IL RITORNO DEL LEGGENDARIO CINEMA UNIVERSALE DI FIRENZE
Il nuovo documentario del regista fiorentino Federico Micali.
FIRENZE - Un magnifico spettro si sta (ri)aggirando per Firenze e dintorni: il Cinema Universale!
E’ merito di “Cinema Universale d’Essai”, il nuovo film documentario di Federico Micali (regista fiorentino già conosciuto per lavori come “Genova senza risposte”, “Firenze Città Aperta” e “99 Amaranto”) dedicato a quel leggendario cinema di via Pisana, “in quell’ultimo tratto posto nel quartiere del Pignone, ovvero compreso fra l’attuale piazza Vittori e la porta di San Frediano”.
E’ prodotto dalla Navicellai e ispirato al libro di Matteo Poggi “Breve Storia del Cinema Universale” (Edizioni Polistampa), un piccolo grande libro che già un best seller. E’ un film su una sala cinematografica che, a Firenze, ha fatto epoca e che, ancora oggi, ha molte storie da raccontare.
Un cinema che, per le sue scelte di programmazione, ha formato un paio di generazioni e che, per l’anarchia regnante in quello straordinario luogo, ha divertito migliaia di frequentatori.
Un cinema unico, in cui lo spettacolo lo faceva il pubblico. Raccontare la sua storia è anche una forte denuncia per tutte le sale che oggi stanno chiudendo…
Nel film c’è molta musica: un bel viaggio nei suoni fiorentini degli anni a cavallo fra i Settanta e gli Ottanta. Curata da Stefano Bettini (in collaborazione con Giampiero Bigazzi), nella colonna sonora ci sono brani di Naif Orchestra, Alexander Robotnick, Neon, Rinf, Alcool, Mr. Blues, Lightshine, Colettivo Victor Jara, Sniff, Whisky Trail, Diaframma, Mugnion’s Rock, Noi Tre, Denny, i Califfi, Il Generale...
Dopo essere stato presentato (con uno strepitoso successo) in anteprima al Teatro Verdi per il Festival dei Popoli e dopo varie programmazioni in città e in provincia, la Navicellai lo pubblica adesso su dvd.
Dal venerdì 12 il Cinema Universale è in edicola e in libreria. Noi avremmo preferito che fosse ancora là, in via Pisana, funzionante... Ma il film di Micali ce lo fa rivivere e ne siamo felici.
I fiorentini di ceppo o di adozione dalla mezza età in su, e anche parecchi dei loro figli, stanno guardando il film di Federico Micali “Cinema Universale d’essai”. E’ la storia variamente documentata (racconti, immagini d’epoca, montaggi eclettici, animazioni, tutto molto svelto e spiritoso) di un locale che fu per un paio di decenni movimentati –dai ’60 agli ’80- il luogo d’incontro prediletto di giovani e popolo in un cinema di San Frediano dove si andava per una quantità di buone ragioni, compresa, a volte, l’intenzione di vedere il film. La leggenda rossa dell’Universale è vissuta di aneddoti singolari – piccioni volanti davanti allo schermo delle Ali della libertà, urla e oggetti lanciati contro la brutale gendarmeria di Fragole e sangue, una vespa –intesa come motociclo- entrata a fare dei giri della sala in piena programmazione, gare di fumo e di battutacce, retate di polizia, amori nati e finiti, woodstock interposte, politica militante, deriva tossica, calcio politico, calcio e basta, chiusura e fine di un’epoca.
Il film –chiamarlo documentario è riduttivo, a meno di capire che i documentari ben fatti sono film bellissimi- è molto divertente da vedere, dopo un po’ (dura 73 minuti) si diventa pensierosi, e alla fine si scopre di essersi guardati in un singolare e rivelatore specchio, attori e comparse di una storia famosa e malfamata e deformatissima. Trama di uomini, tanti, e donne, poche, ma memorabili. Persone nemmeno tanto anziane si fregano gli occhi per la meraviglia di riaccorgersi di com’erano appena l’altroieri e ieri. All’uscita dall’Universale gli occhi erano collettivamente rossi, per un’esuberanza di fumo. Ora sono rossi per ragioni più solitarie e nostalgiche. C’era Firenze, allora. Anche dopo che l’alluvione sembrò portarla via. C’era anche l’Italia, allora, nel bene e nel male, come si dice: tutto ciò che c’è c’è nel bene e nel male. Anche ciò che non c’è più, Firenze, o l’Italia, non c’è ma nel bene e nel male. Ho visto che danno il film anche nel resto d’Italia, adesso: il resto d’Italia non faticherà a riconoscere una storia anche sua. Quel passato apparirà ribollente di mattane, megalomanie, chiasso e scempiaggini. Il presente apparirà come una piazza grande in cui sia passata una manifestazione o un concerto, e siano rimasti solo cicche, cartoccetti di noccioline e lupini, lattine e manifestini creativi spazzati dal vento e da qualche taciturno pulitore precario extracomunitario.
Adriano Sofri (ilfoglio.it)
1 commento:
meraviglioso!
l'ho visto ieri in DvD e lo consiglio a tutti coloro che, anche sporadicamente hanno frequentato quella mitica sala
ric
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