TANTI INTERESSI PRIVATI NON FANNO UNA CITTA'!

La mer, la fin...

domenica 11 gennaio 2009

Prato. La beata ignorante per colpa degli stranieri.

Si continua a parlare dei risultati delle pagelle del Sole24 ore, -quotidiano confindustriale dalla immeritata fama di serietà ma che in verità riporta il cascame ideologico di un vetero economicismo sviluppista e ormai anche noioso- dove la città di Prato figurava in coda alle classifiche per quanto riguarda il consumo di cultura.

Continuiamo a dire che è piuttosto irritante dover discutere di questi numeri, probabilmente raccolti per telefono da qualche precario di redazione non necessariamente sobrio.
Ma ciò che ci sorprende oggi sono certe reazioni campaniliste che vorrebbero smarcare la nostra città dalla lista delle "beate ignoranti".
Con tutto l'affetto che proviamo per la nostra "penna d'oro" Sandro Veronesi, forse farebbe bene ad accettare una realtà che è tragicamente tangibile senza bisogno di classifiche: siamo immersi in un bruttissimo pozzo di buia barbarie.
E non sarà certo l'avere due o tre scrittori baciati dalla dea delle arti, a cambiare una realtà sinceramente disarmante che riguarda tutte le classi sociali e le età.
Paradossalmente, Veronesi cade nella trappola più grossa e dà la colpa alla presenza in città di tanti immigrati per giustificare lo scarso numero di libri acquistati.
Non sta a noi fargli notare che così si getta altra legna sul fuoco dell'ignoranza, quella di chi pensa che i problemi di Prato siano sempre dovuti alla presenza degli stranieri, ma non possiamo non evidenziare la puerilità di questa spiegazione: pensate se a Londra o a Parigi o a Firenze dicessero la stessa cosa...
E' poi forse è meglio che ci si aggiorni sul fatto che gli stranieri ormai sono, per quanto è reso possibile dalle competenze linguistiche, sia acquirenti dei prodotti librari che utenti della biblioteca comunale. Forse sarebbe opportuno che i negozi di libri cercassero di potenziare le loro dotazioni di letteratura in lingua originale. Ciò farebbe bene anche a noi italiani e aumenterebbe la nostra conoscenza.
mv


da la Nazione del 10/01/09

Freddi numeri distorcono la realtà «E qui nascono storie e romanzi»
Veronesi: «Ad Aosta non ci vivrei».
I pareri di Mannucci e Baldanzi

NON COSÌ poveri di cultura, non così digiuni di letture da sfogliare, come li dipinge la classifica del Sole 24 ore sulla qualità urbana. C'è una spiegazione, secondo lo scrittore Sandro Veronesi, se sono i pratesi a indossare la maglia nera della provincia italiana dove si comprano meno libri. E si chiama immigrazione: secondo l'autore di "Caos calmo", la presenza in città di un'altissima quota di immigrati, tendenzialmente restii allo shopping in libreria per la necessità di spendere il denaro in bisogni più primari, finirebbe per dare una fotografia distorta del comportamento dei pratesi rispetto al mercato del libro, proprio perché rapportata al totale dei residenti (e dunque anche agli stranieri).Non usa mezzi termini Veronesi quando cerca di riscattare l'immagine di una Prato tutta pezze e poca cultura, balzata sul precipizio di una classifica giudicata autorevole ma non del tutto veritiera. "Non lo dico per spirito di campanile, ma nella provincia di Aosta prima per qualità della vita non ci andrei ad abitare nemmeno morto", incalza Veronesi. Che rivendica per la sua città natale il ruolo di fabbrica di cultura, capace di sfornare nuovi talenti della scrittura. "Ci dicono che a Prato non si leggono libri. Ma questa è una città dove i libri si scrivono, una realtà dove l'offerta dei volumi nei librerie è sempre più variegata. Certamente se la statistica tiene conto nel numero dei residenti stranieri, meno avvezzi all'acquisto dei libri, il risultato è quell'avvilente primato che abbiamo constatato nei giorni scorsi". Sintomatico, a questo proposito,è l'esempio tirato in ballo dal vincitore del premio Strega 2006 per rendere giustizia all'anima "acculturata" della sua città. "Mi risulta che a Prato per la prima volta una libreria (Mondolibri, in via dei Cimatori ndr) abbia 'fatto fuori' un esercizio di pizzeria a taglio nel centro storico". E sull'immigrazione Veronesi aggiunge: "Bisognerebbe analizzare più attentamente alcune situazioni eccezionali prima di divulgare dati statistici, come nel caso della concentrazione massiccia di residenti stranieri. Altrimenti il rischio è che Prato si trovi a pagare con il prezzo di indegne 'stroncature' la sua storica vocazione all'accoglienza e all'ospitalità".Sorpreso di apprendere che a Prato si comprino meno libri che altrove, è anche Umberto Mannucci, storico di tradizioni locali e lui stesso autore di numerosi libri legati al territorio. "Da quella classifica – ammette sulla stessa lunghezza d'onda di Veronesi - bisognerebbe scorporare il campione di abitanti che forma il tessuto della variegata comunità multietnica, per rendersi veramente conto se i pratesi mettono piede o no in libreria". E anche se lo fosse, secondo Mannucci, non necessariamente si nasconde un dramma. "Non è un caso se le nostre biblioteche pubbliche sono sempre affollate di persone".Sul rapporto tra crisi economica e mercato del libro s'interroga invece Simona Baldanzi, giovane ricercatrice pratese che l'anno scorso ha venduto seimila copie con l'opera d'esordio "Figlia di una vestaglia blu". "Premesso che non sono assolutamente convinta che a Prato siamo ultimi per volumi venduti – puntualizza - mi sembra che in questa città siamo lontani dal fenomeno che sta interessando altri distretti industriali in crisi, dove il libro può rappresentare una risposta alle difficoltà materiali, una sorta di rifugio delle proprie aspettative. Per questo – conclude la Baldanzi - penso che il dato statistico sia utile per approfondire questi meccanismi sociologici, piuttosto che per altre considerazioni ".

Maria Lardara

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