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La mer, la fin...

domenica 10 maggio 2009

Salute. Traffici di principi attivi.

Farmaci irregolari dalla Cina, indagati i vertici Menarini L’accusa: importavano princìpi attivi coperti da brevetto.
L’azienda nega. Perquisita la sede dello stabilimento fiorentino


L’inchiesta porta un nome abba­stanza delicato — «Farmaco Scarlat­to » — ma la sostanza è ben diversa. O per lo meno è quello che spunta da un’indagine ben precisa. La magistra­tura fiorentina, diretta dal procurato­re capo Giuseppe Quattrocchi, sta in­fatti facendo luce su un presunto traf­fico internazionale di «principi atti­vi». Un giro di farmaci che, a detta dell’accusa, ruota attorno all’Italia, Honk Kong, la Svizzera e la Norvegia. A coordinare l’inchiesta è il sosti­tuto procuratore Luca Turco, che ha la fa­ma di magistrato duro e inflessibile. È stato lui che, ieri mattina, ha man­dato i carabinieri del Nas a perquisi­re diverse aziende farmaceutiche.

LE PERQUISIZIONI - A Firenze i militari hanno passato al se­taccio la Menarini, azienda leader del settore in Italia, secondo i rating diciannovesima in Europa (su 2.311 concorrenti) e trentaseiesima nel mondo (su 4.641 aziende). La procura fiorentina ha aperto un fascicolo in cui si ipotizza il reato di truffa. La vicenda ha per oggetto un presunto traffico internazionale di «principi attivi» protetti da brevetto. Secondo i primissimi risultati degli inquirenti, dietro ci sarebbe un mec­canismo ben preciso. Di fatto, alme­no secondo l’accusa, esiste una hol­ding capofila che ha sede a Lugano (Svizzera), che a sua volta si avvale per i suoi scopi di alcune società con­trollate da una terza società, diretta da due svizzeri. Un gioco a incastro, un puzzle che gli inquirenti hanno ri­costruito dopo diverso tempo. Sempre secondo l’accusa, la socie­tà luganese gestisce, per conto della Menarini, l’intero commercio delle materie prime attraverso una secon­da società, che per gli inquirenti rap­presenterebbe una sorta di «paraven­to ». Questi i dati che sono serviti a in­crociarsi con quelli di un contratto av­venuto alcuni anni fa proprio tra l’azienda farmaceutica fiorentina e un’altra società: quel contratto preve­de che venga concessa la licenza per due «princìpi attivi» ben precisi. Ov­vero la pravastatina e il fosinopril. Quel contratto, almeno secondo gli inquirenti, prevede che l’approvi­gionamento dei princìpi attivi avven­ga esclusivamente da una casa farma­ceutica. Ma è qua che il percorso de­via, sempre secondo quanto ipotizza­to dagli inquirenti: l’approvigioba­mento sarebbe avvenuto tramite un’altra società che ha sede in Nuova Zelanda. Con prodotti che arrivano direttamente da Honk Kong. La complessità dello schema delle varie società rappresenta molto bene un intreccio che deve essere ancora approfondito. Ed è per questo moti­vo che ieri mattina, oltre a perquisire la sede centrale della Menarini, i cara­binieri del Nas hanno perquisito an­che le abitazioni private di una deci­na di persone.

GLI INDAGATI - Sul registro degli inda­gati sono così finiti i vertici della casa farmaceutica del capoluogo toscano: il presidente del gruppo, il cavaliere del lavoro Alberto Aleotti, e gli assi­stenti del presidente, Lucia Aleotti e Alberto Giovanni Aleotti. Si tratta, ov­viamente, di un atto dovuto. L’azienda replica: «Respingiamo nella maniera più decisa e categori­ca qualsiasi illazione in merito a una presunta importazione illegale di un principio attivo dalla Cina e alla violazione di qualunque diritto di brevetto». Al momento gli inquirenti fanno un’ipotesi ben precisa: grazie a que­sto presunto meccanismo, la fattura­zione dei prodotti importati sarebbe risultata superiore a quella reale. Ec­co perché accanto ai carabinieri del Nas ci sono anche i funzionari delle Agenzie delle Entrate, che stanno fa­cendo accertamenti per conto della magistratura. È chiaro che l’indagi­ne è appena all’inizio. E che tutto il materiale sequestrato sarà passato al setaccio del Nas. Non fosse altro per l’importanza dell’azienda che na­sce oltre un secolo fa (esattamente nel 1886) in un piccolo laboratorio della Farmacia Internazionale di Na­poli e si trasferisce a Firenze nel 1915, dove tuttora ha la sua sede cen­trale. Una storia importante come i dati stessi dell’azienda che, non più tardi di tre anni fa, dava lavoro a ol­tre diecimila dipendenti sparsi in tut­ta Italia. Produce 450 milioni di con­fezioni di medicinali all’anno nei due stabilimenti di Firenze, nel nuo­vo stabilimento di L’Aquila, e in quelli di Pisa, Lomagna , Barcellona, Istanbul e Berlino. Nel gennaio 2006 Menarini ha acquisito l’impianto far­maceutico AWD Pharma di Dresda che le ha permesso ti potenziare la propria presenza sui mercati dell’Eu­ropa centrale e orientale.

Simone Innocenti
08 maggio 2009
Corriere.it

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