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La mer, la fin...

venerdì 13 giugno 2008

Malasanità. La responsabilità e il sistema delle caste.

Mentre a Galciana arriva il guaritore Frate Elia a dare speranza al popolo, nelle aule di tribunale si è concluso il processo per la morte del piccolo Jacopo a seguito dell'incuria e della sottovalutazione di due medici, una guardia medica e un medico del pronto soccorso dell'ospedale di Prato, che lo hanno rimandato a casa con uno sciroppo antiallergico quando era affetto da miocardite.
Un processo a detta di tutti difficile e ci possiamo credere visto che le parti civili hanno condotto una strenua battaglia supportata da tanta accurata documentazione, mettendo il Giudice nella condizione di dover emettere una sentenza di condanna nei confronti di uno dei due medici.
I giornali di oggi pubblicano un resoconto parziale della vicenda e, improvvisamente ultragarantisti, anche dopo una condanna, danno voce solo agli avvocati difensori e manipolano il senso del verdetto finale.
Così dopo due settimane di sostegno alle cause per malasanità, La Nazione si butta improvvisamente sull'altra corsia e mette l'accento su una supposta decisione sofferta da parte del giudice.

E' vero che il magistrato giudicante ha espresso le sue difficoltà ma lo ha fatto certamente per evidenziare un disagio di cui tutti capiamo bene il senso e facciamo finta di non intendere.
Il problema grosso in cui si è trovato il giudice, che ha precisato di essersi immedesimato nei medici, oltre che nei genitori del piccolo, è quello della responsabilità penale di chi, attraverso la sua professione può creare danni enormi e irreparabili ad una persona ma che, proprio perchè opera su situazioni limite, vorrebbe essere indenne dal giudizio. Medici e magistrati, ad esempio.
In Italia è difficilissimo che un medico venga condannato per omicidio colposo e quindi questa sentenza ha un valore che va molto oltre il caso personale. Il giudizio ha bucato il velo di protezione della casta medica e dei suoi poteri di vita e di morte.
Una condanna a quattro mesi può sembrare poco per una causa di omicidio colposo ma è la base per dimostrare che un sistema di omissioni, modi di agire e atteggiamenti omertosi che si ramifichino negli ospedali, può procurare tragedie enormi e infinito dolore. Non solo ma, da quanto emerge dal dibattimento, sono venute alla luce false testimonianze e grottesche manipolazioni del referto dell'autopsia ospedaliera. E questa è certamente la parte più macabra di questa triste vicenda.
Per questa evidente enormità morale dei fatti, sarebbe utile affrontare le questioni fino in fondo, anche alla luce di fatti criminosi riscontrati nel nostro paese e certamente coperti da un sistema sanitario incrudito e monetizzato oltre ogni limite, ma non completamente lontani dal sistema, per altri motivi traballante, della Sanità nella Toscana Felix.
Se poi vogliamo parlare di giustizia, e qui sta l'osso della responsabilità, allora possiamo fare qualche piccolo confronto con la cronaca giudiziaria di oggi per trovare un cinese che si è beccato quindici mesi per aver rubato sette bottiglie di cognac per capire che qualcosa ha inceppato le nostre coscienze e che non sarà facile, così come nell'India moderna, uscire dal sistema delle caste.
Riccardo Buonaiuti

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