Saranno solo economici? O interverrano anche altri fattori?
Staremo a vedere...
MV
da il Tirreno del 21/01/09
Le banche salveranno poche aziende «Il 35% delle imprese è in crisi strutturale, il 20% è giusto che chiuda» I direttori sottolineano l’esigenza di selezionare Marini: «Sono d’accordo Aiutiamo le virtuose»
PRATO. Il 35% delle aziende che si rivolgono alle banche per il credito sta attraversando una crisi strutturale. E non ci sono i numeri per salvarle. Il 10-15% però merita di continuare a operare per il bene della città, per salvaguardare la filiera. E’ per riuscire a mettere in atto questi “salvataggi” che gli istituti di credito chiedono l’aiuto delle istituzioni. Va da sè che il restante 20% andrà verso chiusura certa. Perché banche e industriali sono d’accordo sul fatto che «serve una selezione». È questo uno dei concetti emersi ieri durante l’incontro tra rappresentanti delle banche e associazioni di categoria organizzato dalla Camera di commercio.
I NUMERI. Alla base dell’incontro, fortemente voluto dal presidente dell’ente camerale pratese Carlo Longo, c’era l’esigenza di risolvere il malcontento delle imprese del distretto rispetto all’accesso al credito. Gli indicatori congiunturali raccontano infatti di un terzo trimestre del 2008 con tutti i dati negativi. La produzione è passata dal -1% di media del 2007 al -8,3 del terzo trimestre 2008, il fatturato da -1,8 a -7,7, gli ordini interni da -1,4 a 6,6, quelli esteri dal -2,3 a 11,8, l’export manifatturiero da -1,1 a -3,8, il numero degli addetti da +0,1 a -1,8. Dati, quelli del terzo trimestre, che sono precipitati mese dopo mese. A dicembre 2008, in base a un’indagine effettuata dall’Unione regionale toscana delle Camere di commercio, il 36,5% delle aziende pratesi ha denunciato maggiori difficoltà di accesso al credito, il 71,6% maggiori richieste di dilazioni dei pagamenti da parte dei clienti e dei fornitori, l’88,4% una diminuzione degli ordinativi.
IL CREDITO. E’ dalle risposte degli imprenditori pratesi sulle difficoltà di accesso al credito che è emersa l’esigenza dell’incontro. Il 76,3% ha infatti detto che ci sono minori concessioni di scoperto, il 70,2% una richiesta di maggiori garanzie da parte delle banche e l’83,1% un aumento dei tassi di interesse passivi. Una situazione, secondo l’analisi delle Camere di commercio, più grave a Prato nel resto della Toscana infatti è il 72% degli imprenditori che (il 4,3% in meno di Prato) ritiene di siano minori concessioni di scoperto e “solo” il 68,8% (contro l’83,1%) ha notato un aumento degli interessi passivi.
LE BANCHE. Dati che non vedono concordi i rappresentanti degli istituti di credito presenti a Prato che, pur nella consapevolezza di una situazione difficile, non vedono un’emergenza. Fabrizio Fedeli di Intesa San Paolo, Giovanni Braccini di corporate Toscana Umbria Unicredit, Paolino Donnaruma di CariLucca-Pisa-Livorno, Luciano Nebbia di CariFirenze, Simone Bandinelli del Credito cooperativo area pratese, Raffaele Sabbatini di Corporate area Toscana nord e Giampiero Bernardelle di Cariprato sono tutti concordi nel fatto che l’analisi delle Camere è prevedibile in un momento così complesso ma che le banche non hanno messo in atto riduzioni indiscriminate. Per i rappresentanti delle banche non c’è infatti una restrizione creditizia ma la valutazione, nome per nome, delle crisi delle aziende congiunturali e strutturali.
NO ALLE BAD COMPANY. E’ stato il direttore generale di Cariprato a entrare nel merito e a fornire i dati concorde con gli altri colleghi che per le imprese che stanno vivendo una crisi congiunturale non mancherà il supporto degli istituti di credito. «Per le altre - ha commentato - serve un tavolo tra banche e istituzioni per salvare quel 10-15% di aziende vitali e importanti per la città. Sono però convinto che le imprese che non meritano non devono essere salvate e che serve una selezione nel distretto».
Poi è partito l’attacco a good company e bad company. «Concordo con quanto detto dall’imprenditore Franco Bini - ha aggiunto Bernardelle - e che non è ammissibile che nascano aziende nuove scaricando i debiti sulle vecchie. Dietro a questo comportamento ci sono famiglie che non riscuotono. E questo genera i problemi che oggi abbiamo».
INDUSTRIALI&ARTIGIANI. Anselmo Potenza di Cna si è detto soddisfatto della discussione ma ha sottolineato come «vigilerà che questo venga fatto» e che «accetterà la proposta di trasparenza richiesta dalle banche». Riccardo Marini degli industriali ha sposato quanto detto da Bernardelle. «Una selezione delle aziende è importante e sono soddisfatto che la questione dell’eticità veda anche gli istituti di credito sulla nostra stessa linea».
Ilenia Reali
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