TANTI INTERESSI PRIVATI NON FANNO UNA CITTA'!

La mer, la fin...

mercoledì 7 gennaio 2009

Tirrenica. Meglio di così non si poteva???

Senza parole...
MV

da il Tirreno del 07/01/09
«Pronto ancora a discutere con tutti ma la Tirrenica ora va fatta così»

“Tracciato e impatto ambientale, questo è il risultato migliore”
segue dalla prima

D’incanto, Riccardone diventa Riccarduccio. Sorvola sull’accusa di acidità e accoglie l’invito del “Tirreno” a frenare il suo impeto. Così sceglie toni pacati e abbandona le polemiche personali contro i detrattori del Corridoio tirrenico. Evviva.
Una cosa però indigna ancora il potente assessore regionale Conti: l’accusa di scarsa trasparenza e di poco rispetto per i cittadini. E al “Tirreno”, che lunedì lo aveva criticato con un corsivo, chiede di replicare. Richiesta accolta. Con l’intervista che segue.

Allora, a proposito di trasparenza: è disposto a confrontarsi con i cittadini sul tracciato dell’autostrada, chilometro per chilometro, curva per curva?
«Assolutamente sì. D’accordo con la Regione Lazio stiamo organizzando assemblee nelle zone interessate: una si potrebbe fare a Capalbio, area particolarmente calda».
Be’, a cose fatte: un po’ tardi, non le pare?
«Guardi che di incontri con politici, cittadini, comitati ne ho avuti a decine anche prima, uno già nel 2002 assieme all’architetto Campos Venuti e all’economista Paolo Leon. In quell’occasione Claudio Petruccioli intervenne a sostegno del tracciato collinare contro il costiero che da sempre piace a noi».
Già, ma non sarebbe stato meno doloroso un percorso interno? Almeno on avrebbe travolto casali, terreni e aziende agricole.
«Niente affatto. Innanzitutto quel progetto, caro al ministro Lunardi, non superò l’esame della valutazione di impatto ambientale: Matteoli, suo collega di governo, disse no e scelse la soluzione costiera».
Quindi decise Matteoli?
«No, piuttosto fu lui che venne sulle nostre posizioni».
Cos’altro non andava nella ipotesi collinare?
«Semplice: sarebbe costata il doppio e non sarebbe stato possibile realizzarla in “project financing”. Cioè l’avrebbe pagata lo Stato, o non sarebbe stata fatta mai. E comunque il Corridoio non serve solo ad arrivare presto da Roma o da Firenze all’Argentario».
Si spieghi meglio.
«L’autostrada serve a collegare all’Europa le città e i porti della Toscana, li inserisce in una rete: presto ci metteremo un’ora da Grosseto a Livorno, un’ora e mezzo da Grosseto a Firenze dove c’è l’alta velocità. E poi arriverà la Due Mari... Livorno diventerà il porto meglio collegato d’Italia e la Toscana non sarà più una regione solo da attraversare, ma il centro vivo di una rete di sviluppo».
Alt, la riporto a oggi: lo stesso obiettivo non si poteva raggiungere mettendo in sicurezza l’Aurelia?
«No, niente affatto. Questa idea, che pure valutammo nel 2000, non piacque al ministero dell’Ambiente - e aveva visto giusto - che la giudicò troppo impattante».
Più di un’autostrada?
«Messa in sicurezza significa caratteristiche simili a quelle autostradali. Questo vuol dire che avremmo dovuto chiudere 500 incroci e predisporre di conseguenza una viabilità alternativa fatta di complanari, svincoli e sovrapassi: mica potevamo isolare borghi e paesi e chiudere in casa migliaia di cittadini! Pensi a Fonteblanda, Orbetello, ad Ansedonia, a Capalbio. Senza contare che questa soluzione avrebbe finito per intasare l’Aurelia costringendoci a raddoppiarla. Avevamo fatto dei ragionamenti anche sull’allargamento dell’Origlio e della Pedemontana, strade parallele all’Aurelia, ma l’impatto sarebbe stato drammatico».
Come un’autostrada, ma senza pedaggio: questo vuole dire?
«Non so perché, ma mi viene in mente la Salerno-Reggio Calabria...».
E un’autostrada a pedaggio costruita sulla sede dell’Aurelia?
«Per legge, accanto all’autostrada deve esserci un’alternativa gratis, una complanare, come avverrà nel Lazio che così l’ha voluta. Non è una posizione di principio, la mia: dove è stato possibile e accettabile da un punto di vista ambientale, come a nord di Grosseto, abbiamo scelto quella soluzione. Altrove no perché il “consumo di suolo”, come dicono i tecnici, sarebbe lo stesso e l’impatto sui cittadini peggiore. E comunque per un lungo tratto saremmo stati costretti ad andare fuori sede».
Assemblee, incontri, discussioni. Che idea s’è fatto: i toscani l’autostrada la vogliono o no?
«In grandissima maggioranza, sì. Penso a chi ha un’attività imprenditoriale, artigianale, produttiva, a tutti coloro che hanno esigenze di mobilità e che guardano a questa non come a una striscia d’asfalto, ma come a un’occasione per crescere».
Eppure di obiezioni e critiche ne ha ricevute tante.
«La più consistente è stata certamente quella del ministro Lunardi che pensava a una grande opera di ingegneria. Noi invece vogliamo un’autostrada ambientalizzata».
Oddio, che parola: proviamo a tradurre?
«Significa ponti, tunnel e sopraelevate solo dove necessario; massimo uso di tecniche ambientali per sicurezza e abbattimento di rumori; barriere e cornici con alberi e piante».
E poi ci sono le obiezioni più politiche.
«Le abbiamo avute sia qui che nel Lazio, insidiose, da parte dei Verdi e della sinistra radicale che hanno trovato spazio nei comitati sorti qua e là: si basano sul messaggio che la messa in sicurezza dell’Aurelia avrebbe avuto meno impatto. Mi sembra di averne già dimostrato l’infondatezza. Comunque noi siamo partiti da questa ipotesi per migliorarla: mi pare che ci siamo riusciti. E poi...»
E poi arriviamo al suo bersaglio preferito, non è così?
«Ci arrivo solo alla fine e con i toni ai quali il “Tirreno” mi invita... Facendo leva sulle posizioni di Verdi, ambientalisti e sinistra estrema, certi comitati hanno dato vita a un singolare fenomeno: quello di considerare alcune zone come extraterritoriali facendo leva, per raggiungere l’obiettivo, su appoggi cercati a Roma...».
È tornato Riccardone...
«No, non voglio fare polemiche, ma parlare di infrastrutture ed edilizia rurale. Abbiamo visto che il 70 per cento degli ampliamenti agricoli realizzati (i famosi Pmaa) sono in realtà diventati villette. Noi vogliamo invertire la tendenza».
Ma l’esplosione delle villette non piace nemmeno ai comitati.
«Noi preferiremmo avere aziende agricole polivalenti (energia, turismo, colture), alberghi, campi da golf: più reddito, meno rendita».
E allora?
«E allora quattro comitati su cinque dicono no a ogni infrastruttura e contestano anche il cambiamento che proponiamo. Insomma, autoconservazione e immobilismo. Io preferisco di gran lunga l’ambientalismo del fare».
Abbiamo cominciato da Capalbio, finiamo con Capalbio. La sindaca Lucia Biagi, che pure ha inserito l’autostrada nel Piano strutturale, dice ora che si batterà per ridurre i danni. Che ne pensa?
«Mi sembra una posizione costruttiva, simile peraltro a quella di Luigi Bellumori del Pd. Del resto, se lei non avesse previsto la Tirrenica, noi le avremmo bocciato il Piano».
Ora chiedono un’autostrada più vicina possibile all’Aurelia, e di discutere sullo svincolo. Risposta?
«Perché no? Ci dicano, ragioneremo insieme. Occorrono però proposte precise e puntuali. In quanto allo svincolo, non si può pensare che l’autostrada non abbia rapporti diretti con il territorio che attraversa».
Tempi?
«Entro tre mesi il progetto esecutivo, entro settembre il via ai cantieri cominciando da nord, da Livorno e dal Lotto zero. E in quattro anni, tutto finito. Finalmente». (b.m.)

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