deindustrializzazione della città, che è accelerato negli ultimi otto anni, e che è sempre stato sottovalutato e sottaciuto.
E l'impressione è che si voglia, invece, continuare a "spremere" una città che si, tanto ha avuto, ma che ha dato altrettanto - anche solo in termini di devastazione del territorio: intanto, "c'è da passa' 'a nuttata", e via con i "pannicelli caldi"!
Qui, veramente, si va poco lontano...
MV

da la Nazione del 27/02/09
L’appello di Marini «Domani tutti in corteo»

Gli industriali: stop all’Irap e studi di settore diversi
HA SCRITTO a tutti gli associati dell’Unione, il presidente degli industriali Riccardo Marini. Una lettera accorata, per chiedere di esserci domani, per «sensibilizzare tutti i dipendenti e collaboratori affinché partecipino attivamente». Sarà una grande manifestazione, perché Prato non deve chiudere. A sfilare per le strade della città, con quella simbolica bandiera di un chilometro, domani mattina ci saranno i pratesi, per chiedere quello che ci spetta. Più attenzione, più aiuto, da parte del governo e della Regione.

A PARTIRE da ammortizzatori sociali mirati e condizioni più favorevoli per l’accesso al credito, ma secondo gli industriali ci sono altri due elementi decisivi, sul quale il governo si dovrebbe impegnare: «L’Irap, ad esempio, potrebbe essere congelata — ha detto ieri il presidente dell’Unione —, consentendo di versarla spalmata sulle prossime annualità. E poi gli studi di settore: così come sono, rischiano di far apparire non congrue moltissime imprese. Chiediamo che la loro applicazione sia non automatica ma soggetta a monitoraggio. Una richiesta, questa, condivisa anche dagli altri attori del distretto. Non chiediamo cose improponibili per le finanze dello Stato».

IN VIA Valentini sono ore di grande fermento. Lettere di tutti i presidenti di sezione, messa a disposizione delle imprese di manifesti e volantini, promemoria quotidiano attraverso la newsletter dell’associazione. E poi la missiva di Marini a tutti gli associati, perché domani il grido di Prato sia grande, corale, convinto. «Solo una crisi così acuta poteva indurci ad un passo come questo — ha commentato il presidente dell’Unione —, per noi del tutto irrituale. Ma la necessità e l’urgenza di richiamare la massima attenzione sul distretto hanno fatto premio su qualsiasi altra considerazione. La protesta è e deve rimanere un’iniziativa del tutto priva di connotazioni politiche: solo per questo abbiamo acconsentito a prendervi parte».

CONCETTI questi che Marini ha spiegato anche nella sua lettera-appello. «In questi anni — ha scritto — l’Unione si è fortemente impegnata sia sul versante esterno denunciando le anomalie competitive che la nostra industria subisce nel quadro dei nuovi assetti del commercio internazionale che verso l’interno, stimolando il cambiamento, l’adozione di nuovi modelli imprenditoriali, di nuove competenze. Tuttavia, siamo giunti alla conclusione di dover far sentire la voce di Prato in modo estremamente deciso e straordinario a livello nazionale. Non mi resta quindi che invitarvi personalmente ad intervenire — ha concluso — e a sensibilizzare tutti i dipendenti e collaboratori affinché partecipino».

IERI mattina a Roma i presidenti di Provincia e Camera di commercio, Massimo Logli e Carlo Longo, Andera Belli per gli artigiani e il vicesindaco Roberto Bencini hanno spiegato le ragioni della protesta in una conferenza stampa rivolta ai media nazionali. Hanno citato qualche cifra: dal 2000 al 2008 le imprese del distretto sono diminuite del 37,1% (sono scomparse 1.867 aziende) e si sono persi circa novemila posti di lavoro (il 34,9%). Tutti sono mobilitati. Le associazioni degli artigiani e dei commercianti, i sindacati, la Provincia e il Comune. Ci saranno delegazioni anche dagli altri distretti tessili italiani. A chiedere ai pratesi la massima partecipazione al corteo sono anche i candidati del Pd Massimo Carlesi e Lamberto Gestri. Ma non ci saranno bandiere di partito, domani. Solo quel chilometro di stoffa, che abbraccerà le paure di tutti, il bisogno di attenzione, l’amore per la città. Prato non deve chiudere.
an. be.

da pratoblog.it
Marini (Uip): «Dobbiamo far sentire la voce di Prato in modo estremamente deciso e straordinario a livello nazionale».


Prato, 26 febbraio 2009 - Impegno massiccio dell’Unione Industriale per sensibilizzare i soci verso la partecipazione alla mobilitazione cittadina di sabato 28. A suggello di varie iniziative in questo senso – lettere di tutti i Presidenti di sezione, messa a disposizione delle imprese di manifesti e volantini, invito alla partecipazione sul sito, promemoria quotidiano attraverso la newsletter dell’associazione – è stato lo stesso Presidente Riccardo Marini a scrivere ieri a tutti gli associati invitandoli alla più ampia partecipazione. Si riproduce qui di seguito il testo della lettera:

"Caro Collega,
la peggiore recessione globale degli ultimi ottanta anni sta cogliendo Prato nel mezzo di un difficilissimo processo di adattamento e rischia di portare un colpo mortale alla nostra industria, all’economia locale, agli equilibri sociali e civili della nostra città.
In questi anni l’Unione si è fortemente impegnata sia sul versante esterno denunciando le anomalie competitive che la nostra industria subisce nel quadro dei nuovi assetti del commercio internazionale che verso l’interno, stimolando il cambiamento, l’adozione di nuovi modelli imprenditoriali, di nuove competenze.
Tuttavia, siamo giunti alla conclusione di dover far sentire la voce di Prato in modo estremamente deciso e straordinario a livello nazionale. Insieme alle altre forze del distretto abbiamo organizzato una grande mobilitazione per sabato 28 febbraio dalle ore 9 in piazza Mercatale a Prato.
L’Unione Industriale non è solita né organizzare né partecipare ad iniziative di questo tipo. Questa volta abbiamo voluto farlo proprio per rimarcare l’eccezionalità del momento e per evidenziare come le imprese industriali siano fortemente partecipi dei problemi del territorio. Si tratta peraltro di una iniziativa collegata ad altre analoghe in vari poli del tessile-abbigliamento, allo scopo di tutelare le eccellenze del Made in Italy.
Abbiamo a questo proposito elaborato richieste chiare e precise alla Regione Toscana e al Governo, tese ad ottenere ammortizzatori sociali mirati e condizioni favorevoli per l’accesso al credito; queste richieste sono contenute in una piattaforma condivisa con gli altri attori del distretto, che rappresenta un elemento importante di coesione locale ma non esaurisce certamente il quadro degli interventi che ritengo necessari per tutelare le nostre imprese.
Penso infatti che con il progressivo acuirsi della crisi e il conseguente calo dei fatturati che si prospetta, diverrà sempre più decisivo operare da parte nostra affinché sia consentito alle imprese di limitare almeno temporaneamente l’impatto di talune voci di costo, garantendo congiuntamente maggiore liquidità. La sospensione pro tempore del pagamento dell’Irap e un’applicazione non cogente degli studi di settore sono esempi in questa direzione che intendo sostenere ed affermare nelle sedi più opportune.
Non mi resta quindi che invitarti personalmente ad intervenire alla mobilitazione di sabato ed a sensibilizzare tutti i tuoi dipendenti e collaboratori affinché partecipino attivamente".

da pratoblog.it
Appello al Governo del distretto pratese: Misure urgenti e speciali. Sabato la grande mobilitazione ”Prato non deve chiudere”.


Roma, 26 febbraio 2009 – Una bandiera lunga oltre un chilometro per dire che Prato non deve chiudere. Il distretto tessile toscano, uno dei più importanti d’Europa, è stremato dalla crisi e per sabato 28 febbraio ha organizzato una grande mobilitazione. Lungo le strade della città sfilerà una bandiera larga cinque metri e lunga oltre un chilometro dove è stampato a ripetizione lo slogan Prato non deve chiudere. E’ l’appello che i pratesi tutti insieme – Provincia, Comuni, Camera di commercio, Unione industriale, Cna, Confartigianato, Cgil, Cisl, Uil, associazione dei commercianti – rivolgono al Governo e alla Regione Toscana a cui chiedono misure urgenti e speciali.

Il distretto pratese a Roma – a due passi da palazzo Chigi e da Montecitorio – alza la voce per chiedere aiuto al Governo e rivendica il ruolo di Fiat del tessile italiano. Stamani, presso la sede della Camera di Commercio di Roma, il presidente della Provincia Massimo Logli, il vicesindaco di Prato Roberto Bencini, il presidente della Camera di Commercio Carlo Longo, con Andrea Belli, presidente nazionale dei Tessili di Confartigianato, hanno dichiarato con decisione che il distretto per arrivare vivo alla ripresa economica ha bisogno adesso di iniziative e sostegni concreti. «Prato non chiede per sé ma per l’intero paese, perché siamo un punto di riferimento del sistema moda – afferma Logli – Vogliamo portare fuori dalla crisi tutto il sistema, le imprese più strutturate come le aziende artigiane», ha detto il presidente, ricordando che il distretto pratese rappresenta nel tessile italiano il 18% dell’export, il 23% delle aziende e il 19% degli occupati.

Ieri da Prato è partita una lettera con richiesta di incontro anche per il Quirinale. Al presidente Napolitano i pratesi vogliono spiegare le gravità della situazione e regalare alcuni tessuti che raccontano meglio di tante parole l’eccellenza di cui sono capaci le loro aziende: una nuvola blu di cachemire cardato per il presidente e un soffio di seta jacquard azzurro ghiaccio per sua moglie Clio.

Il distretto non abbassa la testa di fronte alla crisi ma non può farcela da solo. «Prato vale quanto l’Alitalia ma a differenza della compagnia aerea è stata sempre capace di creare valore», ha detto il presidente della Camera di Commercio Longo. E’ preoccupante che la crisi finanziaria colpisca soprattutto le aziende che più di altre hanno investito in innovazione. Longo chiede di «rafforzare gli ammortizzatori sociali ma di puntare al contempo s iniziative che sostengano le imprese verso il futuro».

Il rischio è che, in questa drammatica fase economica, pezzi determinanti della filiera di produzione vadano irrimediabilmente perduti. I numeri della crisi sono pesantissimi: dal 2000 al 2008 le imprese sono diminuite del 37,1% (sono scomparse 1.867 aziende). Nello stesso periodo si sono persi circa novemila posti di lavoro (il 34,9%). «Questa volta non ce la facciamo da soli, ci avvicianiamo a un punto di non ritorno col rischio di scomparsa della filiera» afferma Belli. Ma anche la tenuta del tessuto sociale desta preoccupazione. «Prato ha retto ed è cresciuta nonostante e grazie all’immigra-zione – afferma il vicesindaco Bencini – oggi la crisi economica e l’alta percentuale di immigrati sono una bomba innescata, che può esplodere e compromettere il forte valore della coesione sociale che ha sempre caratterizzato la nostra comunità locale».

Nei giorni scorsi le forze economiche e sociali hanno varato una piattaforma comune. I pratesi chiedono al Governo e alla Regione Toscana interventi su due fronti: quello degli ammortizzatori sociali e quello del credito alle imprese. Per gli ammortizzatori sociali si chiede una nuova dotazione di risorse destinate a rifinanziare la cassa integrazione straordinaria in deroga per imprese artigiane e industriali con meno di 15 dipendenti, la proroga di un anno dell’indennità di mobilità, il prolungamento di un anno della mobilità attivata nel periodo 2009/2010, l’applicazione anche alle aziende artigiane di tipo familiare degli indennizzi previsti per gli esercizi commerciali in crisi.

Per il credito è necessario facilitare l’accesso alle imprese e contenere i costi. C’è anche la richiesta di congelare per due anni il riferimento ai parametri di Basilea 2. I pratesi chiedono la promozione (presso la Regione) di una linea di finanziamento alle imprese legata alla riorganizzazione finanziaria e alla capitalizzazione delle aziende, l’aggancio anche per le imprese locali all’intesa esistente fra Regione, banche e Confidi per facilitare il credito e abbassare gli interessi, la costruzione di un fondo a carattere locale, cofinanziato dalla Regione, che abbatta lo spread bancario sulle operazioni a breve, medio e lungo termine.

Prato. Economia: richieste per "parare il colpo"?

La cosa che colpisce di più dei vari articoli che descrivono le proteste e i vari incontri con vertici istituzionali, banche, e chi più ne ha più ne metta, è che emergono sempre richieste finalizzate più a cercare di "parare un colpo" nel breve/medio periodo, piuttosto che richieste finalizzate a modificare le condizioni "infrastrutturali" del tessuto economico.
Quindi, interventi sul credito (sospensione dei mutui, moratoria dei finanziamenti, e via dicendo) o sulle imposte, ma che tacciono un'aspetto fondamentale - messo in rilievo proprio dall'analisi dei dati di fatturato del 2007 - e cioé che non è possibile garantire un sistema costantemente in calo almeno negli ultimi due anni!
Se i membri di Prato Artigiana, così come delle altre associazioni di categoria, vogliono fare veramente un servizio alla città, forse è il caso che inizino a pensare in prospettiva, e rispondano onestamente alla domanda fondamentale: ma questa "crisi" è una questione passeggera, o è qualcosa di più profondo? Tra due anni sarà veramente migliorata la situazione, o andiamo incontro ad una trasformazione che non lascerà niente come prima?
Sarebbe già, forse, un passo avanti...
MV

da la Nazione del 27/02/09
Gli artigiani a Martini: «Sospendere i mutui per 18 mesi»

IL DENTE più avvelenato ce l’aveva Angelo Bartolotti, padrone di casa dell’iniziativa di Prato Artigiana che ha avuto come ospite il governatore Claudio Martini: «Avevo fatto la domanda per ricevere i contributi a fondo perduto. Ho aspettato 38 milioni delle vecchie lire per sentirmi poi dire dal personale della Confartigianato, dove avevo portato le pratiche, che la mia azienda non rientrava nei requisiti».
Tuona anche Massimo Tesi, un altro tessitore: «A Natale mi sono ritrovato a secco per la difficoltà a incassare le fatture dei clienti, tutte non pagate. In queste circostanze come si possono pagare gli operai se dobbiamo anche versare le tasse allo Stato?». Oltre a Martini, ad ascoltare gli interventi degli imprenditori c’erano anche il candidato a sindaco del centrosinistra Massimo Carlesi e il primo cittadino in carica Marco Romagnoli. Ormai sono diverse centinaia i nomi di artigiani che gravitano intorno al gruppo costituito spontaneamente da Manuela Biliotti, «non per contrapporsi al tradizionale associazionismo di categoria — come precisa l’imprenditrice — ma per creare una spina nel fianco nelle organizzazioni chiamate a difendere i nostri interessi». Al governatore toscano Prato Artigiana ha consegnato una piattaforma di richieste urgenti, prima di tutto la sospensione delle scadenze dei mutui per almeno 18 mesi e una moratoria per i finanziamenti a fondo perduto. La risposta di Martini non si è fatta attendere: «Verificherò che vengano rispettati gli accordi stipulati con gli istituti di credito, con 48 milioni stanziati per garantire il sistema dei fidi bancari».
Maria Lardara

Prato. Economia: numeri da una crisi

Se pensiamo che i dati utilizzati per la ricerca presentata dall'Unione Industriale sono quelli relativi ai fatturati del 2007, possiamo solo temere il peggio pensando a quanto uscirà dall'analisi del 2008.
Calano utili, investimenti, redditività; i dati riportano poi lo specchio della grande frammentazione in piccole e piccolissime aziende - quelle più colpite dalla crisi.
Eppure, solo ora si scende in piazza "per non far chiudere Prato"? Questi bilanci, e questi dati, sono lì da un anno! E in questo periodo cosa è stato fatto?
A noi sembra ben poco...
MV

da la Nazione del 27/02/09

Crisi nera: giù guadagni e fatturato
Il distretto arranca ma le imprese più grandi riescono a reggere meglio
I CONTI NON tornano quasi a nessuno, e questa non è una novità, ma le aziende più grandi reggono meglio di quelle piccole e questo forse, nel momento attuale, è uno spunto di riflessione importante in un distretto dove le imprese con più di 10 milioni di fatturato sono la minima parte: è forse arrivato il tempo delle fusioni?. «Il rapporto economico finanziario sul sistema industriale pratese», presentato ieri all’Unione, fa capire che la frammentazione del distretto in questo momento è uno dei suoi punti deboli, con fatturati e redditività che anche nel 2007 hanno fatto segnare un andamento negativo tornando ai livelli del 2003. Un andamento che secondo le prime stime ufficiose sarebbe molto peggiorato nel 2008, con un calo complessivo del fatturato intorno al 10% e le aziende di filati più in difficoltà di quelle che producono tessuti. Numeri da baratro se paragonati a quelli dell’indagine presentata da Francesco Giunta, docente del dipartimento di scienze aziendale dell’università di Firenze. Il fatturato delle mille aziende monitorate (società di capitali con più di 500mila euro di volume d’affari) è calato dell’1,5% nel 2007 per un valore medio di 4,3 milioni, il più basso rispetto agli altri distretti presi in considerazione (Como, Biella, Valseriana, Vicenza, Busto Arsizio) che invece in qualche caso hanno anche numeri in crescita (Como e Vicenza sopra il 3%).

GIÙ IL VALORE aggiunto (-1,8%, più degli altri distretti) e soprattutto i margini sulle vendite (-1,8%, i valori si allontanano dai distretti migliori). Crolla la redditività netta: -7,8% a fronte di una crescita del 3% del costo del lavoro. Due dati che combinati insieme, e ai quali va aggiunta la bassa capitalizzazione, rendono le imprese più a rischio dal punto di vista della solvibilità e quindi più esposte sul piano finanziario.
Infatti, nonostante la capitalizzazione media sia cresciuta (+1,6%), resta ancora la più bassa rispetto agli altri distretti industriali. Nel quadro economico del 2007, poi, risultavano in crescita gli interessi passivi sul fatturato (+11,5%), in calo (-6,4%) le aziende in utile (scese al 61% del totale), a testimonianza del deterioramento in atto, e in ribasso anche gli investimenti, un altro punto debole evidenziato dall’indagine: «Altri distretti che hanno investito di più, come Vicenza, hanno ottenuto risultati migliori», ha sottolineato Giunta.

UN’ANALISI a parte meritano le eccellenze. Solo un’azienda pratese su cinque, fra tutte quelle monitorate in tutti i distretti, figura in graduatoria (ma il campione di Prato è più ampio degli altri). Fra queste il 28% ha un fatturato superiore ai 10 milioni e il 19% sotto i 2 milioni, segno che le dimensioni contano quando si tratta di resistere ad una crisi: «Ma non dimentichiamo — ha voluto sottolineare Giovanni Nenciarini, rappresentante degli artigiani nella giunta camerale — che le piccole imprese, se sapranno essere più moderne, restano fondamentali».
Leonardo Biagiotti


da il Tirreno del 27/02/09
E’ mancata la capacità di investire

L’analisi dei bilanci 2007 delle società tessili-abbigliamento

Prato ha mantenuto il primato del fatturato

PRATO. Prato nel 2007 ha mantenuto il primato per il fatturato complessivo (4.324.297.077 euro) e per il valore aggiunto (769.125.407 euro) più alto rispetto agli altri distretti tessili, ma ha anche registrato un aumento del 3% del costo del lavoro, un calo del margine delle vendite dell’1,8% e della redditività netta dell’1,3%. Dati sconfortanti ma purtroppo il peggio non era ancora arrivato.
Il nono rapporto economico finanziario sul distretto pratese realizzato da Camera di Commercio e Unione Industriale in collaborazione con l’Università di Firenze, evidenzia dati negativi, destinati a peggiorare a causa della crisi mondiale. «Non vogliamo lanciare ulteriori allarmismi - ha sottolineato il vicepresidente della Camera di Commercio Giovanni Nenciarini - ma è necessario fare delle riflessioni per essere pronti nel momento in cui la crisi finirà».
L’indagine è stata condotta sui bilanci di 1004 società di capitali del tessile abbigliamento e del meccanotessile e confrontata con Biella, Como, Valseriana, Busto Arsizio e Vicenza.
«Il sistema distrettuale - ha spiegato Raffaella Pinori - resta il principe incontrastato della produzione, la redditività si assottiglia, ma c’è la presenza significativa di un gruppo di eccellenza che può avere un effetto di volano per l’intero distretto».
I dati più significativi. La maggior presenza di aziende di piccole dimensioni si trova a Prato (48% ha fatturato tra gli o,5 e i 2 milioni di euro, contro il 37% della Valseriana) ma anche il minor numero di imprese con fatturati superiori ai 10 milioni di euro(10% contro il 22% della Valseriana). Nonostante la tenuta complessiva del fatturato rispetto all’anno precedente c’è stato un calo dell’1,5% e una perdita di valore aggiunto pari a -1,8%. Il calo della rotazione del capitale rispetto al 2006 è di 0,8% ma rapportata agli altri distretti segna + 1,6%. Complessivamente a Prato si guadagna di meno, la redditività netta è calata del 7,8%, e il 40% delle imprese chiude il bilancio in rosso, dato comunque non imputabile alle imposte, ma al calo delle vendite.
Tuttavia il 20% delle aziende intervistate, individuate tenendo conto del valore mediano del fatturato e del ROI di tutti e sei i distretti possono essere considerate eccellenti. Il 46% ha un fatturato inferiore ai 2 milioni di euro, ma il 27,9% delle imprese con un fatturato superiore ai 10 milioni di euro sono eccellenti, contro il 19,7% di quelle con fatturato compreso tra i 2 e i 5 milioni di euro.
Le imprese più competitive si trovano fra i produttori di tessuto (19%), seguono le confezioni (14%); la nobilitazione (12%), i maglifici (10%). Questi ultimi sono tra l’altro quello che riescono a incrementare maggiormente il fatturato nel 2007 (+9,8%), seguiti dalle confezioni (+5,6%).
«Interpretando questi dati - ha spiegato il coordinatore dell’indagine Francesco Giunta - emerge che Prato ha cavalcato la ripresa, ma non ha saputo fare investimenti strutturali, come invece ha fatto Vicenza».
Alessandra Agrati