TANTI INTERESSI PRIVATI NON FANNO UNA CITTA'!

La mer, la fin...

mercoledì 25 giugno 2008

Congressi. Rifondazione al bivio.

Da Il Manifesto di ieri. mv

INTERVENTO
COSA DIVIDE E COSA PUO’ UNIRE RIFONDAZIONE
Paolo Cacciari


I binari su cui si sta incanalando il congresso del Prc sono più o meno questi: sul contenitore, ci si divide tra chi vorrebbe «ricostruire» il Prc per federarlo con i diversi partiti e soggetti politici antisistemici esistenti e chi invece lo vorrebbe «mettere a disposizione» in un soggetto politico più largo e attraverso un processo costituente fusionale; sui soggetti ci si divide tra chi fa riferimento ad un’identità autonoma di classe, con coscienza politica ed egemonia sociale e chi invece pensa ad una sinistra aggregata per convinzioni ideologiche, ma anche per elaborazione programmatica; sui contenuti politici si divide tra chi chiede di segnare un confine anticapitalistico e altermondialista e chi pensa anche ad un riformismo graduale che non escluda mediazioni e pratiche di governo; sulle modalità d’azione ci «si divide tra D’Alema e Tarzan» (Andrea Alzetta), per dirla con un magistrale titolo de il manifesto, cioè tra il mantenimento di un dialogo e alleanze con il centro-sinistra e, invece, l’opposizione nei movimenti sociali.Questa auto-caricatura del dibattito interno riproduce vecchi vizi e non fa fare alcun passo avanti. Quali sono le forme di organizzazione politica più idonee per reggere lo scontro con il nuovo regime bipartitico delle «due destre»? Come superare la separatezza tra partito e corpo sociale? Quali sono i soggetti della trasformazione? E quali le idee forti aggreganti, il progetto di società autonoma, il sistema di valori desiderabile e mobilitante? Quali sono i modi, le pratiche e i luoghi dell’agire politico?
Se facessimo un esercizio di umiltà e riconoscessimo che il crollo elettorale non è solo il risultato di una serie di errori, ma un collasso di credibilità tra i corpi sociali di riferimento e i dirigenti dei partiti; se affermassimo che nessuno sa come rimettere in moto un movimento sociale e politico di resistenza al nuovo regime fascisteggiante, allora ci accorgeremmo che serve un approccio metodologico e una diversa capacità di comunicare con la vita ferita e con gli individui oppressi.
Rossanda ha liquidato la V° mozione del Prc come «metodologica», in realtà la scelta di un tale profilo è già sostanza. In altre parole il passaggio per una «salvezza» della sinistra non è nello stabilire «la giusta linea», ma condividere una idea fondativa di politica come spazio pubblico plurale, agibile da tutti e da ciascuno.
Un’impresa su cui bisognerebbe discutere, ad esempio, è sul partito. Quello nuovo (sociale) deve essere strumento di organizzazione diretta, basato sulla ricostruzione dei legami sociali, prima che raccogliere deleghe e rappresentanze istituzionali. Deve organizzare «la politica come servizio e gratuità come adempimento di doveri di solidarietà e del bene comune» (dall’appello «La politica che vogliamo»). «Comunità intelligente ed affettuosa», deve modellarsi secondo uno schema organizzativo a sistemi complessi reticolari e trasmettere un’idea della «politica oltre il potere» (Adriana Cavarero). Il fine non deve essere il potere ma la sua dispersione, fino all’annullamento. Se la crisi della politica dipende dalla liquefazione della sua dimensione etica, allora è da questo recupero che si deve ripartire. La critica attiva a tutte le forme di violenza deve riguardare anche gli apparati comunitari (a partire dalla famiglia), economici (a partire dall’impresa capitalistica), statali per la sua funzione disciplinatrice e conservatrice.

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