E a Prato, cosa succederà?
MV
dal Corrierefiorentino.it
Pd, primarie di coalizione
Ma il voto non è valido
L'assemblea ha votato il passaggio alle primarie di coalizione, ma non c'è la maggioranza qualificata. Billi: «Ora, si rischia il commissariamento»
L'indicazione politica è quella delle primarie di coalizione. Ma la notte di lunghi coltelli del Pd non dà in realtà, nessun esito definitivo. Si arriva al voto della proposta del segretario cittadino, Giacomo Billi, quella che prevede primarie di coalizione con il ballottaggio, tra le urla e le liti. All'una e mezzo la partita finisce con il passaggio alle primarie di coalizione con 99 sì, 76 i no, 4 astenuti e due assenti. Ma in realtà è come se non fosse stato fatto niente perché serve la maggioranza assoluta dei membri dell'assemblea (239), ovvero una maggioranza pari a 120 voti. Quindi? Tutto da rifare. E Billi non esclude l'ipotesi commissariamento. Un'altra proposta, formulata dal deputato Pd Michele Ventura per un primo turno di primarie di partito e un secondo per primarie di coalizione, non è stata poi ufficializzata.IL DIBATTITO - La votazione è arrivata dopo ore di dibattito serrato e di discussione sulle regole e sulle norme statutarie. A prendere la parola, tra gli altri, anche il candidato alle primarie Lapo Pistelli, per il quale sarebbe un errore votare prima le primarie di partito e poi quelle di coalizione, «due passaggi che porterebbero al logoramento della coalizione. Ci isoliamo da soli». Parzialmente negativo, per Pistelli, anche il giudizio sul ballottaggio nel caso uno dei candidati alle primarie di coalizione non raggiunga il 40%: «storicamente, nel secondo turno c'è un picco della partecipazione». Ma ha difeso la necessità della coalizione, in quanto non si può sostenere «autisticamente» l'autosufficienza. A parlare anche un'altra candidata alle primarie, l'assessore Tea Albini, vicina a Graziano Cioni e che di lui ha preso il posto dopo la sua esclusione della competizione, che ha detto «non mi riconosco più in questo partito, sospendo la mia candidatura».
L'IPOTESI VENTURA - L'ultimo intervento è stato di Ventura, il quale ha chiesto primarie del Pd il primo febbraio e poi un altro turno di primarie, questa volta di coalizione, con il candidato vincente del Pd e chi si vuole presentare per l'alleanza. «Un'altra assemblea a vuoto - ha detto Ventura - rischia di mettere la parola fine: se non troviamo un equilibrio tra regole e ricomposizione politica dell'assemblea rischiamo di non uscirne». Dopo il voto, Billi si è detto «molto preoccupato più per il clima che non per il voto: la proposta votata non era la mia ma quella condivisa da ogni vertice del partito. Il commissariamento? Non è da escludere: questo partito è diventato ingovernabile». «Si esce con una indicazione politica con primarie di coalizione - ha sottolineato Pistelli - mi auguro che ora ci aiutino gli organismi regionali e nazionali a dare una corretta lettura del nostro regolamento».
LA PROPOSTA BILLI - Primarie di coalizione con ballottaggio se nessuno dei candidati raggiungerà il 40% dei consensi. È questa la proposta formulata dal segretario cittadino Giacomo Billi per la competizione della corsa a sindaco di Firenze. Billi, che ha preso la parola in un clima abbastanza teso, ha sottolineato come la proposta sia «condivisa da tutti i vertici del partito», e ha parlato del «tentativo di salvare la situazione» giudicando la sua proposta il «male minore» in una situazione ormai «complessa e delicata». I candidati del Pd, ha spiegato Billi, dovranno raggiungere il 35% delle firme dell'assemblea del partito, come da statuto, e non del 10%, come da lui stesso proposto nelle ultime settimane.
«NON MI DIMETTO PER EVITARE L'AZZERAMENTO DEL PARTITO» - In merito a quest'ultimo punto Billi ha anche detto che ha rinunciato a dimettersi, pur avendoci pensato, malgrado il momento «difficile», per evitare «l'azzeramento non solo del partito ma anche delle primarie». «Non sono attaccato a una poltrona - ha sottolineato - ma a una sedia scomoda». Chi non raggiungerà il 35% delle firme «potrà concorrere comunque - ha concluso Billi - raccogliendo un migliaio di firme tra i cittadini».
L'INTERVENTO DI CIONI - «Io sono per le primarie di partito e dopo, il candidato che vince, può andare dagli alleati a trattare in una posizione di forza». Lo ha detto l'assessore alla sicurezza Graziano Cioni, ex candidato alle primarie per la corsa a sindaco del 2009, prendendo così nettamente le distanze dalla posizione espressa poco prima dal segretario cittadino Giacomo Billi durante l'assemblea fiorentina. «Se c'è qualcosa da salvare - ha detto Cioni - salviamolo, altrimenti conviene azzerare tutto. Le regole di cui discutiamo sono da notai che ci allontanano dalle persone. La gente voleva scegliere il candidato sindaco, noi non glielo facciamo fare». Subito prima di Cioni aveva preso la parola Giovanni Di Fede, portavoce del sindaco e presidente del collegio dei garanti delle primarie, che si è dimesso da quest'ultimo incarico sostenendo che «questa assemblea non è capace di esporre un pensiero politico: ci sono 239 persone e l'85% risponde a delle indicazioni, a dei capisquadra».
POI, LA LASTRI - Nel corso dell'assemblea ha preso la parola Daniela Lastri, in corsa alle primarie, che ha chiesto «l'applicazione totale delle regole, in particolare dell'articolo 20 dello Statuto del partito» che prevede per candidarsi o il 35% delle firme dell'assemblea cittadina o il 20% delle firme degli iscritti al partito nel territorio di riferimento. Lastri ha inoltre chiesto «uno slittamento delle primarie di qualche settimana. In caso contrario - ha concluso - non voteremo il passaggio alle primarie di coalizione».
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