“Hanno ragione da vendere i Comitati cittadini che hanno richiesto l’intervento del Garante regionale per la partecipazione a proposito del nuovo Piano strutturale di Prato: nelle annose e contorte procedure gestite dall’amministrazione comunale è stato fatto tutto il contrario di quello che sarebbe servito per rendere effettiva l’informazione all’opinione pubblica e non meramente formali gli appuntamenti partecipativi. Vedremo se l’intervento del Garante potrà indurre qualche serio ripensamento da parte della Giunta comunale, ma non possiamo nutrire alcuna illusione al riguardo. Le uniche forme di partecipazione che sollecitano l’impegno dei nostri amministratori sono quelle azionarie nelle varie società partecipate. Invece, nella vicenda del Piano strutturale, si è assistito ad un rito stanco e stucchevole, nutrito di affermazioni altisonanti e piene di buone intenzioni, cui non è mai corrisposta alcuna volontà di costruire un processo decisionale trasparente e verificabile e di dare un’effettiva possibilità ai soggetti rappresentativi della società pratese di esprimere in maniera tempestiva opinioni documentate di cui tenere conto. Il Piano strutturale di Prato è il primo banco di prova importante della nuova legge regionale sulla partecipazione, della quale, anche in questi giorni, il presidente Martini mena un gran vanto, presentandola come formidabile conquista nel segno della democrazia e del buon governo. In realtà l’esperienza pratese dimostra che queste norme regionali sono un manifesto di buone intenzioni, ma lasciano le singole amministrazioni comunali in grado di interpretare ed applicare le direttive di legge con un margine così ampio di discrezionalità da svuotarne completamente il contenuto. Conosciamo bene questa modalità politico-amministrativa: si enunciano grandi principi sui massimi sistemi, ma poi le decisioni che contano rimangono nelle mani di una burocrazia politica avvezza a gestire il potere senza dover rispondere a troppe domande. In un caso come questo le domande riguardano l’essenza stessa del futuro di Prato: i riti partecipativi che non consentono a nessuno di partecipare sul serio sono uno spettacolo inutile e poco gradevole. Se il candidato in pectore Abati vuole mettere nel programma, come abbiamo letto, le idee dei cittadini, qui può trovare un tema concreto ed importante per dimostrare una discontinuità con il bilancio politico della Giunta Romagnoli. Potrebbe cominciare a chiedere che si riaprisse una fase di ascolto della città rispetto alle scelte urbanistiche che stanno maturando. Non ci pare che fino ad oggi le idee dei cittadini abbiano trovato spazio nel lavoro e nelle proposte dell’amministrazione comunale.”
TANTI INTERESSI PRIVATI NON FANNO UNA CITTA'!
La mer, la fin...
giovedì 8 gennaio 2009
Partecipazione. Un vero cowboy guida il PD+L!
Uno che sa cavalcare, il Magnolfi. Lo fa con eleganza e con astuzia usando direttamente le idee del nascente Polo Civico, che da molto tempo denuncia l'ipocrita costruzione di un percorso partecipativo finto, costoso e falso sin dai presupposti. Ma se davvero Magnolfi crede in quello che dice, dovrebbe chiarire un po' meglio cosa farebbbe lui per far partecipare i cittadini alle scelte sui Beni Comuni e cosa intenda fare il suo partito in merito alla gestione delle partecipate pubbliche.
MV
Magnolfi: “Il nuovo Piano Strutturale di Prato è il fallimento della legge sulla partecipazione in Toscana.”
“Hanno ragione da vendere i Comitati cittadini che hanno richiesto l’intervento del Garante regionale per la partecipazione a proposito del nuovo Piano strutturale di Prato: nelle annose e contorte procedure gestite dall’amministrazione comunale è stato fatto tutto il contrario di quello che sarebbe servito per rendere effettiva l’informazione all’opinione pubblica e non meramente formali gli appuntamenti partecipativi. Vedremo se l’intervento del Garante potrà indurre qualche serio ripensamento da parte della Giunta comunale, ma non possiamo nutrire alcuna illusione al riguardo. Le uniche forme di partecipazione che sollecitano l’impegno dei nostri amministratori sono quelle azionarie nelle varie società partecipate. Invece, nella vicenda del Piano strutturale, si è assistito ad un rito stanco e stucchevole, nutrito di affermazioni altisonanti e piene di buone intenzioni, cui non è mai corrisposta alcuna volontà di costruire un processo decisionale trasparente e verificabile e di dare un’effettiva possibilità ai soggetti rappresentativi della società pratese di esprimere in maniera tempestiva opinioni documentate di cui tenere conto. Il Piano strutturale di Prato è il primo banco di prova importante della nuova legge regionale sulla partecipazione, della quale, anche in questi giorni, il presidente Martini mena un gran vanto, presentandola come formidabile conquista nel segno della democrazia e del buon governo. In realtà l’esperienza pratese dimostra che queste norme regionali sono un manifesto di buone intenzioni, ma lasciano le singole amministrazioni comunali in grado di interpretare ed applicare le direttive di legge con un margine così ampio di discrezionalità da svuotarne completamente il contenuto. Conosciamo bene questa modalità politico-amministrativa: si enunciano grandi principi sui massimi sistemi, ma poi le decisioni che contano rimangono nelle mani di una burocrazia politica avvezza a gestire il potere senza dover rispondere a troppe domande. In un caso come questo le domande riguardano l’essenza stessa del futuro di Prato: i riti partecipativi che non consentono a nessuno di partecipare sul serio sono uno spettacolo inutile e poco gradevole. Se il candidato in pectore Abati vuole mettere nel programma, come abbiamo letto, le idee dei cittadini, qui può trovare un tema concreto ed importante per dimostrare una discontinuità con il bilancio politico della Giunta Romagnoli. Potrebbe cominciare a chiedere che si riaprisse una fase di ascolto della città rispetto alle scelte urbanistiche che stanno maturando. Non ci pare che fino ad oggi le idee dei cittadini abbiano trovato spazio nel lavoro e nelle proposte dell’amministrazione comunale.”
“Hanno ragione da vendere i Comitati cittadini che hanno richiesto l’intervento del Garante regionale per la partecipazione a proposito del nuovo Piano strutturale di Prato: nelle annose e contorte procedure gestite dall’amministrazione comunale è stato fatto tutto il contrario di quello che sarebbe servito per rendere effettiva l’informazione all’opinione pubblica e non meramente formali gli appuntamenti partecipativi. Vedremo se l’intervento del Garante potrà indurre qualche serio ripensamento da parte della Giunta comunale, ma non possiamo nutrire alcuna illusione al riguardo. Le uniche forme di partecipazione che sollecitano l’impegno dei nostri amministratori sono quelle azionarie nelle varie società partecipate. Invece, nella vicenda del Piano strutturale, si è assistito ad un rito stanco e stucchevole, nutrito di affermazioni altisonanti e piene di buone intenzioni, cui non è mai corrisposta alcuna volontà di costruire un processo decisionale trasparente e verificabile e di dare un’effettiva possibilità ai soggetti rappresentativi della società pratese di esprimere in maniera tempestiva opinioni documentate di cui tenere conto. Il Piano strutturale di Prato è il primo banco di prova importante della nuova legge regionale sulla partecipazione, della quale, anche in questi giorni, il presidente Martini mena un gran vanto, presentandola come formidabile conquista nel segno della democrazia e del buon governo. In realtà l’esperienza pratese dimostra che queste norme regionali sono un manifesto di buone intenzioni, ma lasciano le singole amministrazioni comunali in grado di interpretare ed applicare le direttive di legge con un margine così ampio di discrezionalità da svuotarne completamente il contenuto. Conosciamo bene questa modalità politico-amministrativa: si enunciano grandi principi sui massimi sistemi, ma poi le decisioni che contano rimangono nelle mani di una burocrazia politica avvezza a gestire il potere senza dover rispondere a troppe domande. In un caso come questo le domande riguardano l’essenza stessa del futuro di Prato: i riti partecipativi che non consentono a nessuno di partecipare sul serio sono uno spettacolo inutile e poco gradevole. Se il candidato in pectore Abati vuole mettere nel programma, come abbiamo letto, le idee dei cittadini, qui può trovare un tema concreto ed importante per dimostrare una discontinuità con il bilancio politico della Giunta Romagnoli. Potrebbe cominciare a chiedere che si riaprisse una fase di ascolto della città rispetto alle scelte urbanistiche che stanno maturando. Non ci pare che fino ad oggi le idee dei cittadini abbiano trovato spazio nel lavoro e nelle proposte dell’amministrazione comunale.”
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