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da il Tirreno del 05/01/09
Il rispetto che manca
Se la vicenda non riguardasse un’opera definita fondamentale per lo sviluppo della Toscana - il famoso “corridoio tirrenico”, insomma il completamento della Livorno-Civitavecchia atteso da trent’anni - verrebbe quasi da sorridere dinanzi alla confusione di queste ore. In una pubblica assemblea, sabato sera a Capalbio, un gruppo di ambientalisti locali (Podestà) e nazionali (Gianni Mattioli e Anna Donati) illustrano ai cittadini benefici e svantaggi dell’autostrada finalmente approvata dal Cipe il 18 dicembre scorso.
L’intenzione, dichiarata, è quella di chiedere modifiche, cambiamenti, aggiustamenti. Seduta sul palco c’è anche la sindaca di Capalbio, Lucia Biagi, che condivide ogni cosa nonostante sia la stessa che - in stretta armonia con l’assessore regionale Conti - ha seguito passo passo l’iter del progetto e ne ha già previsto la realizzazione nel piano strutturale. Ma il bello deve ancora venire.
Mentre si illustra e si discute, irrompe in sala Claudio Petruccioli, ex senatore Ds, presidente della Rai e residente a Capalbio, sventolando un tracciato ben diverso da quello di cui si parla: l’uno passa parallelo e a monte dell’Aurelia; quello che mostra lui corre sì parallelo alla statale, ma a valle, lato mare, e sembra fatto apposta per non incidere sul sito archeologico di Settefinestre. Più o meno, per oneri e onori, l’uno vale l’altro, se non è zuppa è pan bagnato.
Ma la prima ipotesi è quella approvata e diffusa dalla Regione Toscana; quest’altra è stata consegnata qualche giorno fa a Petruccioli, che ne aveva fatto richiesta, da dirigenti del ministero delle Infrastrutture con l’assenso del ministro Matteoli. E porta stampigliata la data del dicembre 2008.
Bene, sinceri complimenti alla trasparenza ministeriale, ma come mai si ragiona ancora intorno a due diverse ipotesi, entrambe con tanto di frontespizio timbrato Sat, la società concessionaria? Tre dei quattro protagonisti della telenovela autostradale - Sat, Regione Toscana, Comune di Capalbio - ne mostrano uno; il quarto e forse più importante - il ministero - ne ha sul tavolo anche un altro. Perché? Qual è quello giusto? Giallo. Confusione. Anche perché se fosse esatto quello più recente sarebbe necessario ripercorrere l’intero iter della valutazione di impatto ambientale. E a quel punto la Sat potrebbe anche tirarsi indietro.
Ieri mattina, vista la malaparata, il ministro corre ai ripari spiegando al “Tirreno” che il tracciato è quello approvato dalla Regione e condiviso da Matteoli e dal governo (a monte dell’Aurelia), e che Petruccioli dev’essere stato tratto in inganno dalla scala del disegno troppo alta e dunque imprecisa.
Anche l’amministratore della Sat, Bargone, assicura al nostro giornale che di tracciato c’è solo quello presentato al Cipe. Segue dichiarazione degli organizzatori del pubblico incontro duri col presidente Rai: bluff, disegno vecchio di 4 anni. Non poteva mancare l’assessore Conti, simile agli altri nei contenuti ma, ahimé, inutilmente acido e sprezzante nelle forme e nei riferimenti personali. Ah, se almeno una volta Riccardone si smentisse, si frenasse!
Allora, vicenda archiviata? Forse che sì, forse che no. Al povero cittadino che osserva esterrefatto, il dubbio resta. Consultando quel tracciato “ministeriale”, infatti, è impossibile sbagliare: scala o non scala è chiarissimo, corre sotto l’Aurelia. Né si può fare a meno di chiedersi che cosa sia dunque questo elaborato, chi l’abbia voluto, perché sia stato diffuso al posto di quell’altro. Non sono domande legittime, signor ministro, assessore? Se è stato un errore, si dica; sennò ci si spieghi meglio.
Sembra invece che si voglia chiudere tutto con una smentita o con una battuta arrogante. Ed è questo che indispettisce più di ogni altra cosa. Piuttosto è necessario andare a fondo e vedere chiaro in questa storia che per un verso sa di provocazione, per un altro di sconcertante superficialità. E che aggiunge confusione a confusione. Come del resto si fa buttando sempre tutto in polemica personale e nascondendosi dietro il comodo alibi degli egoismi locali. Così, però, si continua a far finta di non capire perché a Capalbio ci sia in materia più sensibilità che altrove.
Non certo per via di qualche residente illustre e battagliero, basta con questa solfa. Bensì per la semplice ragione che dei trecento chilometri da Civitavecchia a Rosignano, gli unici venti in cui l’autostrada non è prevista sull’attuale sede dell’Aurelia o della Variante e va invece aggiunta ex novo sono quelli in territorio di Capalbio (a Orbetello si è provveduto con una lunga galleria alle spalle della città...). Ciò significa che solo in questo tratto si ferirà brutalmente e per sempre l’ambiente, il paesaggio, e si sarà pure costretti a travolgere una cinquantina di casali, a cancellare aziende, a espropriare terreni. Che non sono di proprietà di “vip”, ma di maremmani che hanno lavorato sodo per cinquant’anni. Almeno con loro vogliamo essere chiari, trasparenti, rispettosi?
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