Ci sono stati, è vero, dei segnali che non possono essere ignorati, ma come al solito si preferisce le tinte forti alle analisi attente, la cultura della "emergenza" e dell'allarme al pacato confronto e al ragionamento.
In questo modo, si aprono solo le strade a quegli "imprenditori della paura" che puntano sempre a soluzioni "straordinarie" (dal vigilantes ai coprifuoco), all'individuazione di un "nemico" (normalmente identificato con l'immigrato, anche quando i protagonisti dei fatti di cronaca non lo sono).
Noi, da tempo, abbiamo indicato che prima di tutto, ed insieme alle necessarie - ma residuali - azioni di contrasto, è fondamentale puntare sull'educazione alla cittadinanza, altrimenti ogni provvedimento, alla lunga, risulterà inutile: facciamo nostre, quindi, le parole del sig. Calamai, "Cominciamo a far rispettare le regole, a promuovere una campagna per il rispetto e l’educazione".
E' un compito non facile, ma dobbiamo pur iniziare!
Municipio Verde
da Il Tirreno del 27/02/08
Da qualche giorno è uscita sulle cronache, come per magia, una ragazzina che, presa da insolito senso civico, ma nell’anonimato, ha cominciato a parlare denunciando un degrado e una situazione del centro che sinceramente, a coloro che il centro non lo vivono, potrebbe far immaginare la città come un ricettacolo di piccoli teppisti pronti a tutto e dice: «Ormai la sera io e i miei amici evitiamo di passeggiare in centro. Cerchiamo di infilare in un pub al più presto possibile, così da non rimanere coinvolti in risse o litigi. Cerchiamo di non farci notare e passiamo la serata dentro il locale, però è triste». Onestamente, vi sembra questa la fotografia del centro di Prato? Vi sembra che in centro vi sia tutti i giorni questo pericolo di una guerra fra bande e vandali? Di pericolo per l’incolumità dei cittadini e di stato da coprifuoco? Del resto anche la ragazzina continua: «...perchè per fortuna non è successo mai nulla». Ma allora? Via non scherziamo e non facciamo una tempesta in un bicchier d’acqua. E’vero che molti ragazzi in questi ultimi tempi sono particolarmente maleducati, ma la responsabilità è da ricercarsi nell’assoluta inadeguatezza della scuola, degli insegnanti e anche, in modo particolare, dei genitori, che spesso se ne fregano dei figli e gli lasciano al proprio destino con la scusa che “sono grandi”, senza curarsi di dove vadano e cosa facciano fuori da casa.
Se in città vi sono alcune manifestazioni di eccessiva esuberanza e maleducazione, non è questa però una buona scusa per fare di tutta l’erba un fascio e descrivere il centro della città come fosse un ricettacolo di piccoli delinquenti; la stragrande maggioranza dei giovani, lavorano, studiano e rispettano le regole. E dovrebbero essere questi a fare notizia, non piccoli gruppi di incoscienti inconsapevoli. Da sempre il saper trasmettere valori, l’insegnamento, l’esempio ed il rispetto delle regole è il toccasana per indurre i giovani a comportamenti più civili e responsabili. Siamo certi che gli adulti riescano sempre a dare il buon esempio? Come si può pretendere che i giovani si abituino ad essere rispettosi quando gli adulti, forse anche i loro genitori, sono i primi a comportarsi in modo incivile e molti insegnanti non pronti ad affrontare la difficile missione di “educare”? Le vedete le macchine, una sull’altra in Piazza delle Carceri, in altre piazze, o parcheggiate in doppia fila senza rispetto per la gente e per il decoro della città? Ci consoliamo annunciando nuove telecamere e controlli video in tutte le piazze, siamo diventati una delle città più controllate d’Italia. Ma ci sarà poi dall’altro capo del filo qualcuno che controlla davvero? Non sarebbe meglio instaurare un rapporto personale con la città? Vedete qualcuno, vigili urbani o forze dell’ordine che fanno notare tutto questo, dialogando con i cittadini? Non è forse sempre stato detto che è meglio la prevenzione piuttosto che la punizione del reato? Allora, comincino, coloro che sono abilitati, a far notare ai cittadini gli errori, in modo civile e cerchino collaborazione.
Cominciamo a far rispettare le regole, a promuovere una campagna per il rispetto e l’educazione, a cominciare dalle scuole e vedrete che col tempo, anche il rapporto dei giovani con la città e i loro simili cambierà.
Giancarlo Calamai
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