TANTI INTERESSI PRIVATI NON FANNO UNA CITTA'!

La mer, la fin...

venerdì 15 maggio 2009

Immigrazione. Spazio Pubblico.


Siamo esterrefatti. E molto preoccupati.


Stiamo assistendo ad un ulteriore 'salto di qualità' nella deriva xenofoba percorsa dalle politiche governative sull'immigrazione.
C'è troppa 'coerenza' in queste politiche: la continuità nelle strategie perseguite dal governo nell'anno dall'insediamento trova in queste settimane un 'coronamento' intollerabile per il modello di convivenza civile e sociale prefigurato.
E' inaccettabille che il respingimento automatico dei migranti stipati sui barconi sia sbandierato come uno 'straordinario successo'. E' grave che si vìolino le norme internazionali che vietano i respingimenti collettivi senza la verifica circa l'eventuale sussistenza dei requisiti per la domanda di asilo; è gravissimo che il governo italiano, mentre infrange i trattati internazionali ed utilizza strumentalmente le contraddizioni di un'Europa incapace di una politica comune sull'immigrazione, identifichi nella Libia il guardiano delle aspirazioni alla libertà ed al miglioramento delle condizioni di vita di centinaia di migliaia di persone. Chi può immaginare ciò che attende molti dei respinti, alcuni dei quali avrebbero sicuramente diritto a vedere verificata la loro domanda di protezione? Chi, oltre le numerose e documentate organizzazioni non governative ed oltre ai richiedenti asilo e rifugiati laggiù confinati, conosce le condizioni estreme cui sono sottoposti donne e uomini nei campi di detenzione libici?

L'approvazione del disegno di legge sulla sicurezza esaspera la strategia che il governo ha perseguito dall'inizio: imporre per via mediatica e con la massima forza l'inscindibilità del nesso tra migranti ed insicurezza, tra 'stranieri' e criminalità. Alcune misure di questo provvedimento sono vessatorie (come l'introduzione della tassa sul rilascio/rinnovo del permesso di soggiorno); altre avranno effetti gravi sia sul piano pratico che su quello delle relazioni sociali e civili. Le nuove norme, esattamente per il fatto di essere ispirate dalla demagogia, non avranno alcuna incidenza sulla capacità di governo di un fenomeno complesso come quello migratorio. Tuttavia, consolideranno l'ostilità nei confronti dei migranti, ostilità già diffusa ed alimentata dal governo in modo ossessivo in questi mesi. L'introduzione del reato di ingresso illegale (con il conseguente, implicito, invito alla 'delazione' da parte di tutti coloro che operano nel sistema dei servizi pubblici), il prolungamento dei termini per la detenzione nei centri di identificazione (fino a 180 giorni) e la legittimazione delle ronde hanno un solo, evidentissimo scopo: identificare nello 'straniero' il 'bersaglio' sul quale indirizzare le tensioni ed il malessere sociale di un Paese impoverito e stretto dalla crisi economica.
E' illusorio pensare che queste vicende non riguardino quanto accade o sta per accadere nella nostra città. Se la crisi economica è profonda a livello nazionale, a Prato lo è sicuramente di più. Esistono in quest'area tutte le condizioni perché le ricette di un governo che addita come aliena e pericolosa ogni espressione di soggettività 'fuori norma' producano una miscela di rancore sociale e xenofobia. I segnali che possono portare in questa direzione non mancano: l'ostilità anti-cinese, che finisce per identificare in quella componente della popolazione la fonte di ogni male e la causa primaria della crisi del distretto; le aggressioni razziste; l'estenuato dibattito sul degrado del centro storico, troppo spesso descritto come area invivibile a causa della presenza degli stranieri, con il corollario ridicolmente provinciale degli attacchi agli esercizi etnici. Questi fenomeni sono il frutto di dinamiche sociali e culturali che si radicano localmente, ma si consolidano e si sviluppano in misura significativa attraverso comportamenti e provvedimenti come quelli che qui si contestano senza se e senza ma.

Su questi temi vorremmo sentire dai candidati e dalle forze politiche che si propongono di guidare Prato nei prossimi anni una parola chiara. Cogliamo l'occasione per chiedere che nel corso della campagna elettorale si apra una discussione su come Prato può e deve disporsi nei confronti della sua componente migrante: per capire, in sintesi, se questa città è destinata a divenire un luogo sempre più chiuso e periferico o se può ancora aspirare a diventare, sia pure faticosamente, un laboratorio di nuovi equilibri sociali e culturali.

Per l'associazione SPAZIO PUBBLICO:

Laura Albano, Valentina Bottai, Fabio Bracci, Michela Buongiovanni, Riccardo Cammelli, Stefania Colzi, Roberto Ermanni, Simone Faggi, Valerio Fiaschi, Silvia Magni, Simone Mangani, Francesco Martini, Silvia Masciadri, Luisella Paoli, Lucia Petrà, Paolo Sambo, Ilaria Santi, Maurizio Silvetti, Andrea Valzania.

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