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La mer, la fin...

martedì 20 gennaio 2009

Europa. Punta Perotti era proprietà privata.

La confisca ha violato il diritto alla protezione della proprietà privata»
Punta Perotti, il sequestro fu illegittimo
La Corte europea dei diritti riconosce le ragioni delle società proprietarie dell'immobile




MILANO - La confisca dei terreni di Punta Perotti, è avvenuta in violazione del diritto della protezione della proprietà privata e della Convenzione dei diritti dell'uomo. Lo sostiene la Corte europea dei diritti dell'uomo, che ha sede a Strasburgo.
L'«ECOMOSTRO» E LA CONFISCA - La sentenza fa riferimento all'azione della magistratura italiana che aveva considerato abusivo l'immobile realizzato sul litorale di Bari - diventato negli anni simbolo dei cosiddetti «ecomostri» - e poi abbattuto nell'aprile 2006 dal Comune, nonostante gli imputati fossero stati assolti con sentenza definitiva per aver edificato dopo aver ricevuto tutte le autorizzazioni necessarie. Per effetto della dichiarazione di abusivismo i suoli compresi nella lottizzazione erano stati tutti confiscati.
L'ingresso della Corte europea dei diritti dell'uomo, a Strasburgo (foto A. Sala)IL RICORSO DEI PROPRIETARI - Per questo motivo le società proprietarie dei terreni avevano fatto ricorso alla Corte chiedendo di condannare lo Stato italiano perchè la confisca disposta dal giudice penale in caso di assoluzione degli imputati incorre nella violazione dell'art.7 della Convenzione per la salvaguardia dei Diritti dell'Uomo. Era così stata chiesta la restituzione dei suoli, oppure, in alternativa, di procedere alla liquidazione del valore per equivalente e di liquidare in ogni caso i danni morali subiti. L'ammontare della richiesta è di diverse centinaia di milioni. Alle società Sud Fondi, Iema e Mabar i giudici europei hanno riconosciuto un indennizzo pari a 40mila euro ciascuna, 30mila per le spese processuali e 10mila per i danni morali.
LE MOTIVAZIONI - Secondo i giudici di Strasburgo lo Stato italiano ha violato l'articolo 7 della Convenzione dei diritti dell'uomo che sancisce che non può essere inflitta una pena se quest'ultima non è prevista dalla legge. La Corte di Strasburgo conferma quanto a suo tempo venne rilevato dalla Corte di Cassazione italiana quando assolse i costruttori di Punta Perotta «per aver commesso un errore inevitabile e scusabile nell'interpretare le disposizioni di legge regionali, essendo queste oscure e mal formulate». Nella sentenza dei giudici europei si legge che al tempo in cui si svolsero i fatti «le leggi in materia di confisca in Italia non erano chiare e quindi non permettevano di prevedere l'eventuale sanzione». I giudici di Strasburgo hanno anche condannato l'Italia per la violazione del diritto alla proprietà privata, perchè la confisca illegale ha costituito un'ingerenza nel legittimo diritto dei ricorrenti di beneficiare delle loro proprietà. Le società che hanno presentato ricorso avevano chiesto un indennizzo totale assai più elevato rispetto a quello concesso dai giudici europei: Sud Fondi aveva chiesto in tutto 274milioni di euro, Mabar 62 milioni e Iema quasi 14 milioni.
IL SINDACO: TROVEREMO UN ACCORDO - Sulla sentenza è intervenuto l'attuale sindaco di Bari, Michele Emiliano, che nei giorni scorsi aveva sostenuto di volersi battere anche «per difendere l'operato della passata amministrazione, sarò il maggior difensore del sindaco dell'epoca», ovvero Simeone di Cagno Abbrescia (Pdl). «Il verdetto della Corte europea dei diritti dell'uomo conferma ciò che avevo sempre detto e cioè che il Comune di Bari non spenderà nulla ma che è lo Stato condannato a risarcire per l'esproprio» ha detto all'Ansa dopo l'annuncio del verdetto. Emiliano ha detto di condividere in pieno la valutazione della Corte, e si è detto quindi «pronto a collaborare con il governo e con le società ricorrenti per trovare una soluzione risarcitoria negoziale. Il Comune è a disposizione per definire accordi di programma con cui mettere a disposizione ai soggetti da risarcire volumi edilizi analoghi a quelli confiscati per compensare».
LEGAMBIENTE: FU GIUSTO ABBATTERLO - Anche Legambiente ha diramato una nota sulla sentenza, sottolineando in particolare il fatto che sia stato giusto provvedere alla demolizione del fabbricato. «L’abbattimento dell’ecomostro di Punta Perotti rimane una grande vittoria dell’ambiente contro la piaga dell’abusivismo e lo scempio del territorio, il lieto fine di una lunga battaglia condotta senza tregua dal mondo ambientalista a partire da Legambiente - si legge in un comunicato dell'associazione. La sentenza della Corte di Strasburgo si occupa solo della decisione di confiscare i terreni ai proprietari ma non inficia minimamente la legittimità dell’abbattimento previsto da una legge dello Stato e che sarebbe stato fatto comunque a prescindere dal proprietario del terreno. Quel complesso era una vergogna, era abusivo e andava abbattuto. Per Legambiente questo è quello che conta».
20 gennaio 2009
il Corriere.it

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