TANTI INTERESSI PRIVATI NON FANNO UNA CITTA'!

La mer, la fin...

giovedì 7 febbraio 2008

Scorci della società pratese

La lettera della madre della ragazza picchiata da alcune coetanee - che riportiamo in calce - è inquietante. Inquietante prima di tutto perché l'episodio è avvenuto nella cerchia delle conoscenze (chi ha iniziato sembra fosse una "ex amica"), inquietante per l'atteggiamento della madre di un'altra delle ragazze coinvolte (“Se a casa mi arriva un foglio considerati morta. Sappiamo tutto di te, che bar frequenti e con chi ti ritrovi”), inquietante perché le persone coinvolte non vivono in situazioni di marginalità sociale, ma sono a piento titolo "membri della comunità pratese".
Inquietante, ma non sorprendente.
Non sorprende perché, e lo abbiamo denunciato più volte, a Prato è sempre più frequente imbattersi in atteggiamenti che definire "maleducati" è usare un eufemismo, in un'arroganza spesso sconfinante nella prevaricazione. E i protagonisti, ci dispiace ribadirlo, sono i pratesi, e sarebbe interessante verificare quanti di questi "bravi cittadini" sono tra quelli che un giorno si e l'altro anche se la prendono con i cinesi, i barboni, i rom, etc.
Anomia, indifferenza, arroganza: tutti "sottoprodotti" di quel "miracolo pratese" che ha arricchito, in passato, i portafogli, ma che ha impoverito all'inverosimile le coscienze.
Anche su questo, dobbiamo riflettere! Anche questa è una sfida "ecologica"!


Lanfranco Nosi
Municipio Verde

giusto per contribuire alla riflessione, un paio di video scaricabili da YouTube (basta inserire come parola chiave "prato"...)


gara di sputi 1


gara di sputi 2



ubriache a Prato

da Il Tirreno del 07/02/08

«Mia figlia è stata minacciata di morte»
Parla la mamma della ragazzina pestata da alcune coetanee

PRATO. «Sono la mamma della ragazza aggredita sabato scorso in piazza Buonamici. Fino a qualche giorno fa ero felice di accompagnare il sabato sera mia figlia in centro adesso per tutta la mia famiglia è diventato un incubo. Ho 44 anni e sono nata e cresciuta in questa città, adesso non la riconosco più». Comincia così la lettera inviata alla redazione del Tirreno dalla signora A., madre della quindicenne aggredita da un gruppo di coetanee. Un pestaggio dal quale la ragazzina (15 anni compiuti ieri) è uscita col naso fratturato, una denuncia alla polizia e una paura che si porta addosso giorno e notte.
«Mia figlia ora è sotto sorveglianza continua, non fa un passo se non è con qualcuno - ci spiega al telefono la signora A. - le stanno vicini i nonni, gli amici e noi genitori, compatibilmente col lavoro. Mia figlia ha paura a uscire: l’altro giorno è stata avvicinata da una ragazzina presente all’aggressione. Insieme a lei c’era anche la madre. L’ha voluta intimidire perché ritirasse la denuncia: “Se a casa mi arriva un foglio considerati morta. Sappiamo tutto di te, che bar frequenti e con chi ti ritrovi”. E rivolgendosi a me ha detto: “signora se un giorno di questi sua figlia muore non si lamenti”. Parole pronunciate sotto gli occhi della madre che non ha aperto bocca».
Signora, ma che cosa le ha raccontato sua figlia di quanto è accaduto lo scorso sabato sera in piazza Buonamici? «Mia figlia era a passeggio in centro insieme al suo ragazzino. Il sabato sera in genere si ritrovano insieme ad altri amici per il classico struscio: piazza del Comune, piazza S. Francesco, piazza delle Carceri, piazza Buonamici. E’ un modo per stare insieme, per fare quattro chiacchiere. L’altra sera però gli amici erano andati a ballare e loro sono rimasti da soli. In piazza Buonamici mia figlia si è imbattuta in una sua ex amica che era lì insieme ad altre sei coetanee. Un tempo uscivano insieme poi c’è stato un litigio ed hanno interrotto i rapporti. L’altra sera fra le due è nato un alterco verbale. A darle man forte ci si sono messe altre due ragazzine che erano con lei che hanno cominciato ad offendere e a menare le mani». La figlia è stata colpita al volto con pugni e borsettate. Il suo ragazzino le ha fatto scudo ma non è stato sufficiente ad impedire che fosse colpita al naso. La piazza era stracolma di gente ma nessuno è intervenuto. Un’altra ferita per la signora A. Accompagnata al pronto soccorso la quindicenne ha avuto 22 giorni di prognosi per una frattura al setto nasale. «La denuncia penale è partita d’ufficio - spiega la mamma - anche se non volessi, ma non voglio, non potrei più fermarla».
No, le ragazzine che l’hanno pestata non avevano bevuto. Questo ha detto la quindicenne alla mamma. E la sua impressione, attraverso quanto riportato da altri amici, è che lo stesso gruppetto si sia reso protagonista di altre provocazioni e litigi nella stessa serata. In via Garibaldi e in piazza delle Carceri. Ma perché tanta aggressività? «Qualche risposta ho provato a darmela - risponde la signora A. - intanto è bene dire che questa ragazzina appartiene a una buona famiglia pratese. Non siamo di fronte a casi di emarginazione. Lei personalmente non ha alzato le mani ma aizzava le altre ed ha rivolto minacce gravissime a mia figlia. La mia idea è che questi adolescenti non abbiano punti di riferimento: i genitori ci sono ma sono assenti. Si accontentano di sapere se il figlio ha preso un sei o un sette e basta. Ma li conosciamo davvero i nostri figli? Spesso sono ragazzi incapaci di comunicare in maniera normale tra di loro. Sono afflitti da un malessere che li porta a voler dominare, a parole o con le azioni, qualcun altro. Quella dell’altra sera è stata una bravata: volevano sentirsi forti. Ciò che più mi sconvolge è che probabilmente i genitori di queste ragazzine picchiatrici non sono al corrente di nulla proprio perché manca il dialogo. La madre dell’ex amica di mia figlia mi ha stupito per la certezza che ha mostrato sulla non colpevolezza di sua figlia. E invece è stata proprio lei a fomentare le altre...». A sua figlia che cosa ha detto? «Che la stimo moltissimo. Le ho sempre insegnato che è importante confrontarsi con gli altri. Ha avuto il coraggio di dire a questa ragazzina che cosa pensava». Sabato prossimo sua figlia tornerà in centro? «Sì, ma ci sarò anch’io insieme a mio marito e alla figlia più grande. Vorrei però anche vedere più pattuglie della polizia e carabinieri a presidiare le piazze».
E’ stata tentata di farsi giustizia da sola? «Non sono una persona aggressiva di carattere ma qualche anno fa forse ci avrei fatto un pensierino, ma oggi no. Ho fiducia nelle forze dell’ordine e mi aspetto che identifichino e denuncino le ragazze che hanno picchiato mia figlia. Vanno fermate perché possono far del male ad altri. Anche ai suoi amici ho chiesto apertamente di non farsi tentare da vendette personali ma di chiamare subito il 113».
Giovanni Ciattini

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