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da il Tirreno del 13/02/09
Lulli: «Perché sto con Abati»
E in Parlamento presentato un odg sul “made in Prato”
Il deputato lancia un appello all’unità e spiega che i temi centrali sono: lavoro impresa e giovani
Polemiche?
«No, la città ha bisogno di tutt’altro: del massimo di chiarezza e di unità perchè c’è una situazione estremamente difficile».
Infatti, a partire dai programmi dei candidati, c’è la richiesta pressante di misure straordinarie.
«Bisogna mettere in primo piano la difesa del lavoro e del distretto tessile. Chi vede il superamento del suo ruolo in non so cosa d’altro, fa una scelta molto rischiosa. Proprio a causa della crisi c’è bisogno di ricreare le condizioni perchè il distretto vada avanti. Con le diversificazioni necessarie, ovvio, che pure ci sono già anche se spesso non vengono riconosciute. Per questo mi sono impegnato a incontrare e sostenere i contoterzisti a cui ho espresso solidarietà ma ai quali ho anche garantito il mio impegno concreto. Parallelamente bisogna sostenere le famiglie operaie. Sono questi i temi veri all’ordine del giorno: fare una battaglia affinchè vengano dilazionati i debiti bancari dei contoterzisti e trovare delle misure di sostegno dei redditi. E ognuno, nessuno escluso, deve impegnarsi a portare anche solo una piccola goccia d’acqua per tentare di risolvere queste questioni».
Lei parla di unità, ma cosa succederà dopo il voto? Se dovesse vincere Abati, Massimo Carlesi, il competitore, pensa potrà avere un ruolo politico attivo?
«Penso che le forze vadano unite, indipendentemente dal risultato delle primarie che non sono un momento di divisione, ma di partecipazione. In campo ci sono delle ipotesi, due visioni, ispirate entrambe da un progetto di città che però vede in ogni caso il centrosinistra al governo di Prato. Certo, il progetto che incarna Abati secondo me è più convincente e più adeguato».
Per quali motivi, in concreto?
«Questa città ha bisogno di ritrovare fiducia e di recuperare la sua missione che è stata da sempre quella della produzione. L’immigrazione, la crisi strutturale del distretto, il crack del dollaro ci hanno colpito in profondità. Ora si tratta di ricostruire e con una proposta che unisca la città. E quella di Abati mi pare convincente: sostiene l’impegno anche degli enti locali e della Regione per coinvolgere le banche affinchè sorreggano la produzione perchè gli ordini sono in calo, appoggia la piattaforma sui contoterzisti. Un concetto importante è che il distretto è centrale perchè valorizza anche la centralità della persona. Per questo il confronto politico non può che avvenire sui problemi concreti della gente e non su ragionamenti astratti. Pensare che sia sufficiente tagliare un assessore per fare qualche servizio in più non è la soluzione. I temi sono lavoro, famiglie, imprese e giovani. E sono questi ultimi che devono sapere che ricompattare l’interesse generale della città si può fare solo se saremo in grado di dare spazio alle ambizioni e ai sogni dei giovani. E questo Paolo Abati credo sia in grado di farlo perchè ha anche un cuore grande».
Se vince Carlesi cosa accadrà?
«Non mi pongo questo problema. Se prevarrà un’altra visione dei problemi della città, vedremo. Voglio chiarire però che il sostegno che dò ad Abati non è contro qualcuno. Carlesi è certamente una risorsa».
Eppure tra i due schieramenti pare che la tensione continui a salire.
«E io dico di sdrammatizzare. I toni alti che ho sentito ultimamente devono essere sui programmi e non su altro. Mi piacerebbe sentire meno io e più noi».
Della vicenda Milone che ne pensa?
«Di Milone non parlo, perchè non ho nulla, per ora, da dire. Ma sulla politica del centrodestra qualcosa si può spiegare: nel decreto sicurezza del ministro Maroni c’è un provvedimento che, se le norme non saranno cambiante e noi proveremo certamente a farlo, rende inutile l’uso delle telecamere nelle città: non si potranno più usare le videoregistrazioni come prove a carico in caso di comportamenti criminali. Il patto sulla sicurezza firmato col governo Prodi, invece, ha portato grandi risultati, come si evince dall’interrogazione presentata da me e Giacomelli e alla quale ha risposto il sottosegretario all’Interno Mantovano. A Prato sono arrivate 45 persone in più nelle file delle forze dell’ordine. Questi sono fatti».
Previsioni sull’affluenza di domenica?
«Non so, non sono un mago. Mi auguro solo che la partecipazione sia alta, unitaria e animata. Ovviamente mi auguro anche il successo di Abati».
Cri.Or.
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