TANTI INTERESSI PRIVATI NON FANNO UNA CITTA'!

La mer, la fin...

venerdì 26 settembre 2008

Prato in declino?

Ci è veramente dispiaciuto non aver potuto assistere al dibattito organizzato dall'Ordine degli Architetti, e ci dispiace ancora di più dopo aver letto le cronache della serata!
Sarebbe in effetti stato interessante vedere Riccardo Fusi che parla di "città morta" - e magari obiettrgli che non è con le colate di cemento che si ravviva, al limite gli si construisce solo la tomba... - e il sindaco di Prato che vorrebbe gettare acqua sul fuoco dicendo che è l'intero sistema paese al collasso, e che anche Firenze non sta tanto meglio - alla faccia dell'ottimismo!
Bene... Questa è la "classe dirigente" della città!
MV

da La Nazione del 26/09/08
Immobilismo, Fusi all’attacco ‘E presto un sindaco cinese’
Acceso dibattito al confronto dell’Ordine degli architetti
«PRATO è un città morta, le istituzioni sono immobili: se continuiamo così il prossimo sindaco sarà davvero cinese»: critiche pesanti e dirette sia agli amministratori, ma anche agli stessi imprenditori quelle espresse mercoledì sera da Riccardo Fusi, presidente del gruppo immobiliare Baldassini-Tognozzi-Pontello all’incontro organizzato al San Niccolò dall’Ordine degli architetti di Prato. Ad ascoltare Fusi e Giovanni Santi del gruppo Beste e Claudio Orrea del gruppo Patrizia Pepe – Firenze, una vasta platea composta, oltre che dal sindaco Romagnoli e dal presidente della Provincia Logli, anche da molti rappresentanti delle categorie economiche del distretto. Dopo che il saluto del presidente dell’Ordine degli architetti Luigi Scrima, il clima è stato ’riscaldato’ subito da Fusi: «Prato mi ha deluso è una città morta, nel mio settore una burocrazia infernale blocca tutto. Gli amministratori devono smetterla di vederci come degli speculatori, bensì cominciare a pensare di collaborare con noi in un’ottica diversa – ha detto l’imprenditore pratese – mentre gli altri si stanno muovendo, Prato non ha voglia di crescere. Lo stadio perché si deve fare a Firenze e a Prato no?» (e su questo tema Fusi ha detto di essere disponibile ad esaminare possibilità a Prato). E ancora: «Perché a Prato è tutto fermo, quando anche a Firenze le operazioni più importanti sono compiute da pratesi? Prato non ha niente da invidiare a nessuno. Non possiamo continuare soltanto a restringere le carreggiate e a far rotonde sennò ci trasformeremo davvero solo in un dormitorio». Poi Fusi ha voluto dire al sua anche sulla questione cinese: «Gli stiamo permettendo di metterci in un angolo. Se continuiamo così il prossimo sindaco sarà davvero cinese. La colpa è anche di quelli che spezzettano le fabbriche e gliele danno in affitto. Ben vengano i cinesi ma devono rispettare le regole». Infine Fusi ha lanciato anche qualche idea: «Si deve cercare di attrarre grandi imprese di rilevanza nazionale, di portare avanti il progetto del polo ex Banci, di dotarsi di infrastrutture per un collegarsi all’aeroporto di Pisa e magari creare qualche nuova clinica specializzata». Più moderati ma critici anche Santi e Orrea. «A Prato ci sono 165 scuole ma non si riesce a formare dei dipendenti che sappiano parlare inglese e i costi di depurazione delle acque per esempio sono il 50% più elevati di quelli di Biella e il doppio di quelli di Como» ha detto Santi. «Prima di tutto dobbiamo aprirci di più all’esterno e smettere di chiuderci in inutili lamentele poi dobbiamo cominciar far rispettare di più le regole» ha sostenuto Orrea.
Filippo Federighi

«Prato in declino? Non mi sembra che a Firenze siano messi meglio di noi»
«A FIRENZE non mi pare che stiano messi meglio di noi» queste le prime parole di risposta del sindaco Marco Romagnoli alle critiche mosse dall’imprenditore Riccardo Fusi a chi governa la città. Il primo cittadino, dopo aver fatto notare come tutti e tre gli imprenditori pratesi in realtà hanno la sede delle loro aziende in altri comuni, ha evidenziato subito come le lamentele per un presunto immobilismo pratese siano ingiustificate e che il quadro generale in realtà sia molto più complesso. «Prato non è più lenta di altre città. E’ l’intero sistema paese che sta collassando. A Prato viviamo il paradosso di vederci come una città in declino, quando in realtà siamo ancora una delle aree più industrializzate d’Europa». Poi riferendosi all’appellativo di città morta lanciato da Fusi Romagnoli ha sottolineato che «questo tipo di visone non ci aiuta di certo. Anche le crisi finanziarie hanno dimostrato che non ci sono settori al riparo: adesso serve un’imprenditoria che creda ancora in se stessa».
A dar man forte al sindaco anche il presidente della Provincia Massimo Logli che ha esordito con ironia: «Non è che adesso all’improvviso ci siamo accorti di tutto il peggio, quando avevamo le gore di certo non eravamo più belli, ma tutto andava bene. Prato è nata per emulazione: ogni imprenditore voleva primeggiare e far meglio dell’altro. E’ così che si è sviluppato il distretto: non c’è mai stato quel grande spirito di unità che si evoca oggi. Certo è che per competere contro le aziende cinesi con 40mila dipendenti forse oggi occorre davvero una strategia unitaria perché non si può credere di lottare nella globalizzazione solo con la Guardia di Finanza». La parte delle istituzioni, ha infine concluso Logli «deve essere quella di favorire una maggiore velocità nel disbrigo delle pratiche, ma gli imprenditori da parte loro non devono fare l’errore di abituarsi a pratiche assistenzialistiche».
Filippo Federighi

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