MV
Al Presidente della Provincia di Pistoia
Al Presidente della Provincia di Prato
Ai Consiglieri del Consiglio Provinciale di Prato
Al Direttore dell’ARPAT Regionale
Al Direttore dell’ARPAT Dipartimento di Firenze
Al Direttore Generale della ASL di Pistoia
Al Direttore Generale della ASL di Prato
Al Sindaco del Comune di Montale
Ai Consiglieri del Consiglio Comunale di Montale
Al Sindaco del Comune di Quarrata
Ai Consiglieri del Consiglio Comunale di Quarrata
Al Sindaco del Comune Agliana
Ai Consiglieri del Consiglio Comunale di Agliana
Al Sindaco del Comune di Montemurlo
Ai Consiglieri del Consiglio Comunale di Montemurlo
E p.c. Al Presidente della IV Commissione Regionale “Sanità” Fabio Roggiolani
OGGETTO: Osservazioni alla bozza del progetto ARPAT – PT / USL3 – PT su “Indagine ambientale e sanitaria nelle aree poste in prossimità dell’impianto di incenerimento di RSU di Montale” – pubblicato sul sito della Provincia di Pistoia
In merito all’oggetto si osserva quanto segue:
Nel comunicato stampa del 24 agosto 2007, a firma del Presidente della Provincia di Pistoia – Gianfranco Venturi e del Vice Presidente Giovanni Romiti, si leggeva testualmente che “la Provincia non rilascerà autorizzazioni di ripresa attività dell’impianto se non dietro certificazione pubblica di regolarità ‘totale’ del suo funzionamento ed in correlazione agli impegni sopra richiamati, anche nella consapevolezza di disporre di un sistema di smaltimento che conserva la sua efficienza anche in presenza di un blocco temporaneo di un impianto importante dello stesso sistema”.
Fra gli impegni presi dalla Provincia di Pistoia oltre a quello di individuare con esattezza la causa del superamento dei limiti di emissione dell’impianto di incenerimento di Montale e le responsabilità dell’accaduto – cause e responsabili su cui ancora non è stata fatta piena luce - vi erano anche impegni assai cogenti in merito alla tutela della salute pubblica. In particolare gli impegni erano:
“Realizzare una verifica concreta sulla qualità ambientale del territorio circostante all’impianto (e non solo) attraverso analisi scientifiche dello stesso, da realizzarsi attraverso l’impegno dei soggetti pubblici istituzionalmente preposti”, e ancora “Realizzare approfondimenti di analisi scientifica in merito alla salute pubblica nel territorio”.
Dobbiamo purtroppo constatare che questi impegni sono stati ampiamente disattesi in quanto – ad oggi – nessuna delle indagini che erano state prospettate è stata avviata, e anzi il progetto presentato sembra volto a definire un “punto zero” necessario ad avviare una lunga, quanto indefinita fase di monitoraggio, piuttosto che gli eventuali e probabili danni prodotti alle persone e all’ambiente da un inceneritore che è in esercizio da quasi 30 anni e che sicuramente dal 3 maggio 2007 al 19 luglio dello stesso anno, ha rilasciato nell’ambiente dosi di diossine e furani in quantità assolutamente incompatibile con la corretta salvaguardia e tutela della salute umana.
A partire dalla lettura della premessa della bozza in questione si ha la netta sensazione della scarsa “scientificità” dello studio che fa discendere la necessità dell’indagine (in realtà un monitoraggio) dai “timori delle popolazioni residenti nei dintorni” piuttosto che dalla oggettiva e responsabile necessità di verificare lo stato di salute della popolazione che sicuramente è stata sottoposta ad altissimi livelli di inquinamento da diossine e furani, sostanze certificate come sicuramente cancerogene dallo IARC, come di altre sostanze tossiche, a micro e nanoparticolato ecc...
Il progetto si pone come obiettivo generale l’acquisizione di adeguate conoscenze relative allo stato dell’ambiente circostante l’impianto di incenerimento di RSU (forse gli estensori si dimenticano dei Rifiuti industriali assimilati e dei ROT), nonché la valutazione dello stato di salute della popolazione esposta alle emissioni dell’impianto.
Nonostante l’obiettivo sia quello di valutare lo stato di salute, il progetto non prevede le indagini delle diossine da effettuarsi sul sangue e nel latte materno della popolazione esposta, ad esempio un cospicuo numero di residenti nella zona rossa.
E’ oramai noto come, per il fenomeno del “bioaccumulo” e per la tendenza delle diossine a conservarsi nei grassi, l’uomo sia il più inquinato tra gli esseri viventi, pertanto non si capisce perché non si dovrebbe ricercare l’agente inquinante proprio su chi dovrebbe essere il più tutelato fra gli esseri viventi.
Altro elemento critico del progetto è l’assenza dei valori di riferimento di diossine e metalli pesanti che ci si aspetta di trovare nei terreni e negli alimenti, in sostanza manca la quantificazione del “fondo, come pure non è chiaro quali saranno le zone “bianche” esterne all’area di ricaduta. E’ auspicabile che siano in area Abetone o Cutigliano, temiamo se invece sono localizzate accanto alle aree di massima ricaduta.
Altro aspetto decisamente negativo è dato dal numero irrisorio di campionamenti sul terreno, infatti mentre a San Donnino ne furono fatti un centinaio, a Montale dove l’impianto è in esercizio da 30 anni, se ne prospettano solo una ventina.
In sostanza si evidenzia:
come a fronte di un gravissimo ritardo nelle indagini sanitarie e ambientali vi sia stata la riapertura dell’inceneritore di Montale, nonostante gli impegni istituzionali e politici vincolassero tale riapertura alle risultanze delle indagini.
Che la bozza del progetto ARPAT – PT/ USL3 – PT su “Indagine ambientale e sanitaria nelle aree poste in prossimità dell’impianto di incenerimento di RSU di Montale” è assolutamente inadeguata a verificare l’attuale stato di salute delle popolazioni e dell’ambiente e quindi non è finalizzata a garantire una reale prevenzione, ma piuttosto ad esperire una sorta di indagine epidemiologica che, secondo gli estensori, dovrebbe monitorare le popolazioni nel corso degli anni.
Chiediamo che la ASL 3 di Pistoia, che ha come compito istituzionale, la difesa e tutela della salute umana, inizi una massiccia campagna di analisi sul sangue e latte materno per la rilevazione delle diossine sulla popolazione che risiede nelle zone di massima ricaduta degli inquinanti che escono dall’inceneritore di Montale da quasi 30 anni e che, in particolare, sono sicuramente fuoriusciti in dosi intollerabili per la salute umana dal 3 maggio al 19 luglio 2007.
Chiediamo inoltre che del Comitato Scientifico, presieduto dal Responsabile del Dipartimento provinciale ARPAT di Pistoia e dal Responsabile del Dipartimento della Prevenzione della Azienda USL 3, faccia parte anche la Dott.ssa Patrizia Gentilini (Oncoematologa) Vicepresidente del Comitato Tecnico Scientifico della Associazione Medici per l'Ambiente ISDE Italia, in qualità di tecnico a tutela degli interessi rappresentati dal Coordinamento dei Comitati della Piana e dal Comitato contro l’inceneritore di Montale, questo anche in ottemperanza agli impegni assunti a suo tempo dall’amministrazione provinciale.
- coordinamento dei comitati della piana
- comitato contro l'inceneritore di Montale
- amici di Beppe Grillo di Pistoia
- comitato Ambientale di Montemurlo
- movimento dei Cittadini Uniti Montemurlesi
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