Eppure, si continua a lavorare nella falsa speranza che il tessile possa "ripartire", procrastinandone le sofferenze attraverso una serie di pannicelli caldi che dimostrano tutti i loro limiti (gli ammortizzatori sociali non possono durare in eterno...).
Nemmeno noi abbiamo soluzioni prefabbricate - e diffidiamo da chi le ha, in periodi del genere - ma è evidente che Prato ha necessità di uscire da quel "tunnel del tessile" che, se nel passato ne ha fatto la ricchezza, oggi rischia di essere un buco nero che assorbe tante risorse senza rendere indietro niente.
Pensiamoci...
MV
da il Tirreno del 13/02/09
«A rischio 5.000 posti in pochi mesi»
Allarme dei tessili della Cgil. In sei anni perso il 40% dell’occupazione
Un terzo dei dipendenti del tessile usufruisce degli ammortizzatori sociali. Solo nel 2008 i licenziamenti sono stati quasi 1.150
«Tra il 2002 e il 2007 (ultimi dati dell’Inps di Prato) le aziende tessili artigiane - spiega il segretario dei tessili della Cgil - si sono ridotte del 32% passando da 1.125 a 834 e quelle industriali del 21% passando da 1.374 a 1.079. Nello stesso periodo il numero dei dipendenti si è ridotto da 19.636 a 13.397 nelle aziende industriali e da 4.736 a 3.086 nelle aziende artigiane, passando da un totale di 24.399 a 16.483 con un saldo negativo di 7.916 posti di lavoro nei 5 anni, corrispondente a un terzo dell’occupazione dipendente». Numeri a cui devono essere aggiunti quelli dell’anno appena trascorso. Nel 2008 il saldo negativo è stato di 1.129 unità (dati della Camera di commercio di Prato). Questo dato porta a stimare intorno ai 15.000 il numero attuale dei dipendenti con una riduzione approssimativa di 10.000 lavoratori. «La costante perdita dei posti di lavoro - aggiunge Brezzo - ha ridotto la dimensione media di impresa a 3,70 addetti medi nell’artigianato e 12,4 addetti medi nell’industria, ha portato sotto la soglia dei 15 dipendenti la metà dei lavoratori e ha fatto regredire le tutele di un gran numero dei dipendenti ancora in forza».
Il 2008 ha visto, nelle imprese con più di 15 dipendenti, 29 procedure di mobilità con il licenziamento di 389 lavoratori e l’attivazione della cassa integrazione straordinaria da parte di 20 aziende che hanno posto in cassa integrazione un totale di 607 addetti, ai quali si sommano i cassaintegrati di quelle aziende che hanno attivato la cassa integrazione nel 2007 e che portano la cifra a circa 1.000.
E continua il segretario dei tessili: «Le aziende al di sotto dei 15 dipendenti, che sono l’88%, nel solo periodo gennaio-luglio 2008 hanno usato la cassa integrazione in deroga per 3.517 dipendenti, evitandone così il licenziamento e limitando a “soli” 751 i licenziamenti fatti nell’anno».
Il timore vero del sindacato è quello che accadrà nei prossimi mesi. «Da ottobre 2008, però, l’esaurirsi in Toscana degli stanziamenti per la cassa integrazione in deroga ha messo a rischio la possibilità di mantenere questi posti di lavoro, specie per le imprese industriali». Le imprese artigiane hanno potuto riattivare il sostegno al reddito dell’ente bilaterale, al quale aderiscono nella quasi totalità. Il sostegno è però limitato a un massimo di pari rispettivamente a 12 settimane annue 20 nel triennio. «Chi ha attivato il fondo bilaterale in ottobre - è sempre Brezzo a parlare - ha esaurito le 480 ore del 2008 e, se non ne ha fruito nel 2007, ha 320 ore (8 settimane), residue nel triennio e fruibili nel 2009. È evidente che, al più tardi alla fine di febbraio, cominceranno i licenziamenti anche nelle imprese artigiane che via via esauriranno la possibilità di ricorrere al fondo bilaterale, il quale sostiene oggi il reddito di 1.100 dipendenti».
Ed ecco che arriva la terribile previsione. «In sintesi si può dire che Prato ha perso in sei anni il 40% della propria occupazione nel tessile e che più di un terzo dell’occupazione residua è oggi sostenuta dagli ammortizzatori. Questi si stanno esaurendo. Se ciò accadesse prima del ripristino di ammortizzatori in deroga immediatamente utilizzabili, i licenziamenti potrebbero essere intorno ai 5.000 in pochi mesi».
I.R.
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