TANTI INTERESSI PRIVATI NON FANNO UNA CITTA'!

La mer, la fin...

giovedì 28 febbraio 2008

La partecipazione "Declassata"

Venerdì 22 febbraio si è tenuta al Museo Pecci l'iniziativa, organizzata dall'Amministrazione comunale di Prato, per la presentazione della variante all'attuale Piano Strutturale che interesserà la cosiddettà "Declassata" e le aree adiacenti - in particolare, la zona dell'ex-Banci dove dovrebbe sorgere il prossimo Polo "Multifunzionale", destinato ad eventi ed esposizioni.
Non vogliamo aggiungere niente di particolare alle cronache apparse sui media locali nei giorni successivi (di cui riportiamo un "assaggio" in calce), e sugli aspetti propriamente tecnici di questa variante contiamo di tornarci successivamente (giusto il tempo di "metabolizzarla"): vogliamo invece riportare nuovamente l'attenzione su un concetto, quello di "partecipazione", più volte evocato nel corso della serata, ed in particolar modo nel dibattito.
Concordando con tutti i rilievi ed i problemi esposti da Mauro Vannoni, da Leonardo Becheri, dall'architetto Paoletti e da Tommaso Rindi, vorremmo però riflettere sulle parole del sindaco Romagnoli, in conclusione di serata, che riportiamo di seguito:
"Quando ci sono i contenuti, bisogna anche esprimersi e partecipare sui contenuti. Non si può, di fronte ai contenuti, porre questioni di metodo di nuovo, sul grado di partecipazione, sulla insufficienza... La partecipazione è sempre insufficiente! Io ho fatto una battuta banale ad un tavolo, e ho detto "Questa città ha 185000 abitanti. è insufficiente (la partecipazione - NdR) fino a che non coinvolge 185000 abitanti." Coinvolgere 185000 abitanti è un'impresa titanica che presuppone tra l'altro che tutti siano disponibili a farsi coinvolgere, cosa che per chi fa politica da tempo sa che è una delle questioni più difficili far partecipare le persone. Quindi. Partecipazione. Benissimo, facciamola. Ci sono le proposte. Non bastano? Facciamone di più, va bene. Vorrei appunto che si cominciasse però non tutte le le volte da zero."
La domanda sorge spontanea: è stato veramente fatto di tutto per tentare questa "titanica impresa"?
Ci permettiamo di sollevare, in proposito, qualche dubbio. A partire dalla stessa iniziativa del Pecci, annunciata poco più di una settimana prima ed organizzata per le 15 di un giorno lavorativo (già di per se "castrante" verso quei cittadini, altrettanto interessati, che magari lavorano fino alle 18/19...). Vogliamo aggiungere la carenza di informazioni e di comunicazione verso tutta la cittadinanza? Per caso è stato prodotto ed inviato del materiale illustrativo (e comprensibile) per tutte le famiglie? E potremmo continuare, con gli esempi...
Questo per ricordare che le questioni di metodo sono fondamentali, quando si parla di partecipazione (e non solo), perché tutto dipende dal metodo che si sceglie e come questo viene implementato.
Certo, nessuno dice che sia un processo facile, o rapido: abbiamo la sensazione, però, che più dei tempi, dei metodi, delle persone, e via dicendo, siano i possibili risultati - magari ben diversi dai "desiderata" - a determinare le incertezze, in questo percorso, dell'Amministrazione.
Forse è per questo che si è optato per una partecipazione "declassata"?

Municipio Verde



L'intervento di Tommaso Rindi, consigliere comunale dei Verdi. Alla sua dx. Stefano Ciuoffo, Assessore all'Urbanistica del Comune di Prato, il sindaco Romagnoli, la dott.ssa Daria Risaliti, garante della comunicazione, e l'architetto Gorelli, consulente generale del Progetto del Piano Strutturale


L'intervento dell'architetto Paolo Paoletti


L'intervento di Mauro Vannoni


Le fasi iniziali del dibattito, con l'intervento dell'architetto Gianfranco Gorelli.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Carissimi, la partecipazione è una cosa seria, molto seria. Non è sufficiente un garante della partecipazione (che molto spesso è un dipendente dell'Amministrazione a tutti gli effetti)che firma l'avvenuto percorso partecipato e quindi avalla la procedura stessa. Non è sufficiente la dichiarazione d'intenti del Sindaco o di chi è portatore di interessi specifici. Non è sufficiente dichiararsi a favore della partecipazione e dell'applicazione della legge relativa.
Partecipare significa far si che tutti i cittadini siano effettivamente informati e forniti di strumenti, linguaggi, e conoscenze per poter esprimere il proprio giudizio. Moltissima strada dovrà essere ancora fatta e molta fatica da parte di coloro che desiderano partecipare, conoscere, ed in altre parole essere cittadini consapevoli. Ma una domanda nasce spontanea:ai comandanti del vapore tutto questa partecipazione conviene?

Anonimo ha detto...

Il suo interrogativo è lo stesso che ci poniamo noi. La risposta potrebbe, però, essere meno scontata di quanto sembra.
Solo se la partecipazione è fondata su quelle caratteristiche che lei ha ottimamente elencato (informazione, conoscenze, strumenti di interpretazione) è possibile che il tutto non si risolva in un mero scontro di interessi particolari, e quindi si evitino sia il rischio della "ratifica plebiscitaria" sia quello della negazione aprioristica del cambiamento - entrambi funzionali ad interessi di parte.

Anonimo ha detto...

Ma chi dovrà preoccuparsi di garantire una partecipazione fondata su quelle caratteristiche? Chiaramente chi detiene il potere politico che con gli interessi di parte intrattiene "affari". E allora? La partecipazione possono solo prendersela i cittadini. Si prendersela, senza chiederla ad un sistema politico troppo autoreferenziale e condizionato da poteri economici forti. Solo un'egemonia culturale dal basso che ponga le basi per un dibattito condiviso, io credo, potrà stimolare quella cittadinanza attiva continuamente frustrata da questa politica e fornire ai cittadini quegli strumenti necessari per decisioni consapevoli.
Oppure vogliamo continuare a credere alle concessioni del principe di turno?