TANTI INTERESSI PRIVATI NON FANNO UNA CITTA'!

La mer, la fin...

mercoledì 13 maggio 2009

Prato verso le amministrative. L'urbanistica di Paoletti. Programma di RC -4

Eccoci al cuore del programma di Paoletti. Quarta puntata del documento elettorale di RC
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URBANISTICA E ASSETTO DEL TERRITORIO

Le politiche del territorio sono l’intelaiatura della politica cittadina, sono il segno dei soggetti che si vogliono rappresentare, sono l’esempio della capacità o meno di trasparenza e di democrazia, sono la cartina di tornasole dei rapporti che l’Amministrazione Comunale ha con i soggetti forti del territorio.
Le politiche del territorio possono arricchire l’uno e impoverire l’altro, generare occasioni di lavoro o sopprimerle, promuovere la crescita culturale o arrendersi al consumismo, facilitare la socialità oppure no.
Le politiche del territorio invadono la vita delle future generazioni ed è per questo che dobbiamo porre alla questione un’attenzione fortissima. Cambia la popolazione,cambiano le abitudini cambia l’assetto produttivo della città e l’urbanistica deve saper recepire questi cambiamenti Inoltre l’urbanistica recepisce quelli che sono i cambiamenti dei bisogni e le necessità di una società in via di trasformazione. C’è chi ha detto giustamente che “l’urbanistica non è la scienza del costruire ma dell’abitare”.
Per questo dobbiamo ribadire quello che è un criterio politico discriminante rispetto alle altre forze politiche e cioè la partecipazione e il coinvolgimento di qualsiasi scelta da parte della cittadinanza e le associazioni di categoria, e costruire momenti di reale consultazione di massa di cittadini, il mondo dell’associazionismo nei passaggi fondamentali di un aggiornamento del Piano Strutturale, strumento indispensabile per governare il territorio. Siamo convinti che con la partecipazione attiva dei cittadini ai vari processi decisionali, sia possibile disegnare una città che ponga al primo posto la vivibilità, la cultura e la socialità. Non sarà un impegno facile ma dovrà essere nostro compito far sì che ogni qual volta sia previsto un intervento su una porzione di territorio, sia prevista la partecipazione attiva dei cittadini che vivono in quel determinato spazio territoriale.
Non ha senso sentir parlare di sviluppo sostenibile che di per sé richiama un uso attento della risorsa territorio che è per sua natura limitata e proporre poi alla città interventi che non hanno una ricaduta diretta in termini di benefici sociali.
Il PRC s’impegnerà nel Consiglio Comunale per mutare il segno da un’urbanistica contrattata ad un’urbanistica partecipata poiché siamo convinti che il territorio è un bene comune e che gli interessi sociali debbano prevalere su quelli privati.
Le politiche del territorio portano anche soldi ai Comuni, attraverso gli oneri di urbanizzazione, e in una fase di tagli, spesso il ricatto si fa sentire. Occorre spezzare questa correlazione che spinge le amministrazioni verso un modello “drogato” di espansione urbanistica, basato sulla monetizzazione del territorio e sulla speculazione.
Dobbiamo lavorare per ricercare la quadratura dei bilanci non più sull’espansione urbanistica, ma sull’utilizzo e sulla valorizzazione dell’esistente. Un’urbanistica che non divori territorio, ma che piuttosto metta a valore beni che sono stati frettolosamente abbandonati e dimessi. Fondamentale è il principio di perequazione urbanistica che preveda come ad un intervento sul territorio corrisponda una pari disponibilità di aree .
Ogni ragionamento ntorno al Piano Strutturale ed all’Assetto Urbanistico della città che non parta dalla constatazione degli effetti negativi e dei limiti delle scelte fin qui effettuate produrrà ulteriori danni. Una vera governance urbana e territoriale implica che si abbia consapevolezza di questo contesto e delle azioni necessarie per affrontarne la criticità.
Intendiamo quindi esprimere il nostro dissenso sull’operato della passata Amministrazione,che ha marcato sostanzialmente la mancanza di una visione organica del territorio,attivando soluzioni parziali e del tutto discutibili,favorendo un delirio immobiliare collegato quasi esclusivamente al profitto individuale basato sulla collocazione strategica degli edifici produttivi all’interno del tessuto urbano.Il tutto ha riproposto in termini contemporanei,il concetto di rendita basato sul latifondo,dove oggi il latifondo corrisponde all’area,quasi sempre di dimensioni notevoli,occupata dalla fabbrica.In questo modo si è favorito la parte peggiore dell’imprenditoria pratese,e così il Distretto si è ripiegato su orizzonti sempre più limitati,sulla gestione dei patrimoni e relative rendite e non più sulla creazione di nuovi progetti imprenditoriali:
Il risultato è stato quello di una crescita disordinata e di basso profilo e d una cementificazione indiscriminata di cui la Multisala è un prodotto emblematico e che avrà un effetto devastante sul tessuto storico della nostra città ( Centro e Frazioni)ma altri esempi si possono citare,come la colata di cemento su Gonfianti,la situazione delle cascine di Tavola,e le migliaia di metricubi approvati anche nell’ultima seduta del consiglio Comunale,a variante di quanto previsto dal Piano Secchi,ed al di fuori di qualsiasi valutazione di merito rispetto all’inserimento all’interno del tessuto urbano ed all’obbiettivo di riqualificare la città e recuperare adeguati livelli di spazi pubblici.Tutto ciò in assenza di qualsiasi studio o proposta rivolta alle parti più abbandonate della nostra realtà come il centro storico,le periferie e le Frazioni.
Le stesse considerazioni si possono riferire egli strumenti urbanistici attivati dalla passata Amministrazione,profondamente segnati da una eccessiva parzialità e dalla mancanza di riferimento con un quadro d’insieme organico e dalla mancanza di qualsiasi accenno agli elementi critici intervenuti in questi anni:la crisi del distretto,l’immigrazione lo smarrimento dello spazio pubblico
E’ certo il risultato del fallimento del Piano Strategico, che non ha saputo fornire alcuna prospettiva né individuare soluzioni per il futuro di Prato,anche perché condotto in modo autoreferenziato,e secondo l’ormai consunta ritualità della concertazione .
Riteniamo quindi,che come premessa,si debba operare una pausa di riflessione,in merito agli strumenti urbanistici attivati dalla Giunta Romagnoli ( Variante sulla Declassata,Regolamento Urbanistico,ecc) proprio al fine di definire le linee strategiche per il futuro di Prato,recuperando una visione unitaria,di grande respiro e di grande coinvolgimento,della popolazione e dei saperi della città.,collegato alle reali problematiche attuali.,non subordinata agli interessi di pochi.
Questi sono quindi gli obbiettivi ed il percorso per un nuovo disegno di trasformazione urbana:

Elaborazione di un unico Piano strutturale che riconsideri anche la variante per la declassata ed il Regolamento Urbanistico. Privilegiare il recupero e la valorizzazione dell’esistente rispetto alla logica dell’espansione. Valutare la compatibilità della crescita con il “limite” oggettivo del Territorio che deve essere considerato come bene non riproducibile. Il rapporto fra territorio “naturale” e Città Costruita. Parco della Piana. Progetti specifici per il Centro Storico e le Frazioni. Codice dei beni storici ed ambientali e Parco Archeologico di Gonfienti Politiche per la casa e per la Residenza sociale Recupero dello “ Spazio Pubblico” come elemento generatore di qualità sociale. Progetto per un polo multifunzionale pubblico nell’area Ex-Banci che si ponga come obbiettivo anche il recupero dell’architettura esistente. Iniziative di coordinamento per i progetti che interessano l’Area Metropolitana.


Prato sia per colpa della crisi economica generale sia per una flessione del tessile, si sta incamminando verso un processo di deindustrializzazione. Reputiamo che un censimento delle aree dismesse sia doveroso altrimenti rischiamo di vedere approvate operazioni che possono cancellare il volto di una città ridisegnandone la geografia urbanistica e sociale. Non solo ma esaminando a Prato la disposizione degli impianti e le varie aree nella città si può osservare come la parte a Sud della Declassata ha pagato più di ogni altra zona di Prato i guasti connessi a una crescita rapida della città stessa in termini di viabilità,qualità della vita e servizi. Ora è giunto il momento che l’urbanistica riequilibri la qualità della vita di una parte della città ingiustamente discriminata tanto più che qui si concentra la maggioranza della produzione del distretto tessile.
L’obiettivo di un ritorno ad un uso esclusivamente pubblico del Parco dell’Ippodromo è praticabile anche alla luce del fallimento a cui ha portato una gestione affidata a privati come le recenti vicende e un riscontro quotidiano dimostrano.
Rispetto ai nodi urbanistici che sono in discussione bisogna, più che dare soluzioni, stabilire dei criteri e cercando in tempi di gravi ristrettezze economiche, come detto in premessa,di valutare il tornaconto tra energie profuse in un progetto e miglioramento dei servizi. Esemplare a questo proposito la proposta dell’Ospedale nuovo di Prato. Dopo aver precisato che non siamo contrari in linea di principio alla costruzione di un ospedale invitiamo a una riflessione:
L’ospedale attuale è già ristrutturato e alcuni reparti sono stati rifatti completamente sia dal punto di vista strutturale che organizzativo.
La parte Amministrativa è stata completamente ristrutturata e la previsione di organizzare le attività sanitarie per Aree funzionali,per Dipartimenti e per livelli di Assistenza Differenziata è già stata iniziata nel vecchio Ospedale
Si pone conseguentemente un interrogativo: per quale motivo avviene un trasferimento di una struttura a fronte di una spesa enorme, con la riduzione degli standards dei mq quadri per degente?. Un’ amministrazione che si insedia non ha necessariamente il compito di portare a termine dei progetti di quelle precedenti se nel frattempo sono mutate le condizioni in cui inizialmente sono stati concepiti. Se questa operazione prevede una qualsiasi speculazione edilizia sugli immobili del vecchio ospedale dichiariamo la nostra più ferma opposizione
Gli interventi sulla Declassata e la riqualificazione della zona del Soccorso che ci trova favorevoli,impongono una riflessione seria rispetto a quanto già detto. Che il piano attuale individui la connotazione di asse dei servizi è fuori dubbio così pure che al momento molti servizi esistono. Un ulteriore carico urbanistico in una striscia di territorio diventa problematico tanto più che nell’ambito di iniziative infrastrutturali e supporti logistici
La contiguità alla Declassata di aree comunali deve essere salvaguardata al fine di garantire processi di perequazione urbanistica con finalità sociali di una risorsa sempre più scarsa.
L’altra questione che riguarda la riqualificazione del Macrolotto Zero appare molto complessa sia per la parcellizzazione dell’assetto proprietario sia per l’attuale configurazione strutturale. Qui appare chiaro come l’urbanistica assuma una dimensione sociale e qualsiasi intervento non può prescindere da un piano complessivo che autorizza anche interventi parziali e non viceversa.
Valga anche qui il principio di un’urbanistica partecipata unitamente a passaggi concorsuali e di progetti internazionale promossi da una S.T.U.(società di trasformazione urbana) che sia a maggioranza pubblica.

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