"Ma anche grazie al segno della nuova teca la nostra città saprà tenere vivi la sua identità e i suoi valori più caratteristici, che tanta parte hanno avuto nel creare nei secoli un tessuto sociale coeso, allora tutti, a cominciare proprio dai poveri, troveranno più ascolto e più attenzione."
Questo stralcio conclude la lettera del prelato in risposta a quanti avevano criticato la spesa per la realizzazione di una nuova teca di conservazione per "la Sacra Cintola" la reliquia ospitata nel Duomo, attribuita alla Madonna.
A detta di alcuni credenti, spendere soldi per questo, affidando il lavoro ad un artista di rilievo, era da considerarsi poco cristiano, a fronte di una crisi economica reale e pesante che affligge la città.
Come ormai siamo abituati a leggere nelle autodifese del clero in merito a certe spese, il prelato ci ricorda l’episodio evangelico della sorella di Lazzaro che usò una libbra di olio profumato per i piedi di Gesù. Atto di amoroso spreco e dedizione, sì, ma ad una persona viva, che gli aveva fatto un gran bene, come del resto la Maddalena e tutte le generose figure femminili descritte nei Vangeli che stupiscono e imbarazzano solo i misogini.
Comunque monsignor Francioni classifica questa spesa fra i doni a Gesù, fatti dalla sua Chiesa.
Facendo passare per buona questa tesi, resta da capire perché il Comune di Prato debba contribuire a questa spesa e condividere con la Chiesa questo dono al Signore.
"Alla presenza del Vescovo e del Sindaco ho conferito incarico al maestro…" si legge ancora nella lettera.
La comproprietà fra il Comune e la Curia della famosa reliquia è un retaggio medioevale, decisamente contrastante con la laicità delle pubbliche istituzioni moderne. Ancora più offensivo per la società civile è che si consideri la reliquia un bene comune di tutti i cittadini e un fattore di coesione sociale.
Non vogliamo entrare nell’argomento storiografico dell’autenticità del documento storico e dei personaggi ad esso legati, ma è indubbio che per quanto la maggior parte dei cittadini sia credente, per molti di loro e per tutti gli altri, la storia della Sacra Cintola è una bella leggenda da raccontare ai bambini.
Siamo d’accordo con la lettera del prelato che risparmiando sulla teca non sfameremo i poveri e ancora meno debelleremo la piaga della povertà, ma siamo altrettanto estranei alla logica del "per grazia di Dio i poveri ci saranno sempre".
Anzi una dichiarazione come questa ci impone di dare un consiglio al Vescovo: per favorire la coesione sociale paghi tutta l’ICI, come fanno i cittadini.
Contribuisca al bene della città abbandonando privilegi non ammissibili e rendendo pubblico l’elenco delle proprietà immobiliari della Curia, in città e nelle campagne.
Riconosca che lo sforzo delle comunità pratesi nel diffondere valori di solidarietà e di tolleranza è stato reso nullo dal cattivo esempio di un clero che si tiene stretto al potere e alla ricchezza e lontano dalla giustizia sociale.
Al Sindaco invece diremo qualcosa di molto più concreto. Svincoli il Comune dall’abbraccio della Chiesa e non usi il denaro pubblico per cose che se anche possono suscitare un po’ di stanco campanilismo, servono solo a confondere i cittadini sul ruolo delle istituzioni e sulla loro responsabile gestione del patrimonio pubblico.
Per Municipio Verde
Fra’ Dolcino
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