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La mer, la fin...

martedì 16 settembre 2008

Migranti. I necessari indesiderabili.

Da il Manifesto del 13.09.'08


Europa
Sempre più vulnerabili nella «fortezza Europa»
A Madrid si conclude il Forum sociale mondiale delle migrazioni Tre giorni di incontri e dibattito, oltre 2000 persone da 90 paesi. Ma è l'Europa al centro del Forum: per la sua criticata direttiva sui rimpatri, e perché fa dei migranti il capro espiatorio della crisi. «Ci considerano indesiderabili ma necessari. Ci vogliono, ma privati di diritti».
Matteo Dean


MADRID
Con lo slogan «Le nostre voci, i nostri diritti, per un mondo senza muri» si è conclusa ieri a Rivas Vaciamadrid, alle porte della capitale spagnola, la terza edizione del Foro Sociale Mondiale delle Migrazioni. Tre giorni di seminari e incontri a cui hanno partecipato oltre 2000 persone provenienti da 90 paesi - ma una ovvia prevalenza delle numerose ong spagnole che si occupano di immigrazione, oltre che di studiosi e attivisti.


Dopo le prime edizioni, tenute a Porto Alegre nel 2005 e l'anno dopo proprio a Rivas in Spagna, quest'anno il forum ha avuto il patrocinio - a volte scomodo - del Ministero del lavoro e dell'immigrazione del governo Zapatero. Tra i principali promotori del Forum quest'anno si è inserita la Cear, Commissione spagnola di aiuto ai rifugiati che da anni è impegnata a offrire sostegno legale ai migranti che desiderano richiedere asilo o lo status di rifugiato. Il presidente dell'organizzazione, Ignacio Diaz Aguilar, ha spiegato nel discorso inaugurale che nonostante le visioni a volte contraddittorie tra coloro che lavorano nel tema migratorio, vi è una realtà che nessuno nega: i migranti, legali o illegali che siano, sono sempre più vulnerabili. E' per questo dunque che il Forum di questi tre giorni assume importanza, perché è necessario trovare i meccanismi per difendere i migranti e i loro diritti di fronte alle nuove problematiche. Prima fra tutte, spiegano gli attivisti di Cear, la cosiddetta direttiva della vergogna approvata di recente dall'Unione Europea e criticata ormai da mezzo mondo. La direttiva europea è stata al centro delle critiche sollevate in tutti gli spazi di dibattito del Forum. E non poteva non essere così. Luiz Baseggio, sacerdote brasiliano vicino alla teologia della liberazione, si è detto sorpreso della mancanza di memoria degli europei e ha definito la misura legale europea come un fatto francamente razzista: «I migranti non possono essere il capro espiatorio della crisi, perché questo è tipico di una mentalità razzista. Ci considerano indesiderabili però necessari e preferiscono mantenerci il più vulnerabili possibile. Ci vogliono, però privati dei nostri diritti». Sulla stessa linea anche Diego Lorente, ex membro di SOS Razzismo Madrid e oggi direttore della ong Sin Fronteras in Messico: «La direttiva del ritorno, così come i decreti emergenziali come quello italiano, sono specchietti per le allodole. È evidentemente grave ciò che prevedono queste nuove leggi, ma in realtà sono praticamente inapplicabili. Servono soprattutto per intimidire i migranti e renderli ancor più vulnerabili». Il «Relatore speciale per i diritti dei migranti dell'Onu, il messicano Jorge Bustamante, è giunto al Forum per portare la propria testimonianza su quanto osservato nel mondo. Con una traiettoria di studi del fenomeno migratorio all'Università di Harward, il ricercatore messicano ha denunciato la creazione di sempre più muri nel mondo: oltre al famigerato muro tra Messico e Usa e al vergognoso muro che divide Israele e Palestina, Bustamante ha stigmatizzato i muri a Ceuta e Melilla e quello in costruzione tra India e Bangladesh. Una situazione orribile, ha affermato, che nega l'elementare diritto alla libera circolazione delle persone. Presenti anche due figure centrali dell'ampio dibattito attorno alle cause e alle conseguenze del fenomeno migratorio.

Crisi ecologica e «migranti ambientali»
Demetrio Valentini, il vescovo brasiliano che ha fondato l'organizzazione Grito de los Excluidos («Grido degli esclusi»), ha introdotto il tema che è stato l'asse centrale della disdetenzionecussione del Forum: l'ecologia o, meglio detto, gli effetti del deterioramento ambientale sui gruppi umani. Ha spiegato Valentini che «la crisi ecologica è l'avvertimento più chiaro, capace di sensibilizzare la coscienza umana». È strategico, ha continuato il prete brasiliano, «per tutti coloro che difendono la causa migrante, legarla alla crisi ecologica. Dobbiamo servirci di questa coscienza crescente nel mondo per evidenziare sino a che punto le dinamiche migratorie sono il frutto degli errori dello stesso modello economico che ha creato la crisi ecologica». Ha infine aggiunto: «Oggi la nostra civiltà quella umana, nessun'altra - è carente di grandi utopie. Ciò impedisce soluzioni aperte e creative che facciano avanzare la coscienza etica dell'umanità e risveglino nuove possibilità del rapporto con la natura e di convivenza solidale tra i popoli». La relazione tra crisi ambientale e flussi migratori è stata poi ampiamente ripresa dal sociologo belga, e fondatore del Centro Tricontinentale (Cetri), François Houtart, che parla ormai di «migranti ambientali» o climatici e spiega che, secondo statistiche Onu, per il 2050 dovremo aspettarci quasi 200 milioni di persone migranti a causa di fenomeni legati alla crisi ambientale. E si badi bene, spiega Houtart, non si tratta solo dei grandi disastri ambientali, ma anche dell'occupazione di grandi distese di terra per la produzione di agrocombustibili. Questo fenomeno impazzito di produzione dei nuovi combustibili, continua, non solo mette in pericolo l'equilibrio ecologico, ma sta obbligando milioni di persone a muoversi nel territorio. L'altro tema che ha percorso il Forum sono i Cie, o Centri di internamento ed espulsione quelli che in Italia chiamavamo Cpt. Qui è stato presentato uno studio realizzato dalla rete Migreurop, che disegna la mappa dei centri di detenzione per migranti in Europa.

I segreti delle detenzione migrante
Una mappa incompleta, spiega Sara Prestaianni, responsabile del progetto di ricerca, perché non è facile aver accesso alle informazioni, proprio come è difficilissimo avere accesso alle stesse strutture. Lo studio ha confermato il vasto panorama di violazione ai diritti umani all'interno di queste strutture e la completa mancanza di informazioni e di contatti con l'esterno per i cittadini migranti detenuti. Assoluta mancanza di contatto anche con le numerose associazioni che si occupano di difendere i diritti dei migranti. L'attivista ha denunciato quindi l'assoluta mancanza di trasparenza per quel che riguarda il numero ma soprattutto la gestione di questi luoghi di non diritto. Per fortuna, si è detto, la situazione non è come negli USA dove l'informazione è ancora più scarsa e molti di questi centri sono addirittura gestiti da enti privati, ma questo non vuol dire che nella UE si stia meglio. Per questo, Mireurop ha lanciato una campagna europea che ha come obiettivo finale quello di chiudere i Cie, pur arrivandoci per tappe: una prima tappa che vuole vincere il muro del silenzio, e quindi poter avere accesso a queste strutture e far sapere alla società quel che lì accade. Allo stesso tempo, ovviamente, aiutare coloro che vi sono internati, offrendo loro l'assistenza di cui hanno bisogno. Non è chiaro però come combattere l'obbrobrio della detenzione amministrativa, rafforzata dalla direttiva di ritorno dell'Unione Europea. Sarà comunque importante, si è detto, osservare quel che succede oltre le frontiere europee, nei cosiddetti paesi di transito, ovvero quei paesi periferici dell'Unione che ormai costituiscono la nuova frontiera per i migranti, nel quadro dell'esternalizzazione dei controlli.

FORUM SOCIALE EUROPEO Il programma finale comprende 250 seminari e assemblee, oltre 400 attività culturali (film, pièces teatrali, concerti), un party finale. oltre a incontri informali e lavoro politico «in rete». Questo in breve ciò che avverrà a Malmö, la città svedese «dirimpettaia» di Copenhagen, che dal 17 al 21 settembre ospita il Forum sociale europeo («Un'altra Europa comincia qui» è lo slogan). Il programma (vedi www. esf2008.org/program) è organizzato lungo dieci temi, tra cui: inclusione sociale e diritti; sovranità alimentare e giustizia ecologica; diritti e politiche «securitarie»; lavoro e precariato; diritti e inclusione dei migranti; pace e solidarietà contro la guerra e il militarismo.

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