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La mer, la fin...

venerdì 13 giugno 2008

Europa: gli irlandesi fanno marameo

Questo è il comunicato di Monica Frassoni sul voto irlandese che ha bocciato il Trattato di Lisbona. Ci sentiamo di invitare il nostro parlamentare europeo ad avere un po' più di comprensione per le popolazioni europee che vengono ignorantite dai loro politici azzeccagarbugli, proprio come i nostri, e non riconoscono come importanti i temi dell'unità degli stati burocratici.
Egoismo e ignoranza non spiegano tutto. C'è anche un po' di giustificata sfiducia. Cominciamo noi Verdi per primi a "prendere casa in Europa" e a metterci il cuore.
Buon lavoro a Monica e grazie per il cuore che ci mette.
MV


GRUPPO VERDI/ALE AL PARLAMENTO EUROPEO
COMUNICATO STAMPA
Bruxelles, 13 giugno 2008 Referendum irlandeseFrassoni: “Venerdì nero per l’Europa. Ma adesso bisogna ripartire”
Monica Frassoni, Co-Presidente del Gruppo dei Verdi/ALE, ha così commentato l’esito del referendum irlandese sul Trattato di Lisbona:
Cosa ci dicono gli irlandesi sull’Europa? Una buona parte di loro se ne infischia (appena il 50% è andato a votare), una maggioranza di quelli che si sono espressi per il NO lo hanno fatto per una serie di ragioni che vanno dalla totale mancanza di fiducia nei loro politici (il primo Ministro si è dovuto dimettere in aprile tra accuse di malversazione varie), la preoccupazione di un futuro non più così brillante, e una campagna sul Trattato farcita di reali manipolazioni e disinformazione grossolana. E poi gli irlandesi sono sempre portati a credere che l’UE serve solo per dare un sacco di soldi. Adesso che i soldi sono di meno e la prospettiva irlandese è quella di diventare un contributore netto, l’interesse cala notevolmente. Meglio quindi non votare o votare NO.
Certo, il Trattato di Lisbona non era un prodotto facile da vendere. Senza anima dopo la sconfitta del Trattato Costituzionale nel 2005 e le modifiche (tutte in peggio) dei governi, reso un incomprensibile coacervo di articoli, protocolli e norme interpretative, perfino il Primo Ministro e il commissario irlandese hanno candidamente ammesso di non aver letto il Trattato (troppo lungo e complicato) ma che bisognava lo stesso votare SI’! E comunque che democrazia è questa? La stessa fondamentale contraddizione emersa all’indomani del referendum francese e olandese ritorna come un incubo. Meno di un milione di irlandesi mettono in scacco non solo i 18 parlamenti che hanno già ratificato il Trattato di Lisbona, ma tutti gli europei. Questo è inaccettabile ed assurdo. E’ assolutamente necessario rimuovere la regola secondo la quale ogni riforma deve essere accettata da tutti gli Stati membri. Non sarà più possibile fare alcuna riforma positiva nell’UE a 27. E’ giunto il momento di fare quello che Altiero Spinelli propose nel 1984 : chi ci sta ci sta, gli altri troveranno un accordo di “convivenza” fuori dal nuovo Trattato.
Ma il No irlandese dimostra una volta di più che i referendum nazionali sono uno strumento inadeguato e sbagliato per decidere sui Trattati europei. La disinformazione e la distorsione della realtà combinata con l’opacità del testo del trattato, hanno contribuito a rendere impossibile un dibattito costruttivo sulle questioni che stavano davvero al centro del trattato. Tutto si è mischiato. L’ostilità al governo, il poco tempo per una seria campagna, le leggende sull’obbligo di cambiare le leggi sull’aborto e sulla neutralità derivate dal Trattato, il timore della riduzione del potere di voto a causa dell’introduzione (nel 2014...) della doppia maggioranza e varie altre cose e naturalmente la riduzione (che avverrà comunque) dei fondi europei in arrivo a vantaggio dei paesi dell’Est, cosa questa che denota una singolare mancanza di solidarietà da parte di un paese che deve tutto il suo sviluppo economico degli ultimi anni ai soldi europei.
Adesso che fare il processo di ratifica deve comunque andare avanti e solo alla fine di questo dovremmo decidere sul da farsi. E sarà anche il governo irlandese a dover fare qualche proposta. Ma c’è anche bisogno di riprendere l’iniziativa. Oggi più che mai dobbiamo riaffermare alto e chiaro che è l’Europa dei governi, dell’opacità e della non chiarezza che ha perso. Quella che ha rifiutato la Costituzione e che continua a fare politiche sbagliate, di conservazione, di chiusura nazionalista, di egoismo. Quella che ha ucciso lo spirito della Convenzione europea del 2003 partita con grandi speranzee finita con un accordo su un testo positivo ma minimo e senza anima. Ma tutto questo non rende meno necessaria un’Europa più unita, più democratica, capace di agire. Ciò di cui c’è bisogno ora è di un’iniziativa che parta dalle forze politiche e da quegli Stati membri convinti della necessità di un’Europa più efficiente, democratica e coesa, dal momento che non è possibile continuare con il Trattato di Nizza. Un’iniziativa dove non ci sia spazio che per coloro che vogliono andare avanti. Ribadiamo la necessità di una Costituzione, un testo breve, comprensibile e centrato su poche questioni di rilievo da fare insieme, una Carta dei Diritti Fondamentali, processi decisionali democratici, un grande dibattito su cosa e perché l’Europa serve ed è indispensabile nel mondo complicato di oggi.
Su questo noi chiamiamo il Parlamento Europeo a mobilitarsi nei prossimi mesi, a diventare il centro di un nuovo dibattito e una nuova iniziativa europea per una nuova costituente e a preparare in questo modo le elezioni del 2009.

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