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La mer, la fin...

venerdì 9 gennaio 2009

Primarie PD. Firenze piange 2

In scena le primarie del caos

Arriva Chiti, Cioni rilancia
La palla delle primarie passa di mano. Dai vertici toscani si passa a quelli nazionali e su richiesta del segretario nazionale del Partito democratico, Walter Veltroni, arriva Vannino Chiti
Vannino Chiti
La palla delle primarie passa di mano. Dai vertici toscani si passa a quelli nazionali e su richiesta del segretario nazionale del Partito democratico, Walter Veltroni, d’intesa col segretario regionale toscano, Andrea Manciulli, e col segretario cittadino di Firenze, Giacomo Billi, ecco che arriva Vannino Chiti.
ARRIVA CHITI - Chiti, vicepresidente del Senato e già presidente della Regione Toscana, seguirà il percorso di svolgimento delle primarie fiorentine «con l’obiettivo che esse realizzino una pagina di democrazia e di unità del Pd e della coalizione». Saranno i vertici nazionali a dare l’interpretazione autentica sull’esito della votazione dell’assemblea del Partito democratico fiorentino sull’ipotesi di far svolgere le primarie di coalizione. La richiesta è partita questa mattina, firmata dalla presidente dell’assemblea Elisabetta Meucci, dopo che ieri sera, al termine di una lunga discussione, i delegati presenti si erano divisi sulla proposta di primarie di coalizione avanzata dal segretario cittadino Giacomo Billi, in accordo con i vertici regionali e nazionali. I sì erano stati 99, contro 76 no e 4 astenuti. Secondo una parte dell’assemblea la proposta, quindi, sarebbe stata respinta perchè era necessaria la maggioranza assoluta, pari a 120 voti. Un’ipotesi contestata da chi, invece, affermava che era sufficiente la maggioranza semplice.
CIONI: «NON ESISTE PIU' IL GRUPPO DIRIGENTE» - «L’arrivo di Chiti è una notizia ultra positiva; vuol dire anche che non esiste più il gruppo dirigente territoriale del Pd». Lo ha detto Graziano Cioni a proposito dell’incarico dato a Vannino Chiti di seguire lo svolgimento delle primarie. Poi, in caso di un passaggio alle primarie di coalizione, non ha escluso una sua lista, «non civica, ma dentro il Pd». «Non rinunciamo ad essere del Pd - ha spiegato Cioni in merito ai possibili scenari se venisse ritenuta valida la votazione dell’assemblea di ieri - Rivendichiamo di essere il Pd. Non faremo una lista civica, ma un’altra lista del Pd. Ci devono buttare fuori». «Se dice primarie di coalizione - ha aggiunto - non siamo d’accordo nemmeno con Chiti, ma credo che non sia così». Sulla possibilità poi che il voto dell’assemblea cittadina di ieri venga interpretato dai vertici nazionali del Pd, Cioni ha detto: «L’intervento romano è il meno augurabile. Dopo che la presidente ha detto, per due volte, che la proposta non era passata, dico: possono Franceschini (il vice segretario del Pd, ndr) o altri cambiare le regole del gioco? O si gioca regolare o noi non abbiamo interesse a starci dentro. Sono disgustato da questo tipo di involuzione che ci coinvolge tutti. Rischiamo un disastro». Cioni ha anche annunciato che il 30 gennaio, alla vigilia delle primarie, riunirà una sua assemblea: «Decideremo: sarà la fine o l’inizio della campagna elettorale. Ne deve tener conto anche Franceschini, se non vuole due Partiti democratici a Firenze».
TEA ALBINI - «Quello di ieri sera è stato un voto valido, cioè la proposta del segretario cittadino Giacomo Billi di fare primarie di coalizione non è passata: pertanto, l’unica possibilità del partito di andare avanti è quella di tornare a primarie di partito, quindi riteniamo valida la candidatura di Graziano Cioni». Lo ha detto Tea Albini, in corsa fino a ieri per le primarie del Pd, riferendosi al voto espresso ieri sera dall’assemblea cittadina del partito. In caso contrario, Albini non ha escluso la possibilità di una lista civica. «Se da parte di Roma - ha aggiunto - dovesse venire l’imposizione di scelte che ieri sera l’assemblea non ha fatto, o questa cosa non fosse accettata, siamo disposti a fare la nostra battaglia e fino ad andarcene. Siamo disponibili anche ad uscire da questo partito, perchè in questo partito non ci riconosciamo più. Siamo disponili ad arrivare fino alla lista civica». «A Cioni - ha spiegato - fu chiesto un passo indietro quando si andava all’ipotesi di primarie di coalizione; questa ipotesi non c’è più, di conseguenza riteniamo valida la sua candidatura, come quelle di Daniela Lastri, Lapo Pistelli e Matteo Renzi». Per Albini «l’amministrazione deve concludere un percorso; ma se ci fosse, da parte di Roma o altri, il non avallo della votazione e l’impossibilità di lavorare, non ho problemi a dire che, per me, non esiste più nemmeno la possibilità di continuare a governare questa città».
PISTELLI - «Il primo febbraio si svolgeranno le primarie di coalizione». Non ha dubbi Lapo Pistelli, uno dei quattro candidati del Pd, secondo il quale «l’esito della votazione di ieri sera dell’assemblea è valido». Pistelli non ha voluto neppure commentare l’ipotesi un eventuale commissariamento del partito fiorentino, «non è neppure all’ordine del giorno perchè Firenze non è nè Pescara nè Napoli: noi abbiamo le doglie ma come ogni parto alla fine verrà fuori un bel bambino». Per quanto riguarda gli altri candidati del Pd, Pistelli è l’unico, ad ora, ad avere il 35% delle firme dei componenti dell’assemblea come previsto dallo statuto del partito, e ha detto che non chiederà «nessuna corsia preferenziale, nè l’utilizzo esclusivo del simbolo, come sarebbe mio diritto. L’ho già detto e lo ripeto, in questo senso non ci sono problemi».
RENZI - «Mi sarei aspettato da Walter Veltroni maggior controllo sulle regole anzichè continuamente suggerire regole nuove». Lo ha detto Matteo Renzi, candidato alle primarie per la scelta del candidato sindaco di Firenze, intervenendo sul dibattito, seguito all’assemblea del Pd di ieri sera, a proposito dell’interpretazione del voto su primarie di partito o di coalizione. «Stamani - ha spiegato Renzi - è successa una cosa stravagante e poco comprensibile. Siamo andati a letto con le primarie di partito, ci siamo risvegliati e si è ricominciato da capo. L’ipotesi di poter passare a primarie di coalizione è di per sè contro i regolamenti interni e il tempo è scaduto a novembre. Il Pd si chiama partito democratico perchè le regole le cambiano gli iscritti e i dirigenti nelle sedi appropriate e chi vuole modificarle in corsa non lo può fare. Difenderemo il partito democratico anche contro alcuni suoi dirigenti». Renzi ha poi giudicato «discutibile» l’intervento di Dario Franceschini e ha commentato positivamente la nomina di Vannino Chiti come incaricato di seguire la questione. «Facciamo gli auguri di buon lavoro a Chiti, che stimiamo - ha detto Renzi - Ci aspettiamo che aiuti a far chiarezza e non che ci sia un ulteriore livello di confusione». Renzi ha poi annunciato che il prossimo 15 gennaio al palazzo dei Congressi presenterà il programma delle 100 cose da fare, se sarà eletto, nei primi 100 giorni a Palazzo Vecchio.
09 gennaio 2009
il corriere fiorentino.it

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