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La mer, la fin...

giovedì 7 maggio 2009

Economia. Lavorare meno, lavorare tutti?

Non lo dicono dei neomarxisti, nè le truppe avanzate del comunismo imperante, ma il summit di Praga dell'Unione Europea.
Forse, però, andava ipotizzato prima...

Kritias
per Municipio Verde

da la repubblica.it
La Ue: “Bisogna lavorare meno per salvare i posti di lavoro"


La riduzione dell’orario settimanale come strumento efficace per le imprese di ogni dimensione. Dal summit di Praga dedicato ai problemi del lavoro arriva il decalogo dell'Unione europea per rispondere alla crisi. Auspicata anche la riduzione del cuneo fiscale per chi ha un'attività economica. Nel 2010 i disoccupati in Europa rischiano di raggiungere i 26,5 milioni.

di FEDERICO PACE

Riduzione dell’orario di lavoro, attenuazione del cuneo fiscale e dei costi amministrativi per chi ha un’attività economica e ricorso al Fondo sociale europeo. Queste le linee dell’Unione europea indicate nel "decalogo" per salvare più posti di lavoro presentato oggi al Summit di Praga per rispondere alla crisi globale e minimizzare i suoi effetti sul mercato dell'occupazione.

Il minivertice. Erano presenti il presidente della Commissione europea José Manuel Barroso, il commissario degli affari sociali Spidla, i primi ministri di Svezia e Repubblica Ceca. Ci sarebbe dovuto essere anche Zapatero che però ha dato forfait in dirittura d’arrivo. Mancavano gli altri leader nazionali, ma le indicazioni restano valide. Lavorare di meno, per lavorare tutti, insomma. Il dietro-front di Bruxelles, dopo che l’Unione europea aveva fissato delle regole che estendevano i limiti dell’orario di lavoro fino a 60 ore settimanali, è una “cambiamento temporaneo” ma è un’opzione efficace per “la politica delle imprese di ogni dimensione”. Uno dei punti essenziali del pacchetto di misure anti-disoccupazione per il vertice dei leader europei di giugno.

Lo scenario cupo. D'altronde è necessario intervenire. L’European Restructuring Monitor ha comunicato che nel primo trimestre del 2009 i tagli annunciati dalle imprese coinvolgeranno altre 220 mila persone. Il triplo cioè dei 90 mila posti creati (o in procinto di essere creati) nello stesso intervallo di tempo. Ma non basta. La disoccupazione dell'Unione europea è cresciuta a marzo 2009 all'8,3 per cento e complessivamente i "senza lavoro" sono ora 20,1 milioni, ovvero 626 mila in più di quanti fossero a febbraio 2009. E le stime, per l'anno prossimo, prefigurano un tasso pari al 10,9 per cento con un totale di 26,5 milioni di disoccupati.

Agire ora. Barroso ha sottolineato come "agire ora può ridurre le perdite occupazionali e aiutare milioni di persone a trovare i posti di lavoro nuovi e migliori". Secondo la bozza presentata, è necessario "proteggere i più vulnerabili ed evitare che la momentanea perdita di lavoro si trasformi in disoccupazione di lungo termine". L'idea è che i lavoratori delle imprese in crisi trascorrano meno ore al lavoro e impieghino il tempo invece per seguire corsi di formazione finanziati dai fondi europei in modo da incrementare le loro probabilità di trovare un nuovo lavoro.

Riduzione costi e imprenditorialità giovanile. Al primo punto del decalogo si trova quindi la necessità di "aiutare il maggior numero possibile di persone a mantenere il proprio posto di lavoro, con aggiustamenti temporanei dell'orario di lavoro combinati ad azioni di riqualificazione finanziate pubblicamente". Tra le altre misure suggerite quella di "incoraggiare l'imprenditorialità diminuendo i costi extrasalariali della manodopera", migliorare l'efficenza delle agenzie nazionali di collocamento "grazie a attività più intense di consulenza". Il vertice indica anche la necessità di una maggiore integrazione dei mercati e l'urgenza di assistere i giovani e i disoccupati ad avviare nuove imprese.

Il commissario europeo Spidla ha sottolineato come, in questo contesto, la priorità siano proprio le persone: "Mantenerne il posto di lavoro o restituirlo il più rapidamente possibile". Per questo si devono "usare tutti gli strumenti a nostra disposizione per limitare l'impatto della crisi sull'economia reale e in particolare sulla gente e le sue condizioni di vita".

Coordinamento e misure nazionali. Al Summit si è discusso anche delle modalità di coordinamento a livello europeo delle azioni nazionali e dell'individuazione dei migliori strumenti e risorse a livello europeo. Compresa la possibilità di utilizzare il Fondo sociale e il Fondo per la globalizzazione. Il Summit era stato preceduto da un workshop che si era tenuto a Madrid il 15 aprile e altri ne seguiranno a Stoccolma e Praga come sono anche programmati incontri al Parlamento Europeo. Vedremo presto se le misure saranno all'altezza della crisi.

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