Prato. "Chi ha visto parli!" ha tuonato il Sindaco inorridito dagli sfregi vandalici sulla facciata della chiesa di S.Maria delle Carceri.
Noi non c'eravamo e non abbiamo visto chi è stato ma abbiamo visto tante altre cose in questo anno di osservatorio politico e un'anticipazione l'ha fatta Lanfranco Nosi, commentando questa mattina l'articolo di cronaca.
Quello che abbiamo visto noi, grazie anche a coloro che per amore e competenza hanno saputo indicarci dove guardare, lo abbiamo scritto in questo editoriale.
Ringraziamo Giuseppe Centauro che ci ricorda sempre di "guardare la luna e non il dito."
Gonfienti come Ustica
Per avere chiaro quanto sta succedendo intorno ai beni culturali ed ambientali della città occorrerebbe predisporre, alla luce delle esternazioni sindacali sugli sfregi vandalici alla basilica di S.M. delle Carceri, un libro bianco che raccolga ed ordini tutte le inadempienze pubbliche degli ultimi anni, dal 2005 in poi basterebbero. Beni culturali ed ambientali che si sbriciolano, non solo metaforicamente coi monumenti lasciati in abbandono: in città, mura e bastioni che cadono a pezzi, anche quelli che sono stati oggetto di finanziamenti pubblici recenti (es. il Bastione delle Forche, il Bastione dei Giudei al Serraglio); opere pubbliche in degrado (es. grida vendetta il colpevole lasciar fare in piazza Sant’Agostino, prima e dopo i raid dei vandali); ed ancora, la dissoluzione totale della Villa Le Sacca, ecc. ecc.
Inoltre assistiamo allo strano caso montato sulla villa-fattoria laurenziana alle Cascine Medicee di Tavola, che maschera oggi colpevoli errori di ieri; ma ancor più eloquente risulta il rigetto sistematico degli appelli dei cittadini che reclamano i diritti dell’ambiente, la tutela delle nostre risorse primarie.
Si assiste poi alla catastrofica gestione del patrimonio pubblico monumentale e di quello storico-artistico che invece di essere valorizzato, risulta essere nei fatti il fanalino di coda dell’interesse, la lista degli omissis è interminabile e nella migliore delle ipotesi, siamo in attesa di indispensabili opere di manutenzione.
Emblematica in questo senso è poi l’annosa vicenda dei lavori, sospesi o massimamente condotti a rilento, al consolidamento del Palazzo Pretorio e al riallestimento del Museo Civico, da tempo “desaparecido”, un’ istituzione questa che ormai è sconosciuta alle giovani generazioni, della quale evidentemente si pensa si possa fare a meno.
Tuttavia la lista potrebbe essere davvero lunghissima ed impietosa anche in tempi di crisi economica, dentro ci sarebbe da mettere l’indecorosa situazione di totale caos nella quale è piombato il centro storico, e con esso l’uso stesso delle piazze e dei luoghi pubblici.
Come se non fosse sufficiente la neonata archeologia cittadina è stata sepolta nella più cupa indifferenza fino ad arrivare a perdere le tracce dei reperti etruschi, annunciati come eccellenze e finiti nel dimenticatoio.
Colpevole è aver lasciato in abbandono i tumuli etruschi in Calvana, scoperti nel 2005 e subito cestinati, eppure per queste emergenze incustodite, nonostante un vincolo di tutela faticosamente conquistato, nessuno nelle “stanze” si è indignato più di tanto.
Peggio ancora sta andando per i celebratissimi (a parole) siti archeologici di Gonfienti che ormai sono divenuti sintomatici dello sprezzante atteggiamento di disinteresse delle autorità, lo dimostra il pauroso silenzio che è puntualmente seguito agli appelli e alle denuncie di associazioni e comitati cittadini, persino nei confronti di interpellanze parlamentari (di minoranza naturalmente) alle quali semmai ha dato risposta elusiva e minacciosa il soggetto che oggi appare quello maggiormente responsabile del danno procurato.
Tutti questi enunciati sono chiari esempi di colpevole ed omertosa assenza delle istituzioni, una perfetta rete di protezione che si erge come un muro di gomma intorno a questi misfatti che, mutuando un caso nazionale sembrano evocare una sorta di “Ustica 2”, con buona pace dei diritti costituzionali, dei diritti sovrani della cultura e delle opere d’arte di questo paese.
E poi in questo speciale “brodo di coltura” ci meravigliamo dell’incultura dei giovani che imbrattano i monumenti per noia, o solo seguendo quell’esibizionismo imparato dagli amati paparini.
MUNICIPIO VERDE
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