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La mer, la fin...

giovedì 28 febbraio 2008

L'ambientalismo nella campagna elettorale

Pubblichiamo di seguito un editoriale di Monica Frassoni, deputata verde al Parlamento Europeo e Presidente dello stesso gruppo parlamentare.

Municipio Verde

L'ambientalismo nella campagna elettorale

In questa campagna elettorale, c’è un tema che ritorna spesso e che ci riguarda direttamente. E’ la contrapposizione dell’ambientalismo del « fare » rispetto a quello del « non fare ». Il primo è quello dei responsabili e dei moderni, leggi il PD; il secondo è quello dei Verdi. L’ambientalismo del fare è il classico concetto veltroniano che include in sé tutto e il suo contrario; erge a metodo permanente il concetto del « dare un colpo al cerchio e uno alla botte ». Per carità, va benissimo. Penso che con il paese e i media che ci ritroviamo, allergici a ogni dibattito serio e di sostanza, è il meglio che Veltroni possa fare; francamente, Binetti e cementificatori a parte, se cosi facendo ci evita la beffa e il danno di rivedere Berlusconi a Palazzo Chigi, non mi lamento di certo.
Ma questo non significa che non dobbiamo reagire.
In questa campagna, anzi, spingere sull’inconsistenza pratica dell’ambientalismo del « fare » rispetto ai fatti concreti e argomentare pazientemente su tutte le proposte e alternative intorno alle quali diciamo alcuni no, può essere un modo efficace di strutturare la nostra campagna.
Io, come molti e fino a prova contraria, penso che nella testa dei suoi inventori l’ambientalismo del fare sia una riedizione patinata di un concetto di « modernità » stile anni ’50.
Quello delle infrastrutture che non importa siano utili, basta che siano grandi, veloci, maschie e soprattutto costose, quello che liquida le ragioni e la voglia di partecipare delle comunità locali con uno sprezzante rifiuto del « nimby », quello che si vergogna di avere votato contro il nucleare e continua a sottovalutare l'enorme occasione di innovazione che possono rappresentare l'ecoefficienza e le rinnovabili, quello che non si cura di continuare ad accumulare infrazioni alle leggi europee, quello che nello sfascio campano sa vedere solo le colpe di chi si è opposto a inceneritori fatti male o a discariche traboccanti di veleni e non quelle degli abusi di amministratori e imprenditori incompetenti o della camorra. Tutto questo ha naturalmente poco a che vedere con le battaglie dei Verdi e degli ecologisti, in Italia e in Europa. E' uno slogan che confonde le idee e mortifica il dibattito, un'ideologia indifferente al merito e alla complessità dei problemi che spinge nell'angolo tutti coloro che temono che questo cosiddetto ambientalismo del fare è quello che continuerà a dire sì alla cementificazione del territorio e alla progressiva riduzione dei paesaggi come quello di Spello in isolate macchie verdi in un territorio brutto, disordinato e inquinato.
Non è un caso che sul terreno della velocità, della ricchezza e della crescita senza limiti si perda per strada la vera priorità che in Europa fa ormai parte del dibattito politico quotidiano ma che in Italia non si trova nei 12 punti di Veltroni, non ha spazio nei talk show o nei sondaggi: la lotta ai cambiamenti climatici, la discussione su un modello di sviluppo che a partire da quella difficile sfida globale fa della sostenibilità il cuore di un messaggio « rivoluzionario », non mortificante per il cittadino e che non contrappone le classi , ma è allegro, nuovo e portatore di qualità e felicità.
In molti casi, anche i nostri amici della Sinistra Arcobaleno arrancano un po’ su questi temi. Fausto Bertinotti ci prova generosamente, ma quella non è la sua cultura né la sua priorità vera. Pensa, come molti dei suoi e qualcuno dei nostri, che dire « attenzione sparisce la Sinistra » oppure «bisogna evitare di finire con un sistema bipartitico come gli americani » (quando negli USA si sta svolgendo sui nostri temi una campagna appassionante che coinvolge milioni di persone) o ancora «la Sinistra l’Arcobaleno è più di un'allenza elettorale » possa davvero mobilitare gli elettori.
Fosse tutto così semplice sarebbe fantastico. Ma dai tempi dell’Unione Sovietica sappiamo che ciò che unisce lavoratori e imprenditori è la legittima volontà di disporre di abbastanza denaro e risorse; nell’Italia del XXI secolo la priorità dell’elettore medio, se non è più quella di essere come Berlusconi, è sicuramente quella di avere più reddito e migliori servizi, di pagare meno tasse e di sentirsi sicuri per strada, con buona pace di cambiamenti climatici ed emergenze ambientali che sono ancora visti in Italia come elementi totalmente secondari.
Io penso che mai come in questa campagna noi dobbiamo essere con i nostri alleati e con il PD a battere e a ribattere sui nostri temi e le nostre priorità. Non certo per un problema di identità o di conservazione del nostro partito sempre più malandato. Meglio, se fosse per questo, dedicarsi al panda. Ma perché, nonostante i nostri problemi e debolezze, e nonostante i solerti « ambientalisti del fare » siamo ancora soprattutto noi a portare nel dibattito il tema complicato e controverso dell’ambientalismo del « fare bene ». E senza un ambientalismo fatto bene c’è poco futuro per chiunque vinca le elezioni.

Monica Frassoni - Presidente Gruppo Verdi al Parlamento Europeo

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