TANTI INTERESSI PRIVATI NON FANNO UNA CITTA'!

La mer, la fin...

lunedì 1 settembre 2008

Archeoambiente. Degrado a Gonfienti

Non entrando nel merito della prostituzione, il degrado descritto da Barni nell'articolo pubblicato sul Tirreno non è certo cosa degli ultimi tempi: le denunce, pubbliche, di comitati ed associazioni non si contano più, ma sono state costantemente ignorate dagli amministratori, troppo "presi" dal "futuro" della struttura dell'Interporto per potersi dedicare alla tutela di quest'area...
MV

da Il Tirreno del 30/08/08
Sesso con minori tra gli scavi etruschi

Degrado e abbandono nell’area posta sotto tutela dalla Soprintendenza

Un “mediatore” controlla il territorio e organizza incontri tra giovani extracomunitari e anziani Sporcizia e vandalismi, nessun controllo

PRATO. Sepolti dalle erbacce e dal fango, danno l’impressione d’essere abbandonati a se stessi. A Gonfienti, zona etrusca, è degrado. Di quello vero. Le recinzioni e le strutture degli scavi e dei saggi archeologici arrugginiscono sotto il sole o si strappano, complici il vento e qualche atto vandalico. C’è chi si diverte a spezzare i cartelli, per esempio. Fra l’erba alta, spuntano qua e là giacigli improvvisati dove si consumano frettolose performance sessuali, a pagamento e tutte al maschile.
Prostituzione giovanile. Riviste porno con ritratti di bambine, legali e inequivocabili al tempo stesso, accompagnano le avventure di chi, avanti negli anni, cerca la compagnia di ragazzi più giovani. Magari poco più (o meno) che maggiorenni. Difficile stabilire l’età esatta. C’è chi potrebbe avere 20 anni e chi qualcuno in più. Si fa in fretta a crescere, quando si viene da lontano e in certe condizioni. Tutto fra l’erba alta che, ieri, è in buona parte andata in fumo. Forse non per caso.
Oltrepassata villa Niccolini, sui motorini e in auto, i passaggi e gli appostamenti sono frequenti, a ogni ora del giorno. Qualcuno, a piedi, spunta dai campi o dalla stradina sterrata che, fino a qualche mese fa, era chiusa. Adesso, il cemento posto a guardia della via, è un cumulo di macerie, schiacciato dalle ruote delle macchine. Un uomo sulla quarantina, o poco più, percorre in continuazione, su e giù, la strada che porta all’ingresso dell’interporto. Dicono, in zona, che sia il procacciatore d’affari. Quello che pattuisce il prezzo e presenta i prostituti ai clienti. Sul terreno, con le riviste di manga in versione hard giovanile, restano preservativi, cartacce e fazzolettini. Sembra chiaro che, risolta con la recinzione la situazione degli Alcali, ci sia stato un trasferimento in massa. Dal laghetto dietro la ferrovia, al perimetro della zona archeologica. Si dice anche, ma questo è da appurare, che alcove improvvisate siano state “allestite”, alzando la recinzione, anche sotto le tettoie messe su tempo addietro dagli archeologi.
Non ci fosse da piangere, apparirebbe beffardo l’involucro d’un profilattico attaccato su un cartello di “divieto d’accesso” posto davanti a una zona di scavo.
Discarica a cielo aperto. Ai bordi della strada che dovrebbe delineare il perimetro d’un pur auspicabile parco archeologico, giacciono immondizia, vecchi penumatici, frammenti d’amianto, suppellettili fracassate. Verrebbe da dire che è il meno. Di certo, è un assedio bello e buono a quella che dovrebbe essere una zona pregiata, pur in compagnia dell’interporto, della città.
Non va meglio più a nord, d’altra parte, nella zona della villa romana.
Addio città etrusca? Un’estate d’abbandono e ieri le fiamme. Che fine farà la città etrusca è un rebus. L’assessore alla cultura Andrea Mazzoni garantisce di avere «il sentore che la Soprintendenza archeologica voglia ancora impegnarsi», che ci tenga parecchio. L’intera zona appare però abbandonata da almeno due mesi. Senza contare il degrado sociale e le frequentazioni che, di fatto, ergono un’ulteriore barriera a chi volesse accompagnare un figlio sulla vicina pista ciclabile o a vedere dove erano (e forse saranno) gli Etruschi.
Languono anche i lavori per l’antiquarium, che dovrebbe nascere in una porzione di villa Niccolini. In Comune contano di riprenderli e ultimarli entro maggio. Per ora, di fatto, non si sa che fine faranno i reperti, alcuni importantissimi, trovati a Gonfienti. Si teme lo “spezzatino”, per altro auspicato da alcuni rappresentanti delle istituzioni, con qualche pezzo ad Artimino, qualcun altro a villa Niccolini e altri ancora chissà dove. Il guaio maggiore è che la situazione appare tuttaltro che in evoluzione. Si muovesse in un senso o nell’altro, si saprebbe qualcosa in più.
Qualcosa è sparito. Nell’autunno 2006, intanto, il Notiziario della Soprintendenza ha dato notizia della concessione del permesso di costruire sopra un’ampia area strutturata dell’età del Bronzo. In pratica, «i terreni dove sono state identificate stratigrafie dell’età del bronzo sono stati invece integralmente scavati, come si fa per i contesti pre e protostorici e come è stato sistematicamente fatto in occasione dell’urbanizzazione della piana di Sesto Fiorentino negli ultimi venticinque anni». Via i reperti mobili, di conseguenza, e largo al cemento di piazzali, magazzini e binari ferroviari. Dall’età del Bronzo agli Etruschi, a poco sono servite manifestazioni, prese di posizione, interpellanze e interrogazioni in Comune e Regione.
Certo è che sotterrare qualcosa significa spesso e volentieri tutelarlo. Come dal fuoco di ieri, per esempio. Costruirci sopra, però, è un’altra faccenda e c’è chi si domanda quanto meglio sarebbe stato avere realizzato un parco archeologico comprendente un bel po’ d’età (e testimonianze di civiltà) differenti.
Fabio Barni

Nessun commento: