.. riportiamo altre inutili dichiarazioni di Abati sulla vicenda della "Pratotrade" cinese.
MV
“L’ARTICOLO 18 della Costituzione italiana sancisce il diritto dei cittadini di associarsi liberamente per fini che non sono vietati dalla legge penale. La legalità e il rispetto delle regole che io invoco e pretendo devono valere per tutti, in ogni ambito e ad ogni livello. Imprenditori cinesi vogliono consorziarsi? Lo facciano, nessuno può impedirlo. Vogliono dimostrare che operano nel rispetto delle regole e delle leggi del mercato? Facciano in modo che a parlare siano i fatti”.
Paolo Abati, candidato alle primarie di coalizione del centrosinistra per la corsa a sindaco, non si limita a rispondere alle critiche ma rilancia il concetto di apertura nei confronti della comunità cinese: “Ho chiaramente ribadito in più di un’occasione – spiega Abati – che non ci saranno sconti per nessuno, che il distretto dovrà viaggiare solo sui binari della conformità e della legalità. Se arrivano segnali che vanno in questa direzione, sono pronto a coglierli. Non è un nome o un logo che fa la differenza, e certo non possiamo obbligare nessuno ad iscriversi a questa o a quella associazione. Tutti però devono sapere che la legge è la stessa in questa, in quella o in un’altra associazione”. Abati parla anche dell’importanza di intercettare e raggruppare tutte le forze del mondo produttivo: “Nessun elemento periferico al sistema – ribadisce – ma tante forze, energie e idee concentrate su un unico obiettivo: il lavoro e la competitività nel rispetto delle regole”. Secondo Abati è importante che finalmente, di loro iniziativa, imprenditori cinesi sentano la necessità di uscire dalla cappa: “Si comincia a capire che qui c’è posto solo per chi si attiene ai dettami della legalità”.
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