La realizzazione del consorzio non è affatto scontata, ma il progetto è di quelli da seguire con interesse!
MV
da la Nazione del 03/01/09
Il «Pratotrade» versione cinese
Cinquanta ditte pronte a creare un consorzio
di MARIA LARDARA
QUALCHE imprenditore dagli occhi a mandorla ha già annusato l’affare, tanto che in queste settimane, complice il ritorno di tanti orientali nella loro città d’origine per vacanza, se ne sta discutendo negli ambienti economici di Wenzhou.
È il progetto del consorzio di tutela e promozione che chiama a raccolta una cinquantina di aziende cinesi del comparto moda attive a Prato, fiore all’occhiello di quella parte dell’imprenditoria orientale che vuole dire no all’equazione con illegalità e qualità a basso costo, rivendicando un suo ruolo all’interno dell’economia tessile pratese.
Un’aggregazione tutta nel segno del made in Italy, visto che ex assessore provinciale e ora consulente per molalcune di queste aziende lavorano per prestigiose griffe nazionali, una realtà che potrebbe decollare già verso primavera: a tessere le trame del progetto è Giancarlo Maffei,te ditte orientali, fermamente convinto della necessità di «far emergere l’eccellenza di un gruppo di aziende cinesi che rispettano le regole e accomunate dall’esigenza di riaffermare un’immagine positiva di sé».
Una sfida ambiziosa, specialmente alla luce del proverbiale individualismo che caratterizza l’imprenditoria cinese.
Ma Maffei strizza l’occhio soprattutto alle imprese dell’ultima generazione, “stanche di sentirsi sotto il tiro della finanza, finendo per ripiegare in una ‘logica di ghetto’ che non necessariamente significa assumere comportamenti illegali”. Con la creazione di una struttura consortile al servizio di questa forza produttiva, le aziende cinesi proveranno così a riscattare la loro immagine anche attraverso la partecipazione a fiere nel settore dell’abbigliamento.
Non solo: all’interno del consorzio funzionerebbe un ufficio di recupero crediti, uno strumento necessario visto che, stando almeno all’analisi di Maffei (che è stato il primo italiano a ricevere nel novembre scorso la cittadinanza onoraria di Wenzhou), non sarebbero poche le imprese cinesi ad avere difficoltà nel riscuotere i pagamenti da parte della committenza. Insomma, in una fase in cui la crisi del distretto tessile non risparmia neppure il segmento del pronto moda orientale, una risposta potrebbe essere quella di raggruppare le migliori aziende cinesi in un consorzio, una sorta di Pratotrade in versione dagli occhi a mandorla e comunque aperta anche ai pratesi. «Si tratta di imprese strutturate, che reclutano al loro interno stilisti italiani e che hanno aperto un ufficio estero nella madrepatria con l’idea di ‘delocalizzare’ proprio per fronteggiare meglio la crisi. Rispetto al mercato del pronto moda — prosegue Maffei — queste aziende stanno inoltre iniziando a lavorare in un’ottica di lavoro programmato su una fascia di qualità medio-alta».
CHE NE PENSANO gli imprenditori cinesi del progetto del consorzio?
Tra coloro che lo promuovono c’è il 23enne Alessandro Hong, titolare di una confezione in via Ciliani, dall’accento a dir poco pratese. Si è fatto le ossa questo giovane imprenditore, figlio di genitori benestanti con tanto di appartamento alla Castellina e in tasca un diploma della scuola alberghiera. Un passo importante nella sua attività imprenditoriale sarebbe l’ingresso in un consorzio di aziende, che viene così commentato: “Potrebbe essere una soluzione efficace per migliorare la nostra immagine all’esterno. Ce n’è bisogno: siamo l’imprenditoria ‘buona’ che lavora e rispetta le regole in questa città. E per questo vogliamo scrollarci di dosso l’etichetta di produzione a basso costo e di scarsa qualità che ci viene da più parti affibbiata”.
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