TANTI INTERESSI PRIVATI NON FANNO UNA CITTA'!

La mer, la fin...

mercoledì 14 gennaio 2009

Prato. Altra puntata del dibattito sulla "Pratotrade cinese"

Possiamo molto probabilmente "vantarci" di essere stati tra i primi a capire lo spirito dell'iniziativa annunciata alla fine di dicembre da Giancarlo Maffei, e lo dimostrano i vari post che abbiamo dedicato alla vicenda.
Ben venga, quindi, il chiarimento del diretto interessato, che speriamo possa ridare la giusta dimensione al dibattito in corso. Unica nota "di colore": nonostante il nostro gruppo venga citato da La Nazione tra i partecipanti al dibattito, il nostro comunicato stampa non è stato ancora pubblicato...
MV

da la Nazione del 14/01/09
Pratotrade cinese? Non un ghetto Anzi consorzio aperto a tutti

Distretto, Maffei rilancia il piano per la sinergia
di MARIA LARDARA

NON UNA NUOVA associazione di categoria, ma un’aggregazione di imprese cinesi intenzionate ad emergere dall’anonimato e pronte a collaborare un giorno con i pratesi. Nessun pericolo di ghettizzazione, ma anzi “l’esatto contrario, perché sono le stesse aziende orientali a voler uscire dalla logica di ghetto, andando oltre il ragionamento della legalità che, per questi imprenditori, è un dato ormai acquisito”.
A sgombrare il campo da tutti gli equivoci sul progetto del consorzio cinese è lo stesso Giancarlo Maffei che, sull’idea da lui lanciata nei giorni scorsi sulle pagine de «La Nazione», torna a far sentire la sua voce rispetto a una questione che ha diviso l’opinione delle forze politiche ed economiche della città.
E proprio sulla scia delle polemiche degli ultimi giorni, l’ex assessore provinciale, ora consulente per molte ditte dagli occhi a mandorla, non nasconde la sua sorpresa di fronte alla posizione di chiusura dell’Unione industriale pratese. “Loro la buttano sul piano della ‘concorrenza sleale’ – fa notare - ma non mi sembra che a Prato ci sia i numeri per cui le confezioni di abbigliamento italiane possano subire la competizione dei cinesi. Un elemento di criticità è rappresentato semmai dall’utilizzo di manodopera a basso costo, ma l’ingresso al consorzio dipenderebbe da una valutazione di merito per un gruppo di aziende selezionate, intorno alle quali peraltro gravitano già imprese italiane. A maggior ragione – ribadisce Maffei – la struttura che potrà nascere sarà aperta anche agli imprenditori pratesi. Nulla di strano, visto che queste produzioni di pronto moda cinese, capaci di raggiungere anche i 10 milioni di euro di fatturato annuo, si avvalgono di commercialisti fra i più importanti di Prato e hanno tutto l’interesse a mettersi in regola. Insomma, il richiamo a una legalità che per queste aziende appare già scontata suona piuttosto come slogan da propaganda elettorale”.
E che quelle di Maffei non sono solo parole, lo dimostrano i numerosi impegni che lo aspettano in questi giorni per dare concretezza al progetto, in primis la collaborazione con importanti studi di professionisti pratesi interessati al progetto. “Al di là di tutto – fa notare – non ho ricevuto feroci critiche da parte dei diversi schieramenti politici. Molta semmai la curiosità e l’interesse suscitati intorno alla novità. Certo, mi aspettavo una maggiore convergenza di posizioni con Andrea Lulli, ma forse la mia proposta non è stata compresa fino in fondo”. Altro errore, secondo Maffei, è stato quello di tirare in ballo l’associazionismo di categoria. “Ci sono già imprese cinesi iscritte alle associazioni del commercio, dell’artigianato e dell’industria. Un associazionismo su base etnica non funzionerebbe e lo dimostrano gli esperimenti degli anni passati, tutti falliti. Niente a che vedere con l’operazione del consorzio che muove da esigenze esclusivamente di tipo economico, non da interessi di categoria”.
Infine, una considerazione sul ruolo della comunità cinese in questa fase delicata di crisi economica del distretto. “Sta diventando il ‘capro espiatorio’ in un momento di difficoltà pesante per l’economia locale. Vorrei ricordare che se a Prato c’è più lavoro di quanto ci potrebbe essere in tempi di crisi, è anche grazie ai cinesi. Basta fare un giro nel Macrolotto industriale e visitare i pronto moda orientali per rendersi conto di quanti italiani ci siano a lavorare alle dipendenze dei cinesi…”.


Anche da Gestri arriva un plauso all’iniziativa
Gli industriali lo bocciano, il mondo artigiano lo promuove con un pizzico di cautela, in mezzo alle forze politiche si è scatenato un acceso dibattito, tra timide aperture a sinistra e critiche più esplicite a destra. L’ultimo a dire la sua sul progetto di una “Pratotrade” dagli occhi a mandorla è Lamberto Gestri, candidato unico per la corsa alla presidenza della Provincia nel Pd, che definisce quella di Maffei “un’iniziativa interessante”. “La proposta – afferma Gestri - va nella direzione di favorire l’emersione delle forze ‘sane’ della comunità cinese. Occorre vedere quali relazioni sarà in grado di attivare questo consorzio con la realtà del distretto tessile. In generale comunque tutto quello che affiora alla luce del sole, come appunto l’espressione di un gruppo di imprese cinesi, può favorire il dialogo e la comprensione reciproca”. Nel dibattito lanciato dalla Nazione sono intervenuti Abati, Lulli, Nincheri, Mezzacappa, Municipio verde, Luchetti, Silli, Marini, Pagano e Potenza

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