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La mer, la fin...

sabato 21 giugno 2008

Scuola. I costi della mattanza e il giovane Holden.

Il nostro recente post sulle bocciature nella scuola superiore ha stimolato alcuni commenti che, con saggezza, entrano nel merito degli atteggiamenti degli studenti e delle famiglie nei confronti dell'istituzione scolastica e del valore formativo di questo importante segmento della vita sociale.
Mi rendo conto che gli adolescenti di oggi, nella maggior parte dei casi non amano la scuola e non danno il giusto valore all'istruzione. Ma questo non è che un effetto della considerazione sociale e politica che la scuola riceve e della separazione fra il mondo della cultura e le aule dove la cultura dovrebbe essere divulgata.
E di chi è la colpa di questo?
Non vogliamo dare risposte. Ognuno la veda come vuole.
Torniamo invece alle bocciature e ai rimandati: c'é da evidenziare un aspetto che non viene preso in esame ma che invece dovrebbe interessare molto a tutti.
Qual è il costo economico di questa vera e propria mattanza?
Innanzi tutto c'è il costo, addebitato direttamente alle famiglie, delle lezioni private o di altri supporti allo studio. Quanto spendono gli italiani per sostenere i loro figli durante il percorso scolastico?
Qualcuno avrà fatto sicuramente delle statistiche.
Io preferisco andare ad occhio e rispondo: molto.
La disponibilità degli insegnanti a comportamenti etici e di responsabilità sociale è scarsa, ne è la prova che di recente un governo ha dovuto mettere una legge che impone un limite di spesa per i libri di testo obbligatori.
Le lezioni private sono una piccola industria a nero che qualcuno, molto pragmaticamente, considera compensativa dei bassi stipendi dei docenti. In alcuni casi che conosco, sarebbe difficile corrispondere un aumento tale da eguagliare il guadagno ottenuto dalle "ripetizioni".
Poi c'è il costo dovuto agli anni in più che uno studente rimane nella scuola, non solo a spese sue ma come unità di spesa dello Stato, e che, per quel che ne so, è elevata.
Come si può capire ciò è anche causa di sovraffollamento, perchè in ogni classe permangono ragazzi che dovrebbero già aver lasciato il posto ad altri.
Quest'ultimo problema è drammaticamente importante perchè molti istituti tecnici, soprattutto nelle prime classi, hanno sezioni numerosissime e quindi gli insegnanti sono ancora più in difficoltà del solito a seguirli individualmente.
Ribadisco: gli insegnanti che bocciano tanto sono dei falliti perchè hanno previsto certi obiettivi e non li hanno raggiunti, almeno quando il 50% delle persone che loro stanno formando non "evidenzia un'adeguata preparazione". Il costo sociale di un risultato di questo tipo è evidentemente grande e pone i docenti in una posizione di casta (piccola casta borghese) nei confronti dell'utenza.
Vi è infine il problema della comunicazione e della partecipazione (altro difetto di casta). I genitori, anche quando sono interessati alle sorti dei loro ragazzi, e per fortuna sono la maggioranza, non vengono adeguatamente informati sul livello di preparazione dei loro figli e di quali siano i rischi di bocciatura.
I professori evitano il rapporto con le famiglie e preferiscono lasciare che il ragazzo si avvicini inesorabilmente al baratro, piuttosto che dedicare del tempo a parlare con i genitori.
Forse qualcuno ricorderà il romanzo "Il giovane Holden". Il titolo originale è, tradotto a senso, "L'acchiappatore nella segale" e simboleggia una sorta di salvatore dei ragazzi, appostato nell'erba e pronto ad afferrarli sul limite dello strapiombo.
Io vi invito tutti a rileggerlo perchè può veramente riportarci tutti alla realtà.
E l'unica realtà che conta è quella umana e solidale, della cultura e del sentimento che, attraverso l'educazione, producono responsabilità sociale.

Riccardo Buonaiuti


Prossimi argomenti sulla scuola:

"A scuola di ignoranza, ovvero la scandalosa prova di maturità"

"L'orientamento scolastico, e chi dovrebbe farlo?"

"Un'altra bella casta di cui parlare. Sui professori universitari e sul perchè nessuno si ribella"

MV

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